Il manifesto di Magnum
A Roma c'è una mostra sulla storia e le foto della più prestigiosa agenzia fotografica al mondo
Da domani e fino al 3 giugno 2018 il Museo dell’Ara Pacis di Roma ospiterà “Magnum Manifesto”, una mostra per i 70 anni della celebre agenzia fotografica Magnum Photos: fondata nell’aprile 1947 dai fotografi Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e David Seymour, è ancora oggi la più autorevole e conosciuta agenzia fotografica al mondo.
Lo scopo di Magnum, che venne fondata come cooperativa, era tutelare i suoi membri e «riflettere la loro natura indipendente, sia come persone che come fotografi: il mix tra giornalisti e artisti che definisce Magnum, sottolineando non solo ciò che vede, ma anche il modo in cui lo vede», spiega l’agenzia stessa.
La mostra – curata da Clément Chéroux, che è il capo per la fotografia al Museum of Modern Art di San Francisco – raccoglie parte del lavoro realizzato negli ultimi 70 anni dai fotografi dell’agenzia e permette di contestualizzarne meglio l’archivio, recuperando anche testi, interviste, lettere, appunti o racconti per “mostrare quali siano state le posizioni, etiche ed estetiche, dei fotografi dell’agenzia”.
Per farlo la mostra è stata organizzata in tre sezioni tematiche e cronologiche, che inseriscono le foto di ciascun fotografo in un contesto storico preciso: “1947-1968: Diritti e rovesci umani“, racconta di come dopo la Seconda guerra mondiale la gran parte dei progetti fotografici parlassero dei concetti di universalità, libertà, uguaglianza; “1969-1989: Un inventario di differenze“, sulla rappresentazione delle minoranze e “della figura dell’altro”, soprattutto nei molti progetti personali di fotografi che in quegli anni lavoravano su commissione; “1990-2017: Storie della fine“, sui cambiamenti più recenti in seguito al crollo del Muro di Berlino, dalla globalizzazione all’arrivo del digitale, e di come i fotografi di Magnum si siano dedicati a fotografare ciò che in quel periodo stava per scomparire: dal comunismo alle tecniche di pesca tradizionali e persino la fotografia, con la crisi di Kodak.
Tra i fotografi storici che si possono vedere in mostra, e di cui avrete con ogni probabilità sentito parlare, ci sono Robert Capa, Abbas, Henri Cartier-Bresson, Antoine d’Agata, Elliott Erwitt, Josef Koudelka, Eve Arnold (la prima fotografa dell’agenzia) e Paul Fusco con la famosa serie Funeral Train, realizzata nel 1968 sul treno che trasportò la salma di Robert Kennedy verso il cimitero di Arlington. E poi fotografi di carriere e popolarità più recenti: Cristina Garcia Rodero, Alec Soth, Martin Parr, Jérôme Sessini, Paolo Pellegrin. La mostra è anche accompagnata da un libro edito da Contrasto.