Milano ha davvero speranze di ottenere l’EMA?
Pochissime, e non bisogna riporle nei ricorsi del governo e del comune di Milano ai tribunali europei
Da due giorni si è tornati a parlare con insistenza della gara di assegnazione della nuova sede dell’Agenzia Europea per i Medicinali (in inglese European Medicines Agency, abbreviata in EMA), una delle più importanti e ricche agenzie europee. L’agenzia oggi ha sede a Londra ma dovrà traslocare presto a causa di Brexit. Il 20 novembre scorso la città di Milano – unica candidata italiana – ha perso la fase finale dell’assegnazione al sorteggio a favore di Amsterdam, che aveva ricevuto lo stesso numero di voti. Di recente però sembra essersi aperto uno spiraglio per Milano: si è saputo che l’edificio temporaneo che dovrà ospitare l’EMA ad Amsterdam nei primi mesi del 2019, quando avverrà il trasferimento, non sarà in grado di ospitare l’intero staff dell’agenzia (si parla di circa 900 dipendenti). L’edificio definitivo invece è ancora in costruzione.
Il governo italiano e il comune di Milano hanno colto l’occasione e presentato due ricorsi alla Corte di Giustizia europea per invalidare il sorteggio, visto che Milano aveva intenzione di destinare all’EMA il grattacielo Pirelli, già pronto. Al momento però il ricorso sembra avere poche possibilità di avere successo, e la speranza più solida per Milano – anche se flebile – è affidata all’attivismo di alcuni europarlamentari italiani.
Le novità degli ultimi giorni
Lunedì il direttore di EMA, Guido Rasi, aveva fatto sapere durante una conferenza stampa che l’amministrazione di Amsterdam aveva avuto dei ritardi nell’allestimento della sede provvisoria – già prevista nel progetto iniziale – e che l’edificio trovato «non è ottimale» perché «dimezza» lo spazio che l’EMA ha a disposizione a Londra. Rasi si è comunque detto «lieto» che sia stata trovata una soluzione, e non ha parlato della possibilità che la nuova sede debba aprire altrove (alla conferenza stampa sono intervenute anche le autorità olandesi).
Approfittando di questo intoppo, il governo italiano ha presentato un ricorso alla Corte di Giustizia europea, il massimo organo che garantisce l’applicazione delle leggi e dei trattati europei, per «annullare la decisone» di spostare la sede dell’EMA ad Amsterdam «e, per conseguenza, stabilire l’assegnazione della sede alla città di Milano». Anche il comune di Milano si è rivolto alla stessa Corte con un ricorso simile.
Ci sono molti dubbi che questi ricorsi ottengano l’effetto sperato dal governo e dal comune: la Corte di solito impiega molti mesi per esaminare una causa, e nessuno finora ha notato gravi irregolarità nel modo in cui è stata condotta la gara o sulla gestione di Amsterdam. È per questo motivo che alcuni europarlamentari italiani stanno provando un’altra strada per bloccare lo spostamento dell’EMA ad Amsterdam.
Gli spiragli
Partiamo da una premessa. Formalmente la decisione di trasferire un’agenzia europea viene presa in maniera congiunta dai tre organi principali dell’Unione: il Parlamento, la Commissione e il Consiglio. Nel 2012, però, le tre istituzioni si sono messe d’accordo per lasciare al Consiglio il compito di condurre il processo decisionale. Infatti la gara relativa ad EMA si è tenuta all’interno del Consiglio, cioè un organo che raggruppa un rappresentante del governo per ciascuno stato, con una procedura di voto prestabilita.
La Commissione ha preso atto della decisione del Consiglio e ha presentato una proposta per emendare il regolamento europeo secondo cui la sede dell’EMA è a Londra. Il Parlamento però deve ancora valutarla. La commissione Ambiente dovrà discuterla fra metà febbraio e i primi di marzo e il voto finale in aula è previsto per la plenaria che inizierà il 12 marzo a Strasburgo. Ieri scadeva il termine per presentare gli emendamenti alla relazione del Parlamento sulla decisione del Consiglio: ne sono arrivati 51, alcuni dei quali presentatati da europarlamentari italiani di ogni area politica. Parte di questi emendamenti chiede di spostare la sede dell’EMA a Milano, altri prevedono di inserire dei nuovi parametri che possano penalizzare Amsterdam, e così via.
Un eventuale voto contrario del Parlamento alla decisione del Consiglio farebbe tornare tutto in gioco, ma al momento parliamo di un’ipotesi remota: i 73 europarlamentari italiani dovrebbero convincere prima i loro colleghi della commissione Ambiente e poi l’intera plenaria del Parlamento – formata da 751 parlamentari – che Amsterdam non sia pronta per ospitare l’EMA. Gli intoppi della nuova sede non sembrano stare molto a cuore al resto del Parlamento, e in molti considerano l’impegno degli europarlamentari italiani come un tema da campagna elettorale.
Il vero spiraglio – flebile, l’abbiamo detto – è un altro. Nella commissione Ambiente siede anche Giovanni La Via, 54enne eurodeputato eletto col Nuovo Centrodestra. La Via è stato incaricato dalla commissione di scrivere la relazione sulla proposta del Consiglio relativa ad EMA. La bozza della sua relazione, che è stata letta dal Post, non contiene la richiesta di spostare la sede a Milano. La Via però, in funzione del suo ruolo, ha chiesto all’ambasciatore olandese all’Unione Europea che la Commissione Ambiente possa fare un sopralluogo nell’edificio che ospiterà la sede temporanea dell’EMA ad Amsterdam.
La Via, contattato telefonicamente dal Post, sottolinea che non gli interessa «entrare nelle polemiche che si fanno, secondo me inutilmente, fra Milano e Amsterdam»: «a me da parlamentare europeo interessa che venga garantita ai cittadini europei la possibilità di avere un’agenzia che continui a funzionare». Per questo motivo La Via ha chiesto che insieme alla Commissione compiano un sopralluogo anche i funzionari dell’EMA: «l’idea è di rendersi conto se l’agenzia manterrà la sua operatività», ha spiegato. Solo nel caso in cui l’edificio non rispettasse i parametri prestabiliti «si riaprirebbe una fase di analisi»: ma al momento non sappiamo cosa si troverebbero davanti la commissione Ambiente e i funzionari dell’EMA. In sintesi: Milano potrebbe avere qualche speranza di riaprire la partita solo se il sopralluogo chiesto da La Via troverà qualche irregolarità nella sede temporanea di Amsterdam.
La conferenza dei presidenti del Parlamento Europeo deciderà la settimana prossima se approvare o meno il sopralluogo richiesto da La Via. Intanto, il ministro della Salute olandese Bruno Bruins ha fatto sapere di «accogliere con favore chiunque voglia venire ad Amsterdam per vedere tutto ciò che stiamo facendo per assicurare un’ordinata transizione dell’EMA».