Trump ha cercato di fermare l’inchiesta speciale sulla Russia
Lo scorso giugno voleva licenziare il procuratore capo Robert Mueller, poi il suo avvocato gli ha fatto cambiare idea
Il New York Times ha rivelato che lo scorso giugno il presidente americano Donald Trump aveva chiesto di licenziare Robert Mueller, il procuratore speciale che sta indagando sui presunti legami fra il comitato elettorale di Trump e il governo russo. Trump avrebbe poi cambiato idea dopo l’intervento dell’avvocato della Casa Bianca, Donald F. McGahn. Da tempo gira voce che Trump voglia licenziare Mueller perché preoccupato delle eventuali conseguenze dell’inchiesta, ma finora nessuno sapeva che aveva già cercato di farlo. La Casa Bianca ha definito l’articolo del New York Times una “fake news”.
Mueller ha ricevuto il suo incarico nel maggio del 2017, dopo che l’amministrazione Trump era stata molto criticata per il licenziamento del direttore dell’FBI, James Comey. Trump aveva accusato Comey di avere gestito in maniera pessima l’FBI, ma secondo molti il licenziamento era legato al fatto che Comey si stava occupando da mesi dell’indagine sulla Russia e il comitato elettorale del presidente. Il dipartimento della Giustizia aveva così avviato un’inchiesta speciale per dissipare i dubbi sull’amministrazione. Da allora Trump guarda con fastidio al lavoro di Mueller (che fra l’altro si sta concentrando proprio sulle ragioni del licenziamento di Comey). Durante la scorsa estate, in un’intervista col New York Times, Trump aveva anticipato che avrebbe considerato una “violazione” se Mueller si fosse interessato alle sue finanze per ragioni diverse dall’indagine sulla Russia.
Secondo il New York Times, che ha ricostruito la vicenda grazie a diverse fonti che hanno voluto rimanere anonime, nel giugno del 2017 Trump chiese di licenziare Mueller perché riteneva che il procuratore avesse diversi conflitti di interesse: sia perché di recente aveva lavorato con uno studio di avvocati che in passato aveva rappresentato Jared Kushner, marito di Ivanka Trump e consigliere alla Casa Bianca, sia perché il giorno prima di ricevere l’incarico come procuratore speciale aveva avuto un colloquio di lavoro alla Casa Bianca per sostituire Comey alla guida dell’FBI. Fra le ragioni di Trump, il New York Times ha citato anche una vecchia storia secondo cui nel 2011 Mueller lasciò il Trump National Club della Virginia, a cui era iscritto, per una disputa legata alla quota di iscrizione. Da tempo il portavoce di Mueller ha smentito l’esistenza di un litigio del genere.
Trump ordinò quindi di licenziare Mueller a McGahn, che però si rifiutò di farlo minacciando le sue dimissioni. «McGhan non era d’accordo con le ragioni citate da Trump e spiegò a diversi funzionari della Casa Bianca che il licenziamento di Mueller avrebbe avuto conseguenze disastrose sulla presidenza», scrive il New York Times. A quel punto Trump cambiò idea e lasciò perdere. Il licenziamento di Mueller avrebbe probabilmente convinto gli oppositori di Trump che il presidente americano volesse impedire ulteriori approfondimenti sui legami del suo comitato elettorale col governo russo.
L’inchiesta di Mueller sembra avere una sua solidità: qualche mese fa l’ex consigliere per la sicurezza Michael Flynn, incriminato dall’inchiesta speciale, ha ammesso di aver nascosto all’FBI alcune sue conversazioni con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. In precedenza un altro collaboratore di Trump, George Papadopoulos, aveva ammesso di avere avuto ripetuti contatti col governo russo per acquisire materiale compromettente su Hillary Clinton.
Da alcuni mesi, comunque, l’atteggiamento di Trump verso Mueller è diventato più conciliante, almeno in pubblico. Secondo i giornali americani, il nuovo approccio è merito di Ty Cobb, un avvocato assunto da Trump nel luglio del 2017 per gestire i rapporti fra la Casa Bianca e lo staff di Mueller, e amico di lunga data dello stesso Mueller.