Le due Coree si stanno parlando
E lo stanno facendo in un posto surreale, nel mezzo del confine più militarizzato al mondo, dove tutto è diviso a metà: il "villaggio della tregua"
La Zona demilitarizzata coreana (DMZ) è una striscia di terra che divide completamente in due la penisola coreana e segna il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Nonostante il nome, è una delle aree più militarizzate al mondo: è sorvegliata da migliaia di soldati, è piena di mine antiuomo ed è divisa da un recinto di filo spinato. A ovest, vicino al mar Giallo, c’è un posto che si chiama Area di sicurezza congiunta, più conosciuto con il nome inglese “Joint Security Area”. Qui, vicino a quello che una volta era il paese nordcoreano di Panmunjom, fu firmato l’armistizio che mise fine alla guerra tra le due Coree, nel 1953, e dove per anni si sono tenuti gli unici colloqui faccia a faccia tra i rappresentanti dei due paesi. Viene chiamato il “villaggio della tregua”.
È un posto molto particolare, questo, l’unico di tutta la Zona demilitarizzata dove si può superare il confine tra i due paesi, anche se solo per pochi metri e dentro una stanza di un edificio gestito dall’ONU. È anche il posto dove oggi i rappresentanti delle due Coree si sono incontrati per la prima volta dopo due anni di silenzio, per parlare di una possibile distensione dei rapporti bilaterali. Al termine dell’incontro, la Corea del Sud ha annunciato che i due paesi si sono accordati per permettere l’invio di una delegazione nordcoreana – fatta da atleti, funzionari e sostenitori – alle Olimpiadi invernali che inizieranno il 9 febbraio a Pyeongchang, in Corea del Sud. I sudcoreani hanno proposto inoltre che gli atleti delle due Coree sfilino insieme durante la cerimonia d’apertura dei Giochi, com’era successo alle Olimpiadi invernali del 2006, ma non è ancora chiaro se i nordcoreani abbiano accettato la proposta.
La decisione di riaprire i colloqui tra Corea del Nord e Corea del Sud è stata improvvisa. Dopo avere ignorato per mesi le aperture del presidente sudcoreano Moon Jae-in, nel discorso di Capodanno il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha parlato per la prima volta di dialogo. Le due Coree si sono così accordate per ricominciare a parlarsi.
I due governi avevano già riaperto nei giorni scorsi una linea telefonica protetta che la Corea del Nord aveva smesso di usare all’inizio del 2016, dopo che l’allora presidente sudcoreana Park Geun-hye aveva deciso di chiudere un complesso industriale gestito in maniera congiunta nella città nordcoreana di Kaesong. Oggi i rappresentanti delle due Coree si sono parlati faccia a faccia, per la prima volta dopo due anni. Lo hanno fatto in uno dei tre capannoni azzurri gestiti dall’ONU che si trovano all’interno della Joint Security Area esattamente sulla linea di confine: metà in Corea del Nord, metà in Corea del Sud. Si sono seduti allo stesso tavolo, posizionato metà di qua e metà di là.
La Joint Security Area fu costruita alla fine della Guerra di Corea vicino a Panmunjom, un piccolo centro abitato che però era stato distrutto durante il conflitto. Oggi non è rimasto praticamente nulla di quello che c’era lì un tempo, ma è ancora in piedi il Museo della pace della Corea del Nord, un edificio che fu costruito per permettere la firma dell’armistizio tra le due Coree. Spesso si usano come sinonimi Joint Security Area e Panmunjom, anche se non è propriamente corretto: l’area urbana di Panmunjom, oggi disabitata, appartiene alla parte nordcoreana della Zona demilitarizzata, mentre la Joint Security Area, poco distante, è divisa in due, metà in Corea del Nord e metà in Corea del Sud.
L’unico punto in cui si può superare il confine tra le due Coree è proprio l’edificio dove avvengono i colloqui diplomatici, aperto ai turisti. Fuori, però, è assolutamente vietato. All’esterno il confine è segnato da una linea bianca che non può superare nessuno, né i turisti né i soldati. Qui i militari sudcoreani e quelli nordcoreani si guardano in faccia e stanno a pochi metri di distanza, una cosa che non avviene da nessun’altra parte.
I soldati sudcoreani sono selezionati in maniera molto rigida – per esempio devono essere cintura nera di arti marziali – indossano occhiali da aviatore e mantengono una posizione del taekwondo, con le gambe divaricate, le braccia piegate e i pugni stretti. I soldati nordcoreani, di cui non si sa molto sulle procedure di selezione, usano spesso il binocolo per guardare cosa succede al di là del confine.
Oggi per entrare nella Joint Security Area arrivando dalla parte sudcoreana si deve firmare un documento in cui si dice di sapere che si sta entrando in «un’area ostile» e che c’è la «possibilità di essere feriti o uccisi come diretto risultato di un’azione nemica». Se si arriva dalla parte nordcoreana, invece, l’atmosfera è paradossalmente più rilassata, ha raccontato Isaac Stone Fish, analista dell’ong Asia Society, che ha visitato la Joint Security Area entrando sia da sud che da nord: «I due paesi vogliono mandare un messaggio diverso. La Corea del Sud vuole mostrare quanto sia pericoloso il Nord e quanto si dia da fare per proteggersi, mentre per la Corea del Nord è più una cosa tipo, “guarda come il Sud ci vuole tenere separati”».
Della Joint Security Area si è parlato di recente per un episodio molto grave, ripreso da un video girato dalle telecamere a circuito chiuso e poi diffuso dal Comando delle Nazioni Unite. Il video mostra la fuga di un soldato nordcoreano verso la Corea del Sud. Per cercare di bloccarlo, i militari nordcoreani hanno violato per due volte l’armistizio del 1953: hanno sparato decine di colpi di arma da fuoco oltre il confine e uno di loro ha superato per pochi secondi la linea bianca a terra che divide le due Coree.
Non è stato il primo episodio di questo tipo avvenuto nella Joint Security Area. L’incidente più grave si verificò nel 1984, quando un cittadino dell’allora Unione Sovietica che si trovava in Corea del Nord superò il confine per entrare in Corea del Sud, un paese che apparteneva al blocco guidato dagli Stati Uniti. I soldati nordcoreani cominciarono a sparare per fermarlo, e quelli sudcoreani risposero. Un militare sudcoreano e tre guardie di frontiera nordcoreane furono uccise.