Chi fu Sergei Eisenstein, che nacque oggi 120 anni fa
Fu uno dei più grandi e moderni registi del suo tempo: cambiò il modo di fare cinema con le sue idee innovative sul montaggio e sull'inquadratura
Il regista sovietico Sergei Eisenstein nacque 120 anni fa oggi a Riga, nell’attuale Lettonia: sarebbe diventato uno dei registi più importanti e influenti della prima metà del Novecento, noto per aver rivoluzionato le idee di montaggio e di inquadratura, e citato in tutti i manuali di storia del cinema. Film come La corazzata Potëmkin, Aleksandr Nevskij e Ottobre sono considerati imprescindibili per chiunque voglia studiare la materia. Eisenstein è anche famoso come teorico del cinema: i suoi saggi sono citati e studiati ancora oggi.
Il padre di Eisenstein, di origini tedesche, e la madre, di origini svedesi, erano entrambi benestanti, e si trasferirono diverse volte quando Sergei era piccolo. Nel 1909 divorziarono dopo un episodio di infedeltà della madre: Sergei rimase a Riga con il padre, che supervisionò la sua educazione e lo indirizzò verso la professione di architetto. Si iscrisse all’istituto di ingegneria civile di San Pietroburgo, dove si dedicò all’architettura e all’ingegneria, ma si scoprì più interessato da materie come l’estetica, la psicologia e la storia dell’arte: avrebbe voluto studiare pittura e trasferirsi all’accademia di belle arti, ma un insegnante gli consigliò di lasciar perdere perché non aveva abbastanza talento.
La passione di Eisenstein per il disegno iniziò durante l’infanzia e rallentò solo quando cominciò a fare i suoi primi film, di cui realizzò comunque degli storyboard: pare che ritenesse l’opera di Walt Disney «il più grande contributo del popolo americano all’arte». Gli schizzi di Eisenstein non erano pensati per la diffusione al grande pubblico: li teneva per sé e per una ristretta cerchia di persone, ed erano ispirati dalle altre sue grandi passioni per il circo e per il teatro. Disegnò anche soggetti più strani: atti sessuali tra uomini e donne, uomini e uomini, creature bizzarre e esseri umani, esseri umani e oggetti.
Nel 1917 Eisenstein interruppe gli studi per partecipare alla rivoluzione bolscevica come membro dell’Armata rossa, quindi lavorò alla campagna propagandistica del regime dove ottenne questa volta riconoscimenti e approvazioni. Fu trasferito a Minsk, nell’odierna Bielorussia, dove approfondì le sue conoscenze nel campo dell’arte e del teatro. Nel 1920 si spostò a Mosca per lavorare per il Proletkult, l’«organizzazione culturale-educativa proletaria» che era incaricata di definire le basi di una nuova arte sovietica. Dopo le prime produzioni teatrali, cominciò a dedicarsi al cinema con i primi cortometraggi e lungometraggi nei primi anni Venti, occupandosi anche di teorizzare le applicazioni dell’arte al contesto sovietico e socialista.
Il suo primo lungometraggio, Sciopero!, uscì nel 1924, e raccontava la crudele repressione di uno sciopero in una fabbrica. Conteneva già alcune delle innovazioni che perfezionò in La corazzata Potëmkin, che uscì nel 1925 e ottenne un grandissimo successo internazionale tra quella che era l’appena nata critica cinematografica. In Italia gode ancora oggi di una grande popolarità per via del film Il secondo tragico Fantozzi, in cui Paolo Villaggio pronuncia la famosa frase «La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca».
È un film muto e in bianco e nero, ovviamente, diventato celebre per il suo uso di un montaggio serrato e fatto per colpire con certi dettagli lo spettatore (si parla in gergo di “cine-pugni”). Proprio le innovazioni nel montaggio, inteso come strumento capace di trasmettere forti emozioni nello spettatore, sono considerate tra i suoi contributi più importanti alla storia del cinema. In La corazzata Potëmkin Eisenstein usò principalmente attori non professionisti, e concentrò il film più sulle masse che sui singoli personaggi, per applicare la sua idea di cinema come mezzo per trattare grandi questioni sociali.
È diviso in cinque atti, e parla dell’ammutinamento di alcuni marinai dopo che viene servito loro del cibo andato a male, della morte di alcuni di loro e dell’esposizione di uno dei morti in un porto di Odessa, nell’attuale Ucraina, sul mar Nero. La scena più famosa è quella ambientata sulla scalinata di Odessa, nella quale i soldati sono mostrati solo con dettagli che li rendono meno umani (“gli stivali”), mentre la gente che è vittima delle loro azioni è mostrata con dettagli più impressionanti: “l’occhio della madre”, “la carrozzella con il bambino”, sempre per citare Villaggio.
Alla Corazzata Potëmkin seguì Ottobre, del 1928, commissionato dal regime in occasione del decimo anniversario della rivoluzione, e poi Il Vecchio e il Nuovo. I due film continuarono a impressionare positivamente la critica internazionale, ma non piacquero in Unione Sovietica, dove le sperimentazioni di Eisenstein non erano più gradite. Dopo essere stato costretto a rimaneggiare i suoi film e a fare pubblicamente autocritica, Eisenstein se ne andò prima in Europa e poi a Hollywood, chiamato dalla Paramount nel 1930. Avrebbe dovuto fare un film tratto dal romanzo Una tragedia americana di Theodore Dreiser, ma nemmeno negli Stati Uniti le sue idee furono approvate, e saltò tutto.
Tornò prima a Mosca, dove continuava a non essere gradito dal regime di Josip Stalin, e poi riuscì ad andare in Messico per girare un documentario. Ma durante le riprese fu richiamato in Unione Sovietica, e non poté mai montare il materiale girato, che fu usato in molti modi senza il suo consenso. Tornato a Mosca, nel 1938 girò Aleksandr Nevskij, sull’eroe nazionale russo del Duecento, riguadagnando la stima di Stalin. Realizzò poi due film su Ivan il Terribile: il primo fu approvato dal regime, il secondo no, e non fu distribuito. Morì il 2 febbraio 1948 di infarto, a 50 anni.