La condanna per corruzione di Lula è stata confermata
L'ex presidente brasiliano rischia ora di non potersi candidare alle elezioni presidenziali di ottobre, per le quali è favorito (ma ha delle scappatoie)
Mercoledì una corte d’appello brasiliana ha confermato la condanna per corruzione ricevuta lo scorso luglio da Luiz Inácio Lula da Silva, ex presidente del Brasile: è una sentenza che rischia di impedirgli di candidarsi alle elezioni del prossimo ottobre, come aveva programmato. Lula era stato condannato a nove anni e mezzo di prigione per avere ricevuto un appartamento dall’azienda OAS, in cambio di una serie di favori per farle ottenere contratti con Petrobras, la ricca e potente compagnia petrolifera statale brasiliana al centro di numerosi scandali. La corte d’appello ha anche accolto la richiesta dell’accusa di estendere la condanna a 12 anni.
Per Lula ora le cose si fanno complicate: una legge brasiliana impedisce di candidarsi ai politici le cui condanne sono state confermate in appello. La decisione finale spetta però a una commissione elettorale speciale, che esamina il caso una volta che il politico ha registrato formalmente la sua candidatura. Lula può ancora fare appello alla Corte Suprema, tirando per le lunghe il suo processo in modo da registrare la sua candidatura alla scadenza del 15 agosto. In questo modo, la commissione impiegherà probabilmente diverse settimane a prendere una decisione, consentendogli di iniziare la campagna elettorale e forse di arrivare a ridosso delle elezioni senza una condanna definitiva.
Secondo i primi sondaggi, Lula è favorito alla vittoria delle elezioni, con circa il 36 per cento dei consensi, il doppio del suo rivale principale, l’ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro, di estrema destra. Dopo la sentenza ci sono infatti state proteste nel paese, soprattutto a Porto Alegre e San Paolo. Lula ha sempre detto di essere innocente, e che il processo ha motivazioni politiche. È stato presidente del Brasile per due mandati (otto anni) fino al 2011, e durante il suo periodo al governo il Brasile ha vissuto un periodo di grandissima crescita economica e aumento della sua influenza internazionale.
Insieme a Lula, molti membri del suo partito – il Partito dei Lavoratori di sinistra – sono stati coinvolti in diverse altre inchieste giudiziarie su casi di corruzione ai più alti livelli politici in Brasile, avviate tre anni fa e che riguardano quasi tutte i rapporti tra partiti, politici e aziende alla ricerca di favori per ottenere contratti con Petrobras. Tra gli altri Dilma Rousseff, che proprio Lula scelse perché gli succedesse alla guida del partito e che è stata presidente del Brasile dal 2011 fino alla sua destituzione nel 2016, e l’attuale presidente Michel Temer, accusato di corruzione, partecipazione a un’associazione a delinquere e ostruzione alla giustizia.