Il Trentino sta diventando più povero?
Secondo l'Eurostat è la regione europea dove le persone a rischio di povertà sono aumentate di più, ma la provincia dice che sono dati sbagliati
Secondo gli ultimi dati Eurostat, la provincia autonoma di Trento è la regione europea dove il rischio di povertà è aumentato di più nel corso degli ultimi tre anni. Circa il 13 per cento degli abitanti era a rischio di povertà nel 2013, mentre nel 2016 la percentuale è passata a più del 23 per cento, con un aumento di più di 10 punti percentuali. Al secondo posto ci sono le Canarie, con un aumento di 9 punti percentuali (il rischio povertà è oggi al 44 per cento). Il dato è particolarmente imbarazzante per la provincia di Trento poiché, secondo le statistiche, la situazione nella vicina provincia di Bolzano è invece migliorata sensibilmente: il rischio di povertà è sceso tra 2013 e 2016 dal 13,7 per cento al 9,6 per cento. La provincia autonoma però non è d’accordo con questi dati, e ha pubblicato una serie di numeri che dimostrerebbero che la situazione non è affatto peggiorata.
I dati usati da Eurostat sono quelli forniti dalle agenzie di statistica nazionale, nel caso dell’Italia quelli di ISTAT. Il tasso di povertà relativa si calcola mettendo insieme coloro che guadagnano meno del 60 per cento del reddito mediano nazionale e coloro che si trovano in uno stato di deprivazione materiale, cioè che non possono permettersi una serie di beni e servizi, come riscaldamento, vacanze, elettrodomestici e pasti abbondanti. Infine, la statistica tiene conto anche di coloro che vivono in famiglie con bassa intensità di lavoro, cioè dove gli adulti della famiglia lavorano meno del 20 per cento del tempo totale che hanno a disposizione. L’ISTAT raccoglie la maggior parte di questi dati tramite indagini campionarie, cioè sondaggi effettuati con varie metodologie.
Venerdì scorso, dopo che la notizia aveva iniziato a circolare anche per via delle critiche dell’opposizione al governo locale, formato da PD e partiti autonomisti, la provincia autonoma di Trento ha pubblicato una serie di dati per smentire i dati Eurostat. Il reddito medio, tra 2015 e 2016, ha scritto, è passato da 20.922 euro a 21.255. L’indicatore di bassa qualità delle abitazioni nello stesso periodo è calato dal 9,5 per cento al 6,3 per cento, mentre l’indicatore di difficoltà economica è sceso da 7,5 per cento al 6,1 per cento. Anche questi dati sono di provenienza ISTAT, quindi, scrive la provincia nel suo comunicato, se i dati sul rischio di povertà fossero corretti: «Questa crescita dovrebbe trovare riscontro in tutti gli altri indicatori, come appunto reddito, qualità dell’abitazione e così via».
L’ISTAT ha risposto alle obiezioni con un comunicato che è stato parzialmente ripreso dal sito della provincia. L’Istituto di statistica nazionale scrive che, in effetti, i dati campionari sul rischio di povertà devono essere interpretati con «cautela». Quando si analizza un piccolo campione (la provincia di Trento ha poco più di mezzo milione di abitanti) anche una piccola variazione in numeri assoluti può produrre una grossa variazione percentuale. Fatta questa ammissione, però, l’ISTAT respinge parte delle critiche e scrive che «anche a livello nazionale si è registrato un miglioramento per taluni indicatori e un peggioramento per altri. In particolare, la crescita del reddito è stata accompagnata a un aumento della disuguaglianza, essendo stata più marcata tra le famiglie con i livelli reddituali medio alti».
In altre parole, scrive l’ISTAT, il fatto che per esempio il reddito medio degli abitanti della provincia sia aumentato, non significa necessariamente che sia aumentato per tutti. Se mentre aumenta il reddito aumentano contemporaneamente le diseguaglianze tra ricchi e poveri, può significare che mentre qualcuno migliora molto la sua situazione, qualcun altro la vede peggiorare.
Forse parte della risposta si trova proprio nel confronto con la vicina provincia di Bolzano, dove invece la situazione è sembrata migliorare negli ultimi anni. È da tempo che si discute della differenza tra le due province autonome e sul crescente divario che le separa. Se ci sono dei dubbi sul fatto che Trento sia una provincia diventata più povera negli ultimi anni, non ce sono sul fatto che Bolzano si sia arricchita.
Per quanto siano da prendere con cautela, quindi, i dati Eurostat non hanno sorpreso Antonio Schizzerotto, sociologo dell’IRVAPP, un istituto di ricerca trentino, che ha spiegato al quotidiano L’Adige: «Non scopriamo certo oggi che Bolzano ha un sistema economico più efficiente del Trentino. C’è una incidenza di medie e grandi imprese maggiore che da noi, e con la crisi si è rivelato che piccolo è bello è una sciocchezza. Perché le piccole imprese fanno fatica a fare ricerca e, essendo familiari, sono restie a assumere nuovo personale oltre a quello della famiglia e a farlo con addetti di alto livello».