A Città del Capo sta per finire l’acqua
Il 12 aprile il servizio idrico potrebbe essere interrotto, per via di una siccità che va avanti da anni e che è stata ignorata dalle autorità
A Città del Capo, la terza città più popolosa del Sudafrica, il servizio idrico cittadino potrebbe essere interrotto a partire dal prossimo 12 aprile, per via della grave siccità che va avanti da alcuni anni. La data in cui si prevede finirà l’acqua, conosciuta come “Day Zero”, era stata fissata per il 22 di aprile, ma è stata anticipata per via di un abbassamento nel livello dell’acqua delle dighe che riforniscono l’acquedotto della città. Dal 12 aprile in poi, a meno di una drastica riduzione dei consumi da parte degli abitanti, le persone dovranno fare la coda a 200 pompe dell’acqua per rifornirsi di una razione quotidiana di 25 litri d’acqua.
Città del Capo è rifornita da sei grandi dighe disposte nelle zone montuose intorno alla città, che si riempiono d’acqua soprattutto in inverno, da maggio ad agosto, svuotandosi maggiormente d’estate, tra dicembre e febbraio. A partire dagli anni Novanta la popolazione di Città del Capo è aumentata rapidamente, passando da 2,4 milioni di abitanti a quasi 4 milioni, senza che la capacità del sistema di dighe crescesse allo stesso ritmo. Gli ultimi tre anni, poi, sono stati i più secchi nel paese dal 1933, cioè da quando viene registrata l’umidità in Sudafrica. Le dighe ora sono piene al 17 per cento, contro il 77 per cento del settembre 2015, prima della siccità.
Questa combinazione di eventi ha provocato una grave crisi nella città, che è stata peggiorata dalle poco attente abitudini dei suoi abitanti a consumare l’acqua. Ogni giorno, i consumi superano di 500 milioni di litri la quantità d’acqua che dovrebbe essere utilizzata per evitare l’esaurimento delle scorte. Nelle scorse settimane, la città ha pubblicato una lista dei nomi chi supera i limiti, e ha inasprito le multe, producendo liste di consigli per risparmiare acqua pubblica, facendo docce più brevi e riparando le perdite in case. Ma l’amministrazione è ora accusata di essere intervenuta troppo tardi, ignorando gli avvertimenti degli esperti, che cominciarono anni fa. Per anni, la città ha per esempio respinto le proposte di costruire un impianto di desalinizzazione, lanciando progetti per farlo soltanto recentemente, e troppo in ritardo.
Un vero piano per contenere i consumi e scongiurare la crisi è stato applicato soltanto lo scorso ottobre, ma ancora oggi è poco chiaro cosa succederà se davvero la rete idrica sarà interrotta. Non si sa come faranno le persone a trasportare le razioni d’acqua per intere famiglie, o se nel conteggio è inclusa l’acqua per gli sciacquoni dei bagni. Per ora, il limite individuale imposto dall’amministrazione è di circa 87 litri al giorno, ma da febbraio sarà ridotto a 50. Già ora, però, soltanto il 39 per cento della popolazione lo rispetta. La città ha proibito di riempire le piscine, lavare le auto, lavare i marciapiedi, innaffiare i giardini e i campi sportivi.
Ma in molti accusano anche il governo nazionale del Congresso Nazionale Africano (ANC), visto che è compito dello stato finanziare le infrastrutture pubbliche, e all’amministrazione cittadina spetta occuparsi soltanto della distribuzione. I ritardi nella gestione del problema della siccità a Città del Capo sono dipesi anche dal fatto che dal 2006 l’Alleanza Democratica, partito di opposizione dell’ANC, governa la città, e dal 2009 la provincia, complicando la collaborazione della città con lo stato. Se dovesse davvero finire l’acqua a Città del Capo, sarebbe la prima volta che succede in una città di un paese sviluppato.