La storia di Fabio Quagliarella, ospite a “Che tempo che fa”
È uno dei calciatori più in forma della Serie A, ma negli anni scorsi la sua carriera è stata frenata da una brutta storia
Fabio Quagliarella sarà ospite stasera a Che tempo che fa. Quagliarella gioca nella Sampdoria ed è uno dei calciatori più in forma della Serie A: finora ha segnato 17 gol in 24 partite e ha deciso anche la partita di oggi contro l’Hellas Verona. Non erano in molti a pensare che potesse fare una stagione così, soprattutto perché ha 35 anni. Ma Quagliarella ha anche una storia molto particolare alle spalle: un anno fa si è saputo che la sua famiglia è stata perseguitata per cinque anni da un agente della polizia postale, che poi è stato condannato per stalking a 4 anni e 8 mesi di reclusione in primo grado. Può essere una coincidenza, ma dopo la condanna, Quagliarella è tornato a giocare ai livelli di molti anni prima, quando era nel pieno della sua carriera.
L’agente della polizia postale, Raffaele Piccolo, fu presentato a Quagliarella da un amico comune nel 2009, quando era da poco stato ceduto dall’Udinese al Napoli. Pochi mesi dopo il trasferimento a Napoli, Quagliarella e i suoi genitori iniziarono a ricevere lettere minatorie e ricattatorie. Chiesero quindi aiuto allo stesso Piccolo, in quanto agente di polizia e amico di famiglia, che si prese l’incarico di aiutarli a risolvere la situazione grazie anche alle sue conoscenze. Piccolo – che in realtà era l’autore delle lettere – continuò per anni a perseguitare Quagliarella, spedendo centinaia di lettere e diffondendo false notizie nei suoi confronti, accusandolo anche di pedofilia; allo stesso tempo però aveva convinto Quagliarella di essere l’unico in grado di aiutarlo a trovare il responsabile.
Nel 2010 Piccolo fece recapitare alla sede del Napoli delle lettere che accusavano Quagliarella di aver partecipato a dei festini con la camorra, consumando droghe. Quando le lettere si fecero più insistenti, il club – stando a quanto sostiene Quagliarella – decise in pochi giorni di venderlo alla Juventus, inizialmente contro la sua volontà. Quando i tifosi del Napoli ne vennero al corrente, prima se la presero con Aurelio De Laurentiis, il presidente, ma poi anche con Quagliarella, che è napoletano e fu accusato di aver scelto di lasciare la squadra per cui tifava sin da bambino per andare a giocare con la più grande rivale.
Oltre allo stalking, nelle settimane del trasferimento alla Juventus decine di tifosi napoletani mandarono messaggi minatori a Quagliarella e ai suoi genitori, rendendo la loro situazione pressoché insostenibile: da quel giorno Quagliarella ha avuto difficoltà a girare pubblicamente sia per Castellammare di Stabia, la città in cui è nato, sia a Napoli.
Nel frattempo Piccolo non aveva mai sporto denuncia per conto della famiglia Quagliarella, nonostante così avesse raccontato loro, e le minacce continuarono ad arrivare regolarmente. Fu il padre di Quagliarella, Vittorio, ad avere i primi dubbi: nel 2015 incontrò Piccolo poiché quest’ultimo gli aveva riferito di aver ricevuto a sua volta delle minacce. Ma quando gli fu chiesto di vedere il messaggio dal telefono, Piccolo disse di averlo cancellato. Questo bastò per far insospettire il padre, che nei giorni successivi andò in questura e si rese conto che nessun denuncia firmata dal figlio e consegnata a Piccolo era mai stata depositata e sporta.
Su segnalazione della famiglia Quagliarella, la polizia iniziò ad indagare e non solo trovò le prove per incriminare Piccolo di stalking nei confronti di Quagliarella, ma anche prove a sufficienza per incriminarlo di svariati altri reati di stalking ai danni di altri personaggi pubblici residenti nel napoletano.