Netanyahu ha avvertito l’Iran sventolando un pezzo del drone abbattuto
«Signor Zarif, lo riconosce? Dovrebbe: è suo», ha detto a Monaco di Baviera
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato oggi alla Conferenza di Monaco di Baviera sulla Sicurezza, uno dei più importanti meeting internazionali sui temi della sicurezza mondiale, attaccando duramente l’Iran, paese che Israele considera una diretta minaccia. Netanyahu ha esibito un detrito che ha detto appartenere al drone iraniano abbattuto da Israele nel proprio spazio aereo il 10 febbraio, dicendo:
Questo è un pezzo di quel drone iraniano, o di quello che ne rimane dopo che l’abbiamo abbattuto. L’ho portato qui perché possiate vederlo voi stessi. Signor Zarif [Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano], lo riconosce? Dovrebbe: è suo. Può portare ai despoti dell’Iran un messaggio: non mettete alla prova la risolutezza di Israele.
Netanyahu ha continuato dicendo che «se necessario» Israele agirà «non solo contro gli alleati dell’Iran, ma contro l’Iran stesso».
L’episodio del drone è successo sabato scorso: secondo Israele, era partito da una base militare siriana vicino a Palmira, nel sud della Siria, e la sua incursione in Israele è stata una «violazione della sovranità». Per ritorsione, Israele aveva attaccato la base militare siriana da cui era partito il drone. Uno degli F-16 israeliani impiegati nell’attacco però era stato abbattuto da un missile siriano mentre stava tornando alla base, quando era già rientrato nello spazio aereo israeliano. Erano decenni che un aereo militare israeliano non veniva abbattuto dal fuoco nemico, per giunta dentro Israele.
Israele aveva risposto nuovamente compiendo attacchi aerei contro otto obiettivi militari siriani e quattro iraniani, tutti in Siria. Nel giro di qualche ora la situazione si era poi calmata: Haaretz aveva spiegato che Israele stava valutando di proseguire l’attacco, ma poi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva ricevuto una telefonata del presidente russo Vladimir Putin, che l’avrebbe convinto a lasciare perdere e non aggravare la situazione. Secondo molti osservatori, gli incidenti di quel giorno hanno portato Israele e Iran a un passo da una guerra, e sono stati «una delle più pericolose escalation nella lunga e brutale guerra siriana», come ha scritto Amos Harel su Haaretz.
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