Che fine farà la Tesla nello Spazio?
L'automobile lanciata da SpaceX ha iniziato un viaggio di miliardi di chilometri: supererà l'orbita di Marte e tornerà a farci visita tra moltissimi anni
di Emanuele Menietti – @emenietti
Da un paio di giorni un’automobile viaggia nello Spazio profondo. È la Tesla Roadster lanciata martedì 6 febbraio dalla compagnia spaziale SpaceX, durante il volo inaugurale del suo Falcon Heavy, il razzo più grande e potente disponibile sulla Terra. Il lancio è stato un successo ed è servito per testare le capacità del razzo e dimostrare ai clienti di SpaceX che potranno affidare i loro costosi e pesanti satelliti alla società di Elon Musk, per collocarli in orbita e metterli in servizio. Musk aveva promesso di portare in orbita la sua Roadster e di farle inseguire Marte, ma le cose sono andate un po’ diversamente e la prima automobile elettrica nello Spazio è destinata a fare un viaggio molto più lungo del previsto.
Perché proprio un’automobile
Il modo di dire in inglese “non è scienza dei razzi” (“it’s not rocket science”) per distinguere una cosa semplice da quelle complicate ha un suo fondamento: ogni lancio spaziale ha numerose variabili e rischi, il malfunzionamento di un minuscolo componente può causare la distruzione del razzo e del suo carico. Per questo motivo nei voli sperimentali si utilizzano carichi di prova senza alcun valore, soprattutto se confrontato con quello dei satelliti da decine di milioni di dollari. Nella conferenza stampa dopo il lancio del Falcon Heavy, Musk ha raccontato che di solito per questi test si fanno scelte “noiose”, inserendo per esempio nel vano per il carico (sulla punta del razzo) cose pesanti come blocchi di cemento, e di avere pensato che si potesse fare qualcosa di più stupido e divertente: “Perché anche le cose ridicole sono importanti”.
Musk aveva annunciato la sua idea qualche mese fa su Twitter e in molti avevano pensato che stesse scherzando. Nelle settimane seguenti al suo annuncio, il CEO di SpaceX nonché capo di Tesla ha pubblicato fotografie dei lavori di preparazione della Roadster collocata su un grande piedistallo, dimostrando di avere intenzioni molto serie. Per sua stessa ammissione, era comunque scettico sul fatto che il lancio potesse andare a buon fine: sarebbe stato già un successo se il razzo non fosse esploso nei primi secondi quando era ancora intorno alla rampa di lancio, dove avrebbe creato danni enormi e influito sulle prossime attività di SpaceX. Con sua sorpresa, il lancio del Falcon Heavy è andato invece perfettamente (come abbiamo raccontato qui) e, invece di polverizzarsi in un’esplosione, la Tesla è arrivata in orbita e ha iniziato il suo lungo viaggio spaziale.
La Tesla Roadster in diretta
La Roadster è stata assicurata su un grande piedistallo, sul quale c’è una targa che contiene tutti i nomi delle centinaia di dipendenti di SpaceX che hanno lavorato per realizzare e testare il Falcon Heavy. Alla guida dell’automobile c’è Starman, un manichino che indossa la tuta spaziale di SpaceX, più o meno lo stesso modello che un giorno potranno usare gli astronauti in viaggio su Crew Dragon, la capsula da trasporto i cui primi test con persone a bordo dovrebbero essere eseguiti entro fine anno, per conto della NASA. Starman è in una posa piuttosto casual, col gomito appoggiato sulla portiera della decappottabile e l’altra mano sul volante, mentre sul cruscotto c’è ben visibile la citazione “DON’T PANIC!” dalla Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams.
Per diverse ore dopo il lancio, tre telecamere montate sul supporto hanno mostrato immagini incredibili e al tempo stesso assurde della Roadster mentre orbitava intorno alla Terra, prima di allontanarsi dal nostro pianeta. La trasmissione in diretta su YouTube ad alta definizione di quelle immagini ha affascinato centinaia di migliaia di persone e – complice l’idea da fantascienza di un’auto nello Spazio – ha sicuramente contribuito a rendere più alto l’interesse nei confronti di un lancio spaziale sperimentale, che altrimenti sarebbe stato bollato come noioso dai meno appassionati.
Musk ha spiegato di essere rimasto sorpreso dalla resistenza dei materiali dell’automobile, che non è certo stata costruita per l’ambiente spaziale. La Roadster era stata caricata sul razzo senza grandi modifiche e nessuno aveva idea di preciso di cosa sarebbe successo. Dopo poco meno di 5 ore, lo streaming su YouTube è stato chiuso da SpaceX ed è probabile che non avremo molte nuove immagini dalla Roadster, le cui batterie sono state consumate per la trasmissione in alta definizione delle riprese verso la Terra.
