Gli ultimi a parlare il patuá
È una lingua creola che si parlava a Macao – mette insieme malese, singalese, cantonese e portoghese – e rischia di sparire
Macao, come Hong Kong, è una regione amministrativa speciale che dipende dalla Cina, ed è formata da una parte continentale e da due isole. Rispetto a Hong Kong ha una maggiore complessità linguistica: si parla cantonese, inglese, mandarino, portoghese e un dialetto chiamato patuá che però sta scomparendo. Il patuá è una lingua creola derivata principalmente da malese, singalese, cantonese e portoghese.
Brevissima storia di Macao
Macao faceva parte dell’Impero cinese e nel 1557 divenne una colonia dei portoghesi, a cui inizialmente fu concesso di costruire dei rifugi temporanei in cambio del pagamento di tasse doganali e della liberazione dell’area dai pirati. Ben presto cinesi e portoghesi trovarono anche un’altra forma di collaborazione: ai mercanti cinesi era proibito per decreto imperiale lasciare il paese e i portoghesi divennero dunque i loro agenti di commercio. Macao divenne un importante centro economico e della cristianità, una base in estremo Oriente per le missioni dei gesuiti: era abitata da portoghesi, da cristiani provenienti dal Giappone e dalla Malacca (in Malesia, la più importante colonia portoghese, a quel tempo, nel sud-est asiatico), da molti cinesi e dai macanesi, gruppo nato dalla mescolanza tra portoghesi e asiatici.
Dopo la fine dell’impero coloniale portoghese, Macao divenne un territorio speciale del Portogallo; nel 1999, come stabilito da un accordo del 1987, passò alla sovranità della Repubblica popolare cinese con lo status di “regione amministrativa speciale”.
La lingua patuá
La lingua patuá è una lingua creola che si sviluppò in Malacca e che arrivò a Macao quando i portoghesi vi si insediarono. Combina il portoghese con il cantonese e il malese, e porta le tracce delle altre lingue che si parlavano nei luoghi che facevano parte delle rotte commerciali del Portogallo. Il patuá si sviluppò fino a diventare la lingua della comunità di Macao: i macanesi, nati per lo più dai matrimoni tra i colonizzatori portoghesi e le donne cinesi. All’inizio del Ventesimo secolo questa lingua era ancora parlata, ma cominciò il suo declino a partire dagli anni Trenta, dopo l’imposizione del portoghese come lingua ufficiale di Macao. Il portoghese divenne una specie di status symbol (chi parlava patuá era considerato un portoghese povero) e i vantaggi socioeconomici associati a quella stessa lingua portarono alla stigmatizzazione del patuá, che continuò a essere parlato soprattutto privatamente, nelle case.
Sul sito dell’Unesco c’è un elenco sulla vitalità delle circa 6 mila lingue parlate nel mondo, con l’elenco di quelle che risultano in difficoltà in base a cinque criteri di gravità: che sono vulnerabili, che sono in pericolo, che sono in serio pericolo, che rischiano di sparire o che si sono già estinte (dagli anni Cinquanta in poi). I dati sulla lingua patuá non sono molto aggiornati, ma si dice che nel 2000 solamente 50 persone nel mondo ancora la parlavano. La lingua è stata dunque classificata nel 2009 a rischio di estinzione: nel grafico qui sotto, per capirci, sta nella fetta rossa.
Il Guardian ha intervistato una delle poche decine di persone che sanno il patuá, cioè Aida de Jesus, che ha 102 anni: «A scuola mi è stato insegnato il portoghese e ci è stato detto di non parlare patuá. Se avessi parlato patuá a scuola non mi avrebbero capita». Elisabela Larrea, una dottoranda che ha un blog, raccoglie informazioni sul patuá per chi sa l’inglese e il cinese e racconta le storie e i problemi che i suoi familiari hanno dovuto affrontare parlando quella lingua. Larrea fa parte di una piccola comunità di Macao che vuole contribuire a preservare il patuá come pezzo di storia della cultura macanese.
Miguel de Senna Fernandes, sempre intervistato dal Guardian, è un avvocato e fa parte di un gruppo teatrale che mette in scena opere in lingua patuá. Fernandes ha spiegato che il desiderio di salvare la lingua patuá ha anche a che fare con un problema più generale: il cambiamento che c’è stato a Macao a partire dal 1999, data della “restituzione” della regione alla Cina.
Nel 2001 le licenze per i casinò sono state liberalizzate e Macao è diventata una specie di Las Vegas locale. L’industria del gioco d’azzardo ha portato ricchezza e crescita, ma anche molti cambiamenti sociali e la marginalizzazione della cultura locale macanese. Larrea ha spiegato che «il 95 per cento della popolazione di Macao è attualmente cinese. Anche mio marito è cinese. Se avrò dei bambini cercherò di trasmettere loro i valori macanesi, ma dubito che i miei nipoti sentiranno anche solo la parola patuá. Penso che fra tre o quattro generazioni la lingua non sarà più utilizzata». Ciò che si è maggiormente conservato, delle tradizioni macanesi anche tra le giovani generazioni, è invece la cucina: la lingua materna resta invece la questione più debole.
Di seguito trovate un po’ di parole in patuá, per chi volesse dare il proprio contributo (le immagini sono dal blog di Elisabela Larrea, Belmaquista):