In Francia le guardie carcerarie protestano da nove giorni
Dopo una serie di aggressioni da parte di detenuti chiedono migliori misure di sicurezza e nuove assunzioni
Lunedì 22 gennaio la ministra della Giustizia francese Nicole Belloubet ha incontrato i rappresentanti dei sindacati delle guardie carcerarie per mettere fine a una serie di proteste iniziate più di una settimana fa per chiedere migliori condizioni di sicurezza e stipendi più alti per gli agenti dei penitenziari. Le trattative, tuttavia, non hanno avuto successo e le proteste – tra cui i blocchi delle attività delle carceri, per cui i detenuti non possono uscire dalle celle per tutto il giorno – continueranno anche oggi.
Le proteste erano cominciate per via di una serie di aggressioni subite dalle guardie da parte dei detenuti. Prima fra tutte quella avvenuta l’11 gennaio, quando tre guardie del carcere di massima sicurezza di Vendin-le-Vieil, nel nord della Francia, erano state aggredite da un detenuto con una condanna per terrorismo. Venerdì, in Corsica, tre prigionieri avevano attaccato due guardie con un coltello e una era stata ferita gravemente. Domenica, nel più recente degli episodi, due guardie erano state aggredite nel carcere di Longuenesse, sempre nel nord del paese.
Lunedì le guardie di più di 120 dei 188 penitenziari del paese hanno partecipato alle proteste, anche se solo 35 carceri sono state bloccate completamente: tra queste il penitenziario di alta sicurezza di Fleury-Mérogis, vicino a Parigi, che è la prigione più grande d’Europa con 4.300 detenuti; circa 150 guardie ne hanno bloccato l’ingresso creando delle barricate di copertoni e pallet. La settimana scorsa le guardie di Fleury-Mérogis si erano scontrate con la polizia che aveva usato del gas lacrimogeno contro di loro.
In totale le guardie carcerarie francesi sono 28mila, mentre al primo gennaio i detenuti erano 68.974, molti di più rispetto ai 59.765 per cui ci sarebbero posti nei penitenziari: la Francia è il quarto paese europeo con le carceri più affollate, dopo Macedonia, Ungheria e Romania, subito prima dell’Italia.
Attraverso i sindacati le guardie hanno rifiutato la proposta del governo di risolvere la situazione assumendo 1.100 nuove guardie nei prossimi quattro anni, di cui cento nel 2018. La proposta prevedeva anche l’introduzione di nuove misure di sicurezza per le guardie e l’introduzione di un regime carcerario specifico per i detenuti condannati per terrorismo e “radicalizzati”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di presentare una «riforma completa del sistema carcerario» entro la fine di febbraio.