Le ultime su Luca Traini e sull’attentato a Macerata
Cosa ha detto il suo avvocato, cosa ha detto lui e come stanno i feriti: che forse sono più di sei
Ci sono novità e aggiornamenti su Luca Traini, il 28enne neofascista responsabile dell’attentato di sabato 3 febbraio a Macerata, arrestato sulle gradinate del monumento ai caduti con una bandiera tricolore al collo e mentre faceva il saluto fascista dopo aver sparato decine di colpi per strada verso persone non bianche a caso. Traini è ora in stato di arresto con l’accusa di strage aggravata dal razzismo, e rischia fino a quindici anni di carcere.
Che cosa è successo
Luca Traini, scrive il Corriere della Sera, è stato ascoltato sabato notte per due ore – davanti al suo avvocato Giancarlo Giulianelli – dal comandante provinciale dei carabinieri di Macerata Michele Roberti e dal capo del reparto operativo Walter Fava. Ha raccontato la giornata di sabato e sia il Corriere che Repubblica e altri giornali riportano diversi virgolettati di questo racconto:
«Mi sono svegliato alle 8.30, avevo preso l’auto per andare in palestra, ma poi lungo il tragitto ho sentito alla radio che parlavano di nuovo del male fatto a Pamela da quel nigeriano e in quel momento non ci ho visto più. Sono tornato a casa di mia nonna Ada a Tolentino, ho aperto la cassaforte, ho estratto la Glock che detengo per uso sportivo, una scatola da 50 colpi e i due caricatori con una decina di pallottole ciascuno. Volevo ucciderli tutti».
Traini aveva un’Alfa Romeo 147 nera, la pistola che ha usato è una Glock, una semiautomatica progettata e prodotta in Austria per cui aveva il porto d’armi (ma soltanto per l’uso nei poligoni); la Pamela di cui parla è Pamela Mastropietro, ragazza 18enne che viveva in una comunità di recupero e il cui corpo mutilato è stato ritrovato pochi giorni fa a Macerata in due diverse valigie. Finora l’unico arrestato in relazione alla morte di Mastropietro è Innocent Osheghale, un 29enne nigeriano che si presume fosse uno spacciatore. Repubblica dice che prima di cominciare a sparare, Traini si è fermato al bar dicendo: «Vado a fare una strage».
La sparatoria è cominciata intorno alle 11 di mattina di sabato: Traini ha sparato una trentina di colpi dalla sua auto, in una decina di punti della città che sapeva essere frequentati da migranti, e ha colpito diverse persone. Sempre lui ha raccontato di avere agito da solo:
«Quando era tutto finito e avevo vuotato ormai i caricatori, sono andato a Pollenza. Mi sono fermato con l’auto proprio nel luogo dove avevano ritrovato le valigie con i poveri resti di Pamela e là sono rimasto, per qualche minuto, in raccoglimento. L’avevo appena vendicata, sparando trenta colpi. E ci tenevo a dirglielo».
Traini, dice La Stampa, avrebbe anche spiegato il movente del suo gesto:
«Mi sono innamorato di due ragazze che avevano problemi di tossicodipendenza, ho cercato di salvarle ma loro si sono allontanate da me, colpa degli spacciatori (…). I pusher sono la rovina e sono sempre dei neri, due volte gli ho alzato le mani addosso e lo hanno fatto anche i miei amici».
La perquisizione della sua casa
Traini ha un diploma da geometra e non ha precedenti penali. Vive a Tolentino, poco fuori Macerata, con la madre e la nonna, dopo aver lasciato due anni fa la casa del padre a Piediripa. Sulla tempia destra ha tatuata una runa Wolfsangel, cioè un “dente di lupo”, antico simbolo germanico associato al nazismo. Con la Lega si era candidato alle comunali di Corridonia, non prendendo nemmeno una preferenza.
Dopo la sparatoria, nella sua casa di Tolentino i carabinieri hanno trovato una copia del libro di Adolf Hitler, Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e parecchie riviste riconducibili al mondo dell’estrema destra (tra cui un testo sulla storia della Repubblica sociale italiana e un manifesto della Gioventù fascista). C’erano poi DVD e videocassette sulla storia del nazismo. I carabinieri stanno anche esaminando il suo profilo Facebook alla ricerca di ulteriori possibili legami con l’estremismo di destra.
Cosa ha detto il suo avvocato e cosa succede ora
Traini ora è in isolamento nel carcere di Montacuto ad Ancona, lo stesso dove si trova Innocent Oseghale, l’uomo arrestato per l’omicidio e le mutilazioni sul cadavere di Pamela Mastropietro. L’udienza di convalida del fermo di Luca Traini si svolgerà domani, martedì 6 febbraio, oppure mercoledì.
Diversi giornali scrivono che Traini è accusato di “tentata strage” aggravata dal razzismo: l’articolo 422 del codice penale italiano, però, prevede solamente il reato di strage che viene punito come tale anche nel solo caso di tentativo. Si tratta cioè di un reato considerato “a consumazione anticipata” e non è necessario che vi sia l’effettiva realizzazione o che ci siano dei morti. Nel caso in cui non ci siano morti la pena è ridotta: ma non è inferiore ai 15 anni (ed è questo il caso che i giornali, compreso Il Post nell’articolo di domenica 4 gennaio, descrivono come reato di “tentata strage”, che però non esiste).
L’avvocato di Traini, Giancarlo Giulianelli, ha detto che «la morte di Pamela ha creato un blackout totale nella sua mente che potrebbe configurare l’incapacità di intendere e di volere al momento del gesto». Il legale molto probabilmente chiederà quindi una perizia psichiatrica. Traini però durante l’interrogatorio ha detto di non essere in cura da uno specialista, e che un’amica psicologa gli avrebbe diagnosticato una personalità bipolare.
Sempre al suo avvocato, Traini avrebbe detto: «Adesso lei mi vede così palestrato, ma da ragazzino ero grassoccio, quasi obeso, e i compagni di classe mi prendevano in giro…». Traini avrebbe poi parlato delle sue fidanzate e di una in particolare con problemi di tossicodipendenza, ha detto il suo avvocato difensore: «Forse per questo si è scatenata la sua furia. Ha legato i ricordi a Pamela Mastropietro e al pusher di colore che l’ha uccisa. Così è scattato l’odio».
I feriti
Traini ha colpito e ferito almeno sei persone, scrivono i principali giornali: Festus Omagbon, nigeriano di 32 anni, è ricoverato ad Ancona per una lesione vascolare al braccio destro; Wilson Kofis Lui, ghanese di 21 anni, è ricoverato per fratture alle costole e una contusione polmonare; Jennifer Otioto, nigeriana di 29 anni, è in attesa di un intervento chirurgico a un braccio fratturato dallo sparo; Mahmadou Toure, del Mali, 28 anni, è il più grave dei sei e da sabato è in rianimazione per una lesione al fegato, ma non è in pericolo di vita; Omar Fadera è stato colpito di striscio a un fianco ed è stato dimesso; Gideon Azeke, 25 anni, nigeriano, è stato operato alla coscia.
La Stampa precisa però che i feriti sono otto, e che solo sei sono stati ricoverati in ospedale. Due persone ferite nella sparatoria di sabato avrebbero chiesto aiuto, ma poi sarebbero scappate facendo perdere le loro tracce. I carabinieri stanno dunque indagando su due altre chiamate di soccorso arrivate sabato mattina.