La versione di Renzi e De Benedetti sulle banche popolari

Ieri sono entrambi intervenuti in tv per spiegare come andò quel famoso e controverso colloquio: cosa torna e cosa meno nelle loro storie

(ANSA)
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Ieri il segretario del PD Matteo Renzi e Carlo De Benedetti, imprenditore e fondatore di Repubblica, sono entrambi intervenuti in televisione – Renzi a Matrix su Canale 5 e De Benedetti a Otto e mezzo, su La7 – per dare la loro versione sul caso delle banche popolari. Renzi è stato criticato per un colloquio in cui avrebbe fornito informazioni privilegiate a De Benedetti sulla riforma delle banche popolari che sarebbe stata approvata entro pochi giorni; grazie a quelle informazioni, ottenute prima che l’imminenza della riforma fosse ufficiale, De Benedetti sarebbe riuscito a guadagnare 600 mila euro in pochi giorni. Entrambi hanno sostenuto che il colloquio ci sia stato ma che Renzi non disse a De Benedetti niente che non fosse già di pubblico dominio.

Il caso è iniziato la scorsa settimana, quando il Corriere della Sera e il Fatto hanno pubblicato il testo di una registrazione telefonica del 16 gennaio 2015. Nella registrazione si sente De Benedetti dire a una persona incaricata di gestire i suoi investimenti di acquistare azioni delle banche popolari perché, spiega De Benedetti, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi gli aveva detto che in quei giorni sarebbe stata approvata la riforma che le riguardava. La riforma ne avrebbe aumentato il valore azionario. De Benedetti dice anche che Renzi gli aveva accennato almeno uno dei punti fondamentali della riforma, cioè che avrebbe eliminato il voto capitario per le popolari più grosse. Nella registrazione si legge:

De Benedetti: Faranno un provvedimento. Il governo farà un provvedimento sulle Popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane.
Bolengo: Questo è molto buono perché c’è concentrazione nel settore. Ci sono troppe banche popolari. Sa, tutti citano il caso di Sondrio città di 30 mila abitanti.
De Benedetti: Quindi volevo capire una cosa (incomprensibile) salgono le Popolari?
Bolengo: Sì su questo se passa un decreto fatto bene salgono.
De Benedetti: Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa.
Bolengo: Se passa è buono, sarebbe da avere un basket sulle Popolari. Se vuole glielo faccio studiare, uno di quelli che potrebbe avere maggiore impatto e poi però bisognerebbe coprirlo con qualcosa.

Renzi avrebbe annunciato pubblicamente la riforma delle banche popolari soltanto la sera di venerdì 16 gennaio, a borse chiuse, cioè il giorno dopo il colloquio con De Benedetti. L’ordine di acquisto da parte di De Benedetti partì poche ore prima dell’annuncio con le borse ancora aperte. Lunedì, alla riapertura del mercato, le banche popolari ebbero un rialzo del loro valore in borsa e De Benedetti, vendendo le azioni pochi giorni dopo, realizzò un guadagnò di seicentomila euro. Secondo CONSOB, l’autorità garante della Borsa che aprì un’indagine sull’acquisto fatto da De Benedetti, e secondo la procura di Roma, a cui CONSOB ha passato i fascicoli, nessuno dei due ha commesso il reato di abuso di informazione privilegiata, a volte chiamato insider trading. CONSOB e procura hanno stabilito che, per compiere il reato, Renzi avrebbe dovuto fornire a De Benedetti dettagli più precisi di quelli emersi dalla registrazione. In particolare, avrebbe dovuto dirgli che la riforma sarebbe stata approvata rapidamente tramite un decreto legge e non con un più macchinoso disegno di legge. Non sono emerse prove che Renzi abbia fornito questo dettaglio a De Benedetti e quindi le indagini di CONSOB e della procura sono state archiviate o sono in via di archiviazione.

Rimane però l’aspetto politico della vicenda, e cioè se Renzi abbia fornito informazioni che era poco opportuno passare a un imprenditore e se De Benedetti abbia realizzato un guadagno grazie a queste informazioni. Ieri, in televisione, hanno entrambi negato. De Benedetti ha raccontato che Renzi gli disse della riforma al termine di un colloquio che i due ebbero a Palazzo Chigi, in cui vennero affrontati vari temi. La conversazione sulle banche popolari, dice De Benedetti, sarebbe durata pochi secondi, mentre lui si trovava già a pochi passi dall’ascensore di fronte a un “usciere”. Renzi ha confermato la versione di De Benedetti, aggiungendo che non era un usciere ma un poliziotto.

Come ha scoperto Angelo Mincuzzi, giornalista del Sole 24 Ore, questa è la stessa versione che De Benedetti ha fornito anche durante un colloquio con la CONSOB, durante le indagini sul possibile abuso di informazioni privilegiate. Curiosamente, proprio in quel colloquio, De Benedetti raccontò di un’altra conversazione simile che aveva avuto pochi giorni prima in Banca d’Italia, dove incontrò il direttore generale Fabio Panetta. Alla fine dell’incontro, anche Panetta gli accennò vagamente della riforma delle banche popolari e anche questa confidenza, raccontò De Benedetti alla CONSOB, avvenne di fronte a un ascensore, mentre l’imprenditore si apprestava a uscire dall’edificio.

Sia Renzi che De Benedetti, quindi, ammettono il colloquio sulle banche popolari del 15 gennaio ma sostengono che fu una discussione superficiale, in cui non vennero discusse informazioni particolareggiate sulla riforma. CONSOB e procura hanno stabilito che l’unica informazione sensibile che avrebbe potuto configurare un reato era una comunicazione dell’esatta data in cui sarebbe stata approvata la riforma e quella dello strumento che il governo avrebbe utilizzato. Visto che non sono emerse prove di queste comunicazioni, il caso è stato archiviato. De Benedetti e Renzi però dicono anche un’altra cosa, e cioè che il 15 gennaio, quando avvenne il colloquio, la notizia che presto sarebbe stata approvata una riforma delle banche popolari era oramai di dominio pubblico. De Benedetti l’ha definita un “segreto di Pulcinella”, mentre Renzi ha ripetuto più volte di non aver mai detto in privato cose che non aveva detto in pubblico.

Queste affermazioni, però, sono contestabili. Per esempio non risultano dichiarazioni pubbliche di Renzi sulla riforma nelle settimane precedenti all’incontro con De Benedetti. Dopo l’annuncio della sera del 16, Repubblica infatti titolava: «Blitz di Matteo Renzi nel mondo del credito e, più in particolare, nel mondo delle popolari». La stessa CONSOB ha stabilito che la riforma delle banche popolari divenne una notizia ufficialmente nota al pubblico soltanto la sera del 16 gennaio 2015. Prima di quella data gli unici accenni pubblici alla riforma erano due brevi articoli di giornale, uno pubblicato il 3 e l’altro il 6 gennaio, in cui si ipotizzava genericamente la possibilità di un qualche tipo di riforma delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo (una riforma, inoltre, di cui si parlava ciclicamente da anni).