Il crollo di Bitcoin e delle criptovalute, spiegato
Da lunedì a oggi l'intero mercato ha perso oltre il 35 per cento: qualcuno dice che è scoppiata la bolla, molti invitano alla calma
A partire dalla notte tra lunedì e martedì, Bitcoin e quasi tutte le principali criptovalute sono crollate di valore: con alcune eccezioni hanno perso fino al 40 per cento, in quello che è finora il peggior momento del mercato delle criptovalute dopo la loro grande crescita della seconda metà del 2017. Secondo il sito Coin Market Cap, il totale del mercato delle criptovalute è passato da circa 700 miliardi di dollari a circa 440 tra lunedì e mercoledì: un crollo del 37 per cento. Tra commenti allarmistici e altri rassicuranti, in molti stanno provando a valutare la reale entità del fenomeno, a spiegarla e a prevedere cosa accadrà adesso.
Bitcoin ha perso circa il 30 per cento, partendo da 14.271 dollari e arrivando sotto i 10mila, una cifra che non veniva raggiunta dallo scorso novembre (a fine dicembre arrivò quasi a 20mila dollari). Ethereum, la seconda criptovaluta per volume d’affari, ha perso più del 35 per cento, passando da oltre 1.300 dollari a circa 835 dollari. Ripple, la terza criptovaluta, ha perso oltre il 40 per cento, passando da 1,83 dollari a meno di un dollaro. Queste quotazioni sono quelle del sito Coindesk e possono variare leggermente rispetto a quelle di altri servizi simili, perché sono calcolate in tempo reale sulla base degli scambi che avvengono sui siti di exchange di tutto il mondo. Alcuni servizi hanno deciso di escludere dai propri calcoli gli exchange sudcoreani, che sono molto in agitazione negli ultimi tempi (ci arriviamo), e possono quindi fornire quotazioni un po’ diverse.
Il crollo delle ultime 48 ore sta continuando, ovviamente intervallato da lievi e brevi riprese. La prima cosa da tenere presente per analizzare l’andamento del mercato delle criptovalute di queste ore è che, nonostante le enormi perdite, è solo tornato più o meno ai livelli di metà dicembre. È quindi un grande crollo seguito a un picco enorme, e non significa che “sia scoppiata la bolla”, cioè che il mercato sia collassato: o perlomeno non ancora. Contrariamente a quello che si legge in giro online, è praticamente impossibile prevedere con certezza se sia l’inizio della fine delle criptovalute, o soltanto un momento passeggero che sarà seguito da un nuovo aumento.
Questo perché il mercato delle criptovalute è estremamente volatile, cioè può fluttuare moltissimo tra picchi e crolli, improvvisi e non necessariamente collegati a eventi concreti. Molti esperti di criptovalute sostengono che quello in corso sia un semplice assestamento del mercato, un evento normale dopo la grandissima crescita degli ultimi mesi.
Vista la sua grande volatilità, il mercato delle criptovalute è molto esposto a quello che viene definito «panic selling», cioè quello che succede quando molti investitori vendono per paura di un crollo del valore del proprio bene, contribuendo in questo modo al suo andamento negativo. In molti attribuiscono il crollo delle ultime ore al susseguirsi di notizie potenzialmente dannose per il mercato delle criptovalute, e in particolare alla notizia di una possibile chiusura dei siti di exchange sudcoreani.
La Corea del Sud è infatti il terzo paese al mondo per volume d’affari in criptovalute: la settimana scorsa il ministro della Giustizia ha annunciato la decisione di chiudere i siti di exchange (le motivazioni riguardano soprattutto la volontà dei governi di regolamentare un mercato che finora era stato sostanzialmente ignorato). Dopo l’annuncio del ministro della Giustizia, il primo ministro ha precisato che è soltanto un’ipotesi e che comunque ci vorrebbero mesi per attuarla.
L’incertezza sul futuro dei siti di exchange sudcoreani, la cui chiusura sarebbe un grosso problema per il mercato delle criptovalute, ha causato agitazione tra molti investitori, che per questo hanno iniziato a vendere. Ma attribuire il crollo del mercato a un’unica causa sarebbe un errore, anche perché sono circolate notizie poco rassicuranti anche dalla Cina, che sembra voler sganciarsi dai bitcoin limitando il settore del cosiddetto “mining” (se non capite di cosa si parla, qua c’è la versione lunga) e gli accessi ai siti di exchange. Ma sono notizie che non sono né chiare né confermate, vista la difficoltà di ottenere informazioni sulla Cina. Ha influito in questi cali anche la chiusura di Bitconnect, una piattaforma per investire e scambiare bitcoin, che era sospettata di truffare gli utenti con uno schema Ponzi.
C’è però una cosa che hanno fatto notare in molti, per rassicurare gli investitori: per qualche motivo – ci sono varie teorie – il mercato delle criptovalute attraversa un crollo ogni gennaio. Nel 2015 Bitcoin perse il 33 per cento, nel 2016 il 16 per cento, nel 2017 il 17 per cento, sempre intorno al 12 gennaio e sempre nel giro di poche ore. Quello delle ultime ore, quindi, potrebbe anche essere un crollo in qualche modo “fisiologico”: ma sarebbe comunque molto più accentuato del solito, e le moltissime cose cambiate nel settore negli ultimi mesi suggeriscono di diffidare da chi ritiene il crollo un semplice fenomeno stagionale.
Ad ogni modo, molti investitori stanno approfittando di questo momento per comprare criptovalute a un prezzo più basso di quello recente, o addirittura aspettando che il valore scenda ulteriormente per comprarle pagandole il minimo possibile. È la pratica che nel gergo si chiama “buy the dips”, che prevede di comprare una criptovaluta quando scende di valore e rivenderla una volta che è tornata ad aumentare. Bisogna però avere fiducia nel fatto che il mercato delle criptovalute si riprenda, cosa non scontata.
Altre teorie, più cospirazioniste e contestate da molti, attribuiscono il calo di questi giorni alle speculazioni di pochi, grandi investitori, chiamati in gergo “balene”: in particolare si è parlato di quelli che hanno scommesso su un calo del valore di Bitcoin attraverso i contratti futures, che dallo scorso dicembre sono acquistabili alla borsa di Chicago. Sono contratti con i quali, semplificando, si può scommettere sul fatto che un determinato bene scenda o salga di valore: secondo queste teorie, gli investitori avrebbero influenzato il mercato per fare scendere il valore di Bitcoin, sulla base della scommessa fatta un mese fa con i contratti futures.