Cosa si deve fare quando si prende una multa all’estero?
Pagarla, perché tra i paesi dell'Unione Europea è stato stabilito un "principio di reciprocità": con la Svizzera invece le cose sono un po' più complesse
Da marzo 2016 per i paesi che fanno parte dell’Unione Europea vale il cosiddetto “principio di reciprocità” sul riconoscimento delle sanzioni pecuniarie: se si riceve quindi una multa presa in Francia, Austria o Germania o comunque un paese dell’Unione Europea, quella multa andrà pagata. Lo stesso obbligo vale per gli automobilisti stranieri multati in Italia. Non è così scontato: nei paesi che non hanno sottoscritto il “principio di reciprocità” qualche problema di pagamento c’è e continua a esserci. Naturalmente è possibile presentare un ricorso anche per una multa presa all’estero, ma non è così semplice. Ci arriviamo.
Nel 2005 il Consiglio dell’Unione Europea aveva approvato la legge-quadro 2005/214/GAI relativa all’applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie. La decisione era stata adottata su iniziativa del Regno Unito, della Francia e della Svezia. La direttiva stabilisce un meccanismo comune per riscuotere le sanzioni, individua le autorità nazionali competenti, le modalità di trasmissione, e quelle di notifica. Stabilisce, in generale, che le sanzioni estere sono riconosciute in Italia alla pari delle multe prese sulle strade italiane e viceversa.
L’ufficio di Bolzano del Centro europeo consumatori (Cec), che tra le altre cose offre consulenza sulle multe prese all’estero, ha fatto sapere che molti consumatori e consumatrici pensano di non dover pagare la sanzione perché la sanzione stessa è arrivata per posta ordinaria e non con una raccomandata. La direttiva del Consiglio dell’Unione Europea chiarisce però che i verbali di accertamento di un’autorità di polizia estera devono essere notificati secondo le regole del paese nel quale è stata presa la multa. E in alcuni paesi le multe arrivano per posta ordinaria.
Come in Italia, anche per una multa presa all’estero è possibile presentare ricorso: ma secondo le regole dello stato dove è stata presa la multa. Nella maggior parte dei casi il ricorso deve essere presentato nella lingua del paese nel quale è stata commessa la violazione. Il Cec ha precisato che «dai paesi membri sono frequenti solleciti di pagamento di parcheggi o pedaggi, con casi che riguardano pure gli stranieri in Italia, che ad esempio “dimenticano” di versare il tributo per l’accesso alle zone a traffico limitato». Il consiglio è dunque conservare tutti gli scontrini per dimostrare l’avvenuto versamento.
L’Italia ha formalmente recepito la decisione quadro del 2005 sul reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie undici anni dopo, con il decreto legislativo numero 37 del 15 febbraio 2016, che è entrato in vigore il 27 marzo. Vicino all’Italia ci sono però paesi che non fanno parte dell’Unione Europea e che non hanno stabilito alcuna regola di reciprocità: la Svizzera, per esempio. Negli ultimi giorni, sul Corriere della Sera è stato pubblicato un breve articolo in cui si spiega che l’86 per cento delle sanzioni prese da auto con targa svizzera non viene pagato.
Si dice per esempio che il comune di Como, nel 2017, non è riuscito a riscuotere circa 300 mila euro di contravvenzioni. Da gennaio a ottobre dello scorso anno i vigili hanno riscontrato circa 72 mila violazioni del codice della strada, metà delle quali con telecamere. Quelle contestate ad auto con targa svizzera avrebbero dovuto portare nelle casse del comune circa 340 mila euro e invece la riscossione si è fermata a meno del 15 per cento del totale. La società esterna incaricata dal comune di Como per l’incasso circa due anni fa ha calcolato che costano di più le spese per l’accertamento di quello che poi effettivamente viene riscosso. Il comandante della polizia di Como, Donatello Ghezzo, ha spiegato il motivo di questi costi eccessivi: «Perché la riscossione diventi coattiva in Ticino bisognerebbe attivare le procedure per la riscossione di crediti all’estero. Ma ciò comporta costi importanti, che non avrebbe senso sostenere per piccole somme, dell’ordine di 50 euro ciascuna. Si rischia di dover sopportare spese dell’ordine di qualche centinaio di euro per singolo atto, non avendo la certezza di recuperare né la sanzione né tantomeno i relativi costi».
Renato Gazzola, portavoce del Touring Club Svizzero, ha replicato spiegando che il problema riguarda proprio Como: «Forse è la società d’incasso a cui fa capo Como che lavora male». Sul sito Tv Svizzera si aggiunge: «Da un lato le multe arrivano con un certo ritardo dall’Italia e la gente si chiede perché dovrebbe pagare qualcosa risalente a tre o quattro anni prima». La situazione che si verifica a Como non sembra comunque essere diffusa, e ci sono altri paesi della provincia di Como in cui le cose vanno in modo differente: a Maslianico, ha spiegato il comandante della polizia locale, viene riscosso l’85 per cento delle sanzioni accertate alle auto con targa svizzera, grazie anche a un accordo con una società di recupero crediti incaricata dal comune a costo zero.
Mario Landriscina, sindaco di Como, ha spiegato che per risolvere definitivamente il problema sarebbe necessario un accordo internazionale di reciprocità. Altri paesi vicini alla Svizzera hanno risolto però con un accordo bilaterale: Svizzera e Francia hanno firmato un accordo che prevede la reciproca assistenza per la riscossione delle multe, comprese quelle che hanno degli importi bassi. Le multe comminate in Francia sono riscosse direttamente dalle autorità svizzere e viceversa e i dati vengono comunicati in modo automatico tramite il sistema EUCARIS (European Car and Driving Licence Information System).