È un gran momento per la musica lirica in Mongolia
Giovani baritoni e tenori mongoli si stanno facendo notare in tutto il mondo: un po' è merito dell'Unione Sovietica, un po' di una vecchia tradizione
Il canto lirico è una di quelle forme tradizionali di espressione artistica che – pur piacendo solo a un contenuto numero di persone – si è diffusa in tutto il mondo, anche molto lontano dai paesi in cui si è sviluppata. Per esempio in Mongolia, da cui arrivano molti cantanti d’opera talentuosi. Nel 2017 un cantante mongolo, il 29enne Ariunbaatar Ganbaatar, ha vinto uno dei premi del concorso di canto lirico “BBC Cardiff Singer of the World”; in finale c’era anche un altro cantante mongolo, il tenore 27enne Batjargal Bayarsaikhan. Nel 2015 sempre Ganbaatar aveva vinto il primo premio per i concorrenti maschili del Concorso internazionale Čajkovskij, uno dei più prestigiosi concorsi per musicisti classici al mondo.
Del 2015 è anche la prima partecipazione di un cantante mongolo al “BBC Cardiff Singer of the World”: Amartuvshin Enkhbat, che arrivò in finale e che quest’estate ha interpretato Rigoletto nell’omonima opera di Giuseppe Verdi durante l’Opera Festival 2017 all’Arena di Verona, e più di recente al Teatro Carlo Felice di Genova. Anche Enkhbat, che ha 31 anni, è un baritono, cioè un cantante con una estensione vocale intermedia tra quelle di basso, più grave, e tenore, più acuta.
La Mongolia ha una lunga tradizione canora, in particolare nel canto armonico, un tipo di canto che in diverse varianti è diffuso in molti paesi dell’Asia, oltre che tra le donne Inuit e le donne Xhosa in Sudafrica: ciò che caratterizza il canto armonico è l’uso di bocca, gola e naso per emettere e controllare da due a tre note diverse contemporaneamente. Come i cantanti lirici, i cantanti armonici devono studiare anni e anni per affinare la propria tecnica. Esistono diversi generi musicali praticati dai cantanti armonici mongoli: la canzone epica, detta ulgher o tuul, in cui passi recitati si alternano a quelli cantati, e la canzone lunga, o urtyn duu, che non viene usata per raccontare storie ma per descrivere i paesaggi naturali delle steppe usando virtuosismi vocali.
Batzorig Vaanchig è un cantante armonico mongolo:
Il canto lirico arrivò in Mongolia grazie all’Unione Sovietica: dopo che nel 1921 la Mongolia divenne indipendente dalla Cina, il paese entrò nella sfera di influenza russa e i suoi cantanti tradizionali furono mandati in Russia, in Germania e in Polonia per studiare l’opera. Nel 1963 fu inaugurato il Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto di Ulan Bator, che si trova nella piazza centrale della città, e nacque una tradizione di canto lirico di successo. La critica musicale di BBC Kate Molleson ha cercato di capire le ragioni di questo successo viaggiando per la Mongolia e una delle persone che ha intervistato, l’antropologo Tuya Shagdar, le ha detto che per una nazione piccola come la Mongolia – in termini di popolazione, non per dimensioni, dato che pur essendo il 19esimo paese per superficie ha solo 3 milioni di abitanti – è importante distinguersi in una disciplina artistica per attirare l’attenzione del resto del mondo.
Di sicuro i cantanti lirici del paese possono ancora fare carriera in modi inaspettati: Ariunbaatar Ganbaatar è cresciuto in una famiglia di allevatori nomadi e da bambino cavalcava circa 100 chilometri al giorno; ha frequentato l’università a Ulan Bator ma solo per due anni, perché non se lo poteva permettere, e poi ha lavorato come tassista. Ha sempre cantato, ma è diventato un cantante lirico solo perché a un certo punto è entrato nell’ensemble musicale della polizia della capitale mongola. Dopo aver vinto tanti premi all’estero è diventato molto famoso in patria.