OK, ma dov’è la Roadster?
Il piano di Musk era spingere la Roadster in un’orbita intorno al Sole con la stessa ampiezza di quella di Marte. L’automobile non avrebbe mai raggiunto Marte, ma sarebbe rimasta sulle sue tracce inseguendolo a debita distanza, per evitare che ci potessero essere imprevisti e rendere ancora più remota la possibilità che l’auto si schiantasse sul suolo marziano (l’ambiente di Marte deve essere preservato per scopi scientifici: una contaminazione esterna potrebbe impedirci di scoprire cose sul suo passato). Le cose sono però andate diversamente.
Dopo avere raggiunto l’orbita, la Roadster è rimasta collegata al secondo stadio del razzo centrale del Falcon Heavy (che ne ha in tutto tre), che le ha fatto compiere una manovra per attraversare la fascia di van Allen, una zona intorno al nostro pianeta ricca di particelle cariche, che si raccolgono a causa del campo magnetico terrestre. Non è un’area facile da attraversare e SpaceX aveva deciso di farlo per dimostrare le capacità del suo razzo, anche in vista di particolari contratti con clienti come l’aeronautica statunitense. Il test, che ha previsto l’attivazione in vari momenti del motore del secondo stadio, ha funzionato e la Roadster ha resistito bene alle radiazioni, ma la terza accensione del motore ha spinto più in là del previsto l’automobile, che ha quindi mancato l’inserimento nell’orbita prevista.
La Roadster si spingerà oltre il percorso che Marte segue intorno al Sole, ma non arriverà comunque fino alla fascia principale, un’area densa di asteroidi che si trova tra le orbite di Marte e di Giove. L’ipotesi era stata formulata in seguito a una prima proiezione della nuova orbita, pubblicata dallo stesso Musk su Twitter, che però è stata messa da subito in discussione da molti esperti e poi rivista sulla base di dati più precisi forniti da SpaceX. Accade spesso che i dati preliminari siano diversi da quelli ottenuti in un secondo momento e, su distanze come quelle astronomiche, lo scarto di pochi gradi può comportare calcoli molto diversi.
Basandosi sulle informazioni fornite da SpaceX, si può calcolare con un buon grado di approssimazione il percorso che seguirà la Roadster nei prossimi anni orbitando intorno al Sole. La sua orbita farà sì che ciclicamente intersechi quella di diversi pianeti, compreso il nostro, ma a enormi distanze e restando difficilmente osservabile. Da qui al 2030, il passaggio più ravvicinato a Marte sarà nell’ottobre del 2020, quando la Roadster si troverà a 7 milioni di chilometri dal pianeta. La distanza sarà tale da non subire alcuna significativa attrazione gravitazionale da parte di Marte, quindi l’automobile proseguirà indisturbata a orbitare intorno al Sole. Il prossimo passaggio ravvicinato alla Terra avverrà invece nel marzo del 2021, quando la Roadster si troverà a 45 milioni di chilometri da noi.
Alle 5:19 (ora italiana) di oggi, la Roadster ha intanto superato l’orbita della Luna, che a quell’ora si trovava a 400.923 chilometri da noi. L’automobile supererà l’orbita di Marte il prossimo luglio quando il pianeta sarà a circa 67 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. La Roadster continuerà ad allontanarsi fino a raggiungere il suo punto di massima distanza dal Sole il prossimo 19 novembre.
Non ne sapremo più nulla?
Né Musk né SpaceX hanno dato molte informazioni sui sistemi di trasmissione a bordo della Roadster, ma sembra improbabile che possa tornare a mettersi in contatto con la Terra. Come abbiamo visto, sarà a distanze enormi e per quanto ne sappiamo non è dotata di antenne potenti a sufficienza per comunicare. Non ha nemmeno pannelli solari o altre soluzioni per caricare le proprie batterie. Del resto, anche se potesse trasmettere, avrebbe poco da mostrarci: il suo viaggio sarà sempre più al buio e le telecamere inquadrerebbero il vuoto per anni. Conoscendo i suoi parametri orbitali, potremo comunque calcolare dove si trova e dove sta andando.
Il viaggio di Starman proseguirà a lungo per miliardi di chilometri e per chissà quanti secoli, ma in totale solitudine. Forse, un giorno, qualcuno troverà quello strano oggetto costruito dagli esseri umani, come ha immaginato di recente Musk: “Magari sarà scoperta dagli alieni e penseranno: ‘Che cavolo stavano facendo questi qui? Veneravano questa auto?’. Penso li lascerà molto confusi”.