Un giudice ha dato torto a Trump sull’immigrazione
In particolare sul programma per proteggere gli stranieri arrivati da piccoli negli Stati Uniti, di cui Trump aveva annunciato la fine
Un giudice federale della California ha bloccato l’ordine esecutivo con cui il presidente statunitense Donald Trump aveva annunciato la fine del Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), un programma federale che protegge gli stranieri arrivati negli Stati Uniti da piccoli. Il programma era stato introdotto da Barack Obama nel 2012 e ha evitato che circa 800mila persone, arrivate illegalmente da bambine al seguito dei genitori, rischiassero l’espulsione. Queste persone – che oggi sono adulti, lavorano, pagano le tasse, eccetera – dopo marzo sarebbero state esposte di nuovo al rischio di espulsione.
Trump ne aveva annunciato la fine a settembre, chiedendo al contempo al Congresso di trovare una soluzione legislativa entro il 5 marzo 2018, data in cui il programma avrebbe dovuto cessare ufficialmente di proteggere le 800mila persone interessate. La decisione di Trump era stata appellata da diversi procuratori generali e associazioni che proteggono i diritti umani. Proprio ieri Trump aveva presieduto un incontro fra parlamentari Repubblicani e Democratici, organizzato per trovare un compromesso sulla legge che sostituirà il DACA. L’incontro è stato trasmesso in diretta per quasi un’ora, una cosa molto rara per negoziati di questo genere: il New York Times ipotizza che l’amministrazione Trump abbia voluto dimostrare che Trump è ancora in grado di condurre incontri del genere, nonostante le molte voci sul suo stato di salute e più in generale sul suo approccio alla presidenza.
L’immigrazione è stato uno dei punti più importanti della campagna elettorale di Trump, e rimane uno dei temi a cui la sua base sembra più sensibile. Trump, però, ha fatto capire che non intende forzare la mano per includere alcuni punti specifici nella legge che sostituirà il DACA, e che gli interessa solamente risolvere il problema. «La firmerò. Non dirò cose del tipo “voglio questo o quello”. La firmerò e basta», ha spiegato ai parlamentari presenti.
Il giudice californiano che ha ordinato all’amministrazione Trump di mantenere in piedi il DACA ha spiegato che il programma dovrà rimanere attivo finché non sarà sostituito, oppure fino a quando la decisione di Trump non verrà valutata da un giudice di grado più alto. Il governo federale potrebbe decidere di appellarsi ma così facendo la questione arriverebbe probabilmente davanti alla Corte Suprema, allontanando ulteriormente una soluzione in tempi brevi. Un portavoce del dipartimento della Giustizia ha comunque spiegato che la posizione dell’amministrazione Trump non è cambiata: «il DACA è stato approvato in maniera unilaterale dopo che il Congresso si era rifiutato di estendere i benefici in questione a questo gruppo di clandestini. Di conseguenza, il Congresso è stato aggirato in maniera illegale».
Non è ancora chiaro se la legge che sostituirà il DACA proteggerà tutte le persone che finora ne sono state interessate, né quanto ci vorrà perché Repubblicani e Democratici trovino un compromesso.