La Casa Bianca è di nuovo in subbuglio
Si sono dimessi due importanti funzionari accusati di molestie, e Trump potrebbe doversi cercare un nuovo capo dello staff
Dopo un periodo di relativa serenità, la Casa Bianca di Donald Trump è di nuovo al centro di inchieste giornalistiche e polemiche: stavolta c’entrano le accuse di molestie nei confronti di due importanti funzionari, che si sono dimessi dal loro incarico, e le conseguenze che potrebbero avere sulla solidità dell’incarico di John Kelly, il capo dello staff del presidente.
All’inizio della settimana Rob Porter, il segretario dello staff della Casa Bianca, si era dimesso in seguito alle gravi accuse di molestie e abusi da parte delle sue due ex mogli. Il caso era quasi stato superato dai giornalisti quando Trump, ieri, ha riaperto il dibattito facendo notare che Porter ha negato le accuse: «Come forse saprete, lui dice di essere innocente, e penso che dobbiate ricordarvelo». Nel frattempo, ieri si è dimesso un altro dipendente della Casa Bianca: David Soresnen, uno dei responsabili della scrittura dei discorsi degli alti funzionari dell’amministrazione Trump. Anche lui è stato accusato di violenze da parte della sua ex moglie.
Ex-wife alleged that "he ran a car over her foot, put out a cigarette on her hand, threw her into a wall and grasped her menacingly by her hair while they were alone on their boat in remote waters off Maine's coast, an incident she said left her fearing for her life." https://t.co/AL8lcsTzQz
— Jake Tapper (@jaketapper) February 10, 2018
Trump non ha ancora commentato le dimissioni di Sorensen, ma ha detto di aver saputo solo «di recente» delle accuse nei confronti di Porter. Grazie ad alcune inchieste giornalistiche sappiamo però che le accuse nei confronti di Porter erano note da mesi all’interno dell’amministrazione. Nel novembre 2017 , ad esempio, Kelly fu informato dall’FBI delle accuse nei confronti di Porter. L’agenzia gli spiegò anche che erano considerate «credibili». Il New York Times, citando alcune fonti interne alla Casa Bianca, ha scritto che Kelly ha parlato apertamente di dimettersi per come ha gestito il caso Porter. Ancora pochi giorni fa lo aveva ad esempio definito «un uomo di totale integrità e onore».
Dopo l’uscita dell’articolo del New York Times la Casa Bianca ha smentito che Kelly abbia offerto le sue dimissioni, ma a causa della scarsa credibilità accumulata in questi mesi le sue dichiarazioni vanno prese con le molle. Non sarebbe comunque la prima volta che Kelly – che divenne capo dello staff nel luglio 2017, per sostituire Reince Priebus – parla di questa possibilità.
In più di un’occasione ha usato le sue eventuali dimissioni per far pressioni di vario tipo su Trump e per rimarcare la sua importanza nell’amministrazione. Kelly ha 67 anni, è un ex generale dei Marines e prima di diventare capo dello staff era stato segretario della Sicurezza nazionale. L’opinione prevalente è che abbia contribuito a portare un po’ di ordine e rigore nell’amministrazione più caotica e disorganizzata degli ultimi decenni. In diverse occasioni è però sembrato molto più vicino a Trump rispetto a quanto da molti ipotizzato mesi fa.
Secondo il New York Times, Kelly ha detto di essere disponibile a lasciare il suo incarico se fosse Trump a chiederglielo. Sempre il New York Times ha scritto che alcuni funzionari della Casa Bianca hanno parlato di una situazione «confusa e spaccata» con varie persone che «puntano il dito in varie direzioni» per dare la colpa di come è stato gestito il caso Porter e con «Trump che ha reso esplicita la sua insoddisfazione verso Kelly».
Stavolta la posizione di Kelly potrebbe davvero essere a rischio. Trump ha iniziato a considerare alcuni possibili sostituti di Kelly – parlandone persino con Priebus, che aveva licenziato proprio per fare spazio a Kelly – e alcune persone vicine a Trump hanno detto che ha iniziato a fare quello che fa ogni volta che vuole cacciare qualcuno: «Ha iniziato a rendere il lavoro [di Kelly] così faticoso da provare a forzare le sue dimissioni».