I ragazzi di Pyongyang
E le scuole, i musei, gli asili dove vengono educati, raccontati nelle fotografie di Filippo Venturi
In Korean Dream il fotografo Filippo Venturi ha raccolto le immagini scattate durante una visita in Corea del Nord, uno dei posti più chiusi al mondo (in particolare per i giornalisti): mostrano soprattutto i ragazzi di Pyongyang e gli ambienti istituzionali in cui vengono formati. Il progetto ha vinto il concorso Portfolio Italia organizzato dalla FIAF (Federazione italiana associazioni fotografiche) e fino al 4 febbraio sarà in mostra al CIFA di Bibbiena, in provincia di Arezzo.
Venturi ha viaggiato a Pyongyang e dintorni nel maggio 2017, per la rivista Vanity Fair. Lui e la giornalista con cui lavorava erano sempre accompagnati da quattro nordcoreani: l’autista, due vere e proprie guide e un fotografo. Quest’ultimo aveva il compito di fotografare loro due, Venturi e la collega, e scrivere poi un rapporto alle autorità, che avrebbero esaminato le immagini scattate da Venturi per, eventualmente, censurarlo. Venturi ha detto che gli era stato proibito fotografare i militari (a meno di ottenere il loro permesso), i cantieri edili e “tutto ciò che non era ordinato e pulito e che quindi avrebbe messo in cattiva luce il paese, quindi anche cose come un ubriaco che dormiva scomposto in un parco”.
Venturi ha detto che è stato a volte frustrante non poter fotografare liberamente, ma che le sue immagini, pur innocue per i nordcoreani, riescono comunque a raccontare la realtà: «Nel mio progetto ero focalizzato sui giovani e sugli ambienti istituzionali in cui passavano le giornate e venivano formati. Per le mie guide era un orgoglio mostrarmi questi luoghi, che per loro erano normali, io però li trovavo interessanti perché pregni di segni e simboli della propaganda». Per partire aveva dovuto preparare una relazione in cui spiegava cosa intendesse fare e cosa volesse vedere: molte di quelle cose furono approvate ma, come ha raccontato poi, il programma è stato integrato “con cose che ci tenevano a mostrarci, come il noiosissimo Museo dei Francobolli”.
In passato Venturi si era occupato della Corea del Sud con Made in Korea (che avevamo pubblicato sul Post, qui), in cui raccontava un pezzo della cultura del paese tra la chirurgia estetica, lo spirito competitivo e il benessere arrivato con il boom economico degli ultimi 50 anni. Quello sulla Corea del Nord è una sorta di secondo capitolo di un’indagine su come le due Coree indirizzino i ragazzi per raggiungere i propri obiettivi di modernità e sviluppo tecnologico: «Nel caso della Corea del Nord i giovani di Pyongyang sono formati facendo leva sulla necessità di avere persone istruite e colte, soprattutto in ambito scientifico, per lo sviluppo degli armamenti militari e della tecnologia, inseguendo il sogno della riunificazione della Corea in un paese unico». Il titolo Korean Dream si riferisce infatti al desiderio di una riunificazione tra le due Coree, quello che da decenni la dinastia dei Kim dice di desiderare.