“La forma dell’acqua” è un film per quelli a cui piacciono i film
È candidato a 13 Oscar ed è un thriller, una storia d'amore, una favola, un film con un mostro e un omaggio al cinema classico
La forma dell’acqua è nei cinema dal 14 febbraio: ci recitano Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins e Octavia Spencer; il regista è il messicano Guillermo del Toro. Il film ha ricevuto 13 nomination agli Oscar (solo Titanic, La La Land ed Eva contro Eva hanno fatto meglio) ed è considerato il favorito per l’Oscar più importante, quello al Miglior film.
Come ha detto del Toro, la trama è «assurda e assurdamente semplice»: negli anni Sessanta, durante la Guerra fredda, una strana creatura anfibia, una specie di uomo-pesce, viene portata in un segretissimo laboratorio governativo guidato dal cattivo di turno, interpretato da Shannon. Hawkins interpreta un’inserviente muta di quel laboratorio che si innamora dell’uomo-pesce. Del Toro ha detto di averle raccontato la trama del film nel 2014, ai Golden Globe, dopo che aveva bevuto: e che è stato difficile visto che La forma dell’acqua «è quel tipo di film che, a raccontarlo, ti fa sembrare ubriaco anche se non lo sei».
Come dimostrano le 13 nomination e le tante ottime recensioni, La forma dell’acqua è uno di quei film che sono piaciuti molto a chi scrive o si occupa di cinema. Ma ha anche una storia semplice, avvincente e d’amore. Si può apprezzare anche senza coglierne molte cose; ma cogliendole, e capendo che è uno di quei film in cui niente è lì per caso, lo si apprezza di più.
Christopher Orr ha scritto sull’Atlantic che La forma dell’acqua è tante cose insieme e che «è difficile immaginare un altro regista in grado di fare una cosa simile». Alejandro González Iñárritu, un regista che di Oscar ne ha vinti diversi, ha detto che è anche difficile immaginare qualcuno in grado di pensarlo, un film come La forma dell’acqua. Orr ha scritto che è «un film con un mostro, una favola romantica, un’ode al cinema classico, una parabola sulla tolleranza e un thriller di spionaggio». A.O. Scott del New York Times ha scritto che «è fatto di colori vividi e di scure ombre» e che è «luminoso come un musical e torbido come un film noir». Michael Shamberg, un noto produttore di Hollywood, ha detto al New York Times che La forma dell’acqua «è tutto quello che il cinema dovrebbe essere».
Il principale motivo per cui La forma dell’acqua piace così tanto è il suo regista. Del Toro ha 53 anni e i suoi film più famosi sono Hellboy, Il labirinto del fauno e Pacific Rim. I mostri c’entrano quasi sempre, nei suoi lavori; le storie d’amore quasi mai. È uno di quei registi apprezzati perché in grado di fare cose diverse e originali ed è noto per la dedizione che mette nei suoi film. Per La forma dell’acqua, per esempio, ha preparato per ogni personaggio principale delle storie, lunghe decine di pagine, da far leggere agli attori: per far capire loro chi è, cosa pensa, cosa ha fatto e da dove arriva il loro personaggio. Del Toro è anche un po’ strano: dopo avergliele consegnate ha infatti detto agli attori che, se volevano, potevano fregarsene e pensare loro a delle storie alternative per “trovare il personaggio”.
Del Toro ha raccontato più volte che questo è il suo film migliore e più personale, e che dopo essersi ispirato per anni ai suoi incubi di ragazzo, ha scelto di ispirarsi ai suoi sogni. Ha raccontato di aver dedicato anni alla preparazione del film, e di averlo presentato solo quando aveva già ben chiaro quasi ogni dettaglio: molto spesso si ha invece un’idea, se ne parla ai produttori e da lì si vede se è il caso di mettercisi a lavorare insieme. Per essere un film con una strana creatura anfibia e con complicati effetti speciali, La forma dell’acqua è anche costato poco. Intervistato da IndieWire del Toro ha detto che molte persone del mondo del cinema gli hanno detto: «Non è possibile, non può essere costato solo 30 milioni di dollari»; ha poi spiegato che in realtà, facendo bene i conti, il film ne è costati 19,3.
Per fare un film americano di fantascienza con così pochi soldi, del Toro ha scelto di risparmiare quando possibile sugli effetti speciali, e usare i soldi per altre cose. Un esempio: la prima scena del film, quella nell’appartamento di Elisa, è fatta con una vecchia tecnica nota come dry-for-wet, asciutto-per-bagnato. Sembra che tutto sia sott’acqua ma non ci sono né acqua né costosi effetti speciali. Ci sono solo dei cavi che tengono appese le cose e particolari luci e ventole che, combinate con una ripresa rallentata, fanno credere che ci sia l’acqua. Nel film c’è anche un’altra scena in cui una camera si riempie d’acqua: anche lì non ci sono grandi effetti speciali ma, semplicemente, tanta acqua. Nell’ultimo giorno di riprese hanno infatti immerso quella camera in una vasca, e girato le scene sott’acqua.
Del Toro è stato parsimonioso anche sugli effetti speciali della strana creatura anfibia del laboratorio. Ha spiegato che voleva fosse il più vero possibile, soprattutto perché protagonista di una storia d’amore: non era solo uno strano essere di cui aver paura, doveva essere una creatura verso cui provare empatia. Per farlo serviva che gli altri attori potessero recitarci insieme (e non parlando davanti al vuoto). L’artista britannico Mike Hill ha detto all’Economist di aver lavorato per tre anni alla creatura e di essere partito dalla forma delle labbra perché «è lì che guardi se stai per baciare qualcuno». Hill ha spiegato che la difficoltà era disegnare linee e forme che all’inizio facessero paura, ma che potessero col tempo diventare «sensuali e attrattive». Questo video spiega e mostra molte altre cose, ma ci sono SPOILER: guardatelo solo se il film l’avete già visto.
Dell’attenzione al dettaglio di del Toro ha parlato anche Paul D. Austerberry, scenografo del film. Ha detto che, prima dell’inizio delle riprese, del Toro andò da lui con 3.500 esempi di colori, simili a quelli che si guardano quando si deve scegliere di che colore fare la parete del salotto. Austerberry ha detto che li guardarono tutti «uno per uno» e che ogni tanto del Toro diceva: «Questo è il colore di Elisa, questo è il colore di Giles, questo è il colore di Strickland». Alla fine scelsero cento colori e qualche mese fa del Toro ha spiegato su Twitter l’ABC di quelle scelte.
Color coding chart in SOW: Elisa's world: Cyan and Blue (underwater) Everyone else's homes (Giles, Zelda, Strickland) in Goldens, Ambers and warm colors (Day/air), Red for Cinema, Life and Love. Green: everything about the future (Pies, car, lab, uniforms in lab, gelatine, etc) https://t.co/JrwUoG5iGv
— Guillermo del Toro (@RealGDT) December 27, 2017
Tra le cose di un film che magari si notano poco ci sono i movimenti di camera e le scelte di cineprese da usare. Anche perché, in genere, l’obiettivo di un regista è che quei movimenti non si notino. La scelta facile è girare tante cose con una cinepresa appoggiata a terra, che si muove poco in giro per l’ambiente. Del Toro, dopo aver risparmiato su altro, ha invece fatto la scelta opposta. La forma dell’acqua è piena di Steadicam (che permette ai cameraman di camminare o correre dietro agli attori), Dolly (cineprese su carrelli) e Technocrane (cineprese montate su alte gru). Sono costose e rallentano la produzione, ma per del Toro erano necessarie perché «ritmicamente e musicalmente il film ne aveva bisogno».
Oltre che per tutte le scelte tecniche che lo rendono quello che è, La forma dell’acqua è un film per amanti e conoscitori dei film per le sue tante citazioni. La più evidente e insistita è con Il mostro della laguna nera, un horror di fantascienza del 1954: La forma dell’acqua è nato perché del Toro voleva fare un sequel/remake di quel film. I temi di base, scombussolati col procedere della storia, sono quelli di La Bella e la Bestia. La scena di danza – guardando il film capirete quale – arriva da Seguendo la flotta, film del 1936 con Fred Astaire e Ginger Rogers. Il cinema sotto casa della protagonista proietta La storia di Ruth, film biblico del 1960. Altre citazioni sono raccolte in questo video, che è però meglio vedere dopo il film.
In un film in cui una protagonista è muta e l’altro è un mezzo pesce, servono altri suoni. Un’altra ottima cosa di La forma dell’acqua è la sua colonna sonora. Anche senza troppi tecnicismi, una colonna sonora è buona se “sta bene” in un film ed è ottima se si fa ascoltare anche da sola. La buona notizia è che questa potete ascoltarla anche prima di vedere il film.