Il 2018 sarà un grande anno per lo Spazio
Manderemo un coso su Marte, partiremo per il Sole e Mercurio, incontreremo un asteroide, lanceremo il razzo più grande di tutti e molto altro
di Emanuele Menietti – @emenietti
Il 2018 appena iniziato sarà un anno molto denso per le esplorazioni spaziali e più in generale per lo studio di tutto ciò che abbiamo intorno, dall’orbita terrestre in poi. Entro poche settimane, SpaceX sperimenterà il suo razzo più potente, il Falcon Heavy, mandando oltre l’orbita terrestre un’automobile elettrica del suo CEO, Elon Musk. La NASA invierà nello Spazio un nuovo telescopio per osservare centinaia di migliaia di stelle alla ricerca di nuovi pianeti, mentre un’altra sonda si avvicinerà moltissimo al Sole per scoprire nuove cose sulla stella più importante di tutte, almeno per noi. Torneremo anche su Marte con una nuova missione della NASA, mentre l’Agenzia Spaziale Europea si occuperà di un altro pianeta spesso trascurato: Mercurio. Faremo anche visita a un asteroide, per un piccolo prelievo. Partiamo?
Il razzo più grande della Terra
Entro la fine di gennaio, SpaceX eseguirà il primo lancio sperimentale del Falcon Heavy, il suo nuovo gigantesco razzo spaziale alto circa 70 metri che in futuro consentirà di inviare oltre l’orbita terrestre decine di tonnellate di materiale, con destinazioni come la Luna o Marte. Il lancio è atteso da molti anni, considerato che in una prima fase Elon Musk aveva ipotizzato che potesse essere realizzato nel 2013. Musk è del resto noto per annunciare scadenze che nei fatti non possono essere mantenute. Da qualche giorno il Falcon Heavy è stato portato in posizione verticale sulla rampa di lancio di SpaceX a Cape Canaveral, in Florida.
Il Falcon Heavy è formato da tre Falcon 9, i famosi razzi riutilizzabili che usa da tempo SpaceX, uniti insieme: potrà quindi sfruttare la potenza di 27 propulsori. La sua partenza sarà di sicuro uno degli eventi spaziali più seguiti di quest’anno: è il razzo più potente dai tempi del Saturn V, il grande lanciatore che portò le missioni Apollo sulla Luna tra gli anni Sessanta e Settanta. Il carico del razzo sarà la Tesla Roadster di Musk, con una traiettoria per raggiungere l’orbita di Marte, dove dovrebbe rimanere con l’autoriado accesa su Space Oddity di David Bowie.
Payload will be my midnight cherry Tesla Roadster playing Space Oddity. Destination is Mars orbit. Will be in deep space for a billion years or so if it doesn’t blow up on ascent.
— Elon Musk (@elonmusk) December 2, 2017
Alla scoperta di nuovi pianeti
Tra marzo e giugno, la NASA invierà in orbita il nuovo telescopio spaziale Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) per la ricerca di esopianeti, cioè i pianeti che si trovano all’esterno del nostro sistema solare e quindi in orbita intorno a stelle diverse dal Sole. Come il predecessore Kepler, TESS analizzerà le variazioni nella luminosità delle stelle per capire se siano in parte oscurate dal periodico passaggio dei pianeti, ma lo farà su una scala molto più grande arrivando ad analizzare circa 500mila stelle. L’obiettivo principale della missione sarà la ricerca di pianeti rocciosi come il nostro a distanze tali da rendere possibile lo studio della loro atmosfera, che potrebbe essere compatibile con la vita per come la conosciamo.
Google e la Luna
Da tempo cinque missioni sono in gara per ottenere il Google Lunar X Prize, il premio messo in palio da Google per esplorare la Luna con un robot automatico (rover) in grado di muoversi sul nostro satellite, un po’ come fa da diversi anni Curiosity su Marte. Il problema è che il premio di 20 milioni di dollari sarà erogato solo a chi avrà completato entro la fine di marzo 2018 il lancio e avviato l’esplorazione della Luna. A oggi nessuno dei cinque gruppi di ricerca rimasti in gara sembra avere risorse e tempo a sufficienza per completare la missione. È probabile che ci sia quindi un