Due storie tristi e una d’amore
Lucy Kalanithi e John Duberstein si sono conosciuti perché i loro coniugi sono morti giovani e hanno scritto un libro sulla loro malattia: ora stanno insieme
Negli ultimi anni sono stati pubblicati moltissimi libri sulla morte e sul lutto, molti dei quali autobiografici: tra questi Quando il respiro si fa aria di Paul Kalanithi, un neurochirugo morto di tumore ai polmoni a 37 anni nel 2015, e The Bright Hour di Nina Riggs, una poetessa – discendente del filosofo Ralph Waldo Emerson – morta di tumore al seno a 39 anni nel 2017. Questi due libri, oltre a raccontare due storie simili, sono legati perché hanno fatto innamorare due persone. La storia, raccontata dal Washington Post, è perfetta per farci un film: sono la vedova di Kalanithi e il vedovo di Riggs.
Nina Riggs poco prima di morire consigliò a suo marito, John Duberstein, di contattare la vedova di Kalanithi, Lucy, dopo la sua morte, perché lo avrebbe aiutato ad affrontare il lutto avendo vissuto una situazione molto simile. Allora Duberstein non aveva ancora finito di leggere Quando il respiro si fa aria (il cui titolo originale è When Breath Becomes Air). Riggs invece aveva da tempo una relazione epistolare con Lucy Kalanithi, che l’aveva contattata dopo aver letto un suo articolo per la rubrica Modern Love del New York Times. Nell’articolo Riggs raccontava dei suoi dilemmi sull’acquisto di un divano che avrebbe usato poco per via della sua malattia terminale, una metafora per parlare del rimpianto di non poter più fare da madre ai suoi due figli.
Lucy Kalanithi lesse in anteprima il libro di Riggs – uscito negli Stati Uniti lo scorso giugno – e scrisse per la casa editrice una di quelle frasi entusiaste che si leggono sulle copertine dei libri. Poi restò in contatto con l’agente letteraria di Riggs per essere aggiornata sulla salute di lei e della sua famiglia. Il 24 febbraio 2017, due giorni prima della morte di Riggs, Kalanithi le scrisse via email: «Ti mando il mio affetto da tutto il mio cuore. La tua fan per sempre, Lucy». Fu Duberstein a scrivere la risposta al messaggio: «Grazie per essere stata una grande sostenitrice e un’amica per lei. Ha parlato tantissimo di te in queste ultime settimane e pensa che tu sia una persona con una grande sensibilità ed empatia. È chiaro che non si sbaglia».
Due giorni dopo la morte di Riggs, Duberstein scrisse di nuovo a Kalanithi chiedendole consigli su molte cose, tra cui come scrivere un elogio funebre per sua moglie e come riuscire a dormire di notte. Lei gli rispose dicendogli di concentrarsi sull’elogio funebre e all’inizio lasciar perdere il resto. A questo scambio di email ne seguirono molti altri. Duberstein ha detto a Nora Krug del Washington Post: «Abbiamo imparato che quando ci sono cento risposte a una email Gmail ti apre un nuovo thread».
Col tempo le cose di cui parlavano divennero un po’ più leggere. Si misero a parlare del «campo minato in cui devi gestire il fatto di starti innamorando e al tempo stesso continuare ad affrontare un lutto», ha raccontato Kalanithi. Scambiarono commenti sul gruppo privato di Facebook “Hot Young Widows Club”, cioè “Club di giovani vedovi sexy”, e poesie.
Il primo incontro tra Kalanithi e Duberstein avvenne alla fine dello scorso aprile: lei insegna alla facoltà di medicina di Stanford, in California, ma per un viaggio di lavoro era andata a Raleigh, in North Carolina, che si trova a circa un’ora di distanza dal posto in cui abitano i Duberstein. Fu la prima volta che Kalanithi e Duberstein si parlarono perché fino a quel momento si erano scambiati solo email, mai telefonate. Kalanithi ha raccontato che si tennero abbracciati a lungo, che uscirono a cena per due volte e che provarono una «forte chimica». Fino a quel punto pochissime persone sapevano del loro rapporto; tra queste i due figli di Duberstein, Freddy di 10 anni e Benny di 8, e la figlia Kalanithi, Cady, di 3 anni.
La casa editrice di The Bright Hour organizzò un tour di presentazioni per l’uscita del libro con la partecipazione sia di Duberstein che di Kalanithi. Durante una delle presentazioni, a Sausalito, in California, l’intervistatrice Kelly Corrigan chiese loro se si sarebbero fidanzati, scherzando. «John diventò tutto rosso», ha ricordato Kalanithi.
Entro la fine dell’estate la relazione non era più un segreto per familiari e amici. Entrambi cominciarono a mettere su Facebook fotografie che li mostravano insieme e organizzarono vari incontri coinvolgendo anche i bambini. Non era facile, visto che sia Duberstein che Kalanithi lavorano e vivono molto lontano. Kalanithi ha detto a Krug: «Dobbiamo trovare un posto in mezzo e trasferirci lì».
Sia lei che Duberstein portano ancora le fedi dei loro matrimoni, ma entrambi avevano ricevuto dai loro compagni dei «veri e propri permessi» di intraprendere nuove relazioni e anche sposarsi dopo la loro morte. Comprensibilmente, non è una cosa semplice: Duberstein ha detto che avere una nuova relazione è «una tragedia» per chi come lui pensava di aver trovato la compagna della sua vita in sua moglie; Kalanithi ha detto che una nuova relazione porta con sé l’inevitabile rischio di vivere un’altra volta il lutto per il proprio compagno.
Per ora comunque le cose sembrano funzionare. Insieme ai propri figli, il 31 dicembre, al tramonto, Kalanithi e Duberstein sono andati a visitare la tomba di Paul Kalanithi, dove hanno fatto suonare la sua musica preferita. Con Nora Krug hanno scherzato sul fatto che potrebbero scrivere un sequel ai libri di Riggs e Paul Kalanithi: «When Breath Becomes the Bright Hour».