«Avrò visto Renzi quattro o cinque volte in tutto»
Il capo dell'azienda leader nel settore dei sacchetti dice che lo conosce a malapena, malgrado la notizia falsa che circola online
Da giorni circola – a proposito del nuovo obbligo di pagare i sacchetti per la frutta e verdura al supermercato – una notizia falsa secondo cui il governo avrebbe introdotto la misura per favorire l’azienda di un’imprenditrice “vicina a Renzi” o “amica di Renzi”, descritta come monopolista del settore: l’azienda in questione non viene sempre citata nei messaggi-bufala ma sarebbe la Novamont, il cui amministratore delegato è Catia Bastioli.
La Novamont, che è stata fondata nel 1990 e che nel 2016 ha fatturato circa 170 milioni di euro, è leader europeo nel settore dei sacchetti biodegradabili previsti dalla nuova legge – che recepisce una direttiva europea del 2015 – e in Italia opera nel settore insieme ad altre 150 aziende, quindi non è affatto monopolista. Bastioli è stata accusata da un articolo del Giornale e da una bufala girata su WhatsApp di essere molto vicina a Renzi; in un’intervista data a Repubblica si è difesa così:
«Avrò visto Renzi quattro o cinque volte in tutto. E sia chiaro, nel 2011 non mi ha neppure invitato lui alla Leopolda ma fu Ermete Realacci a dirmi che avevo un progetto interessante e dovevo presentarlo lì. Quando poi Renzi è diventato presidente me ne sono tenuta ben alla larga dalla Leopolda».
Grazie alle biobuste a pagamento quanto guadagnerete?
«Noi nel 2016 abbiamo fatturato 170 milioni di euro, con circa una quota di mercato del 50% a livello europeo. Se invece parliamo dei numeri del business del bioplastico in Italia sono circa 450 milioni di euro totali, di tutte le imprese, che sono circa 150. […]
Ma di chi è la colpa di questo polverone?
«Certo che se si dice alla gente che dovrà pagare 50 euro l’anno… I sacchetti si pagavano anche prima, solo che non venivano evidenziati i costi pagati dai consumatori. Se adesso si dice che hanno un prezzo è per farne utilizzare meno alla gente. Si vuole diminuire la plastica e riutilizzarla per la differenziata. Ma non c’è stata la giusta informazione dal governo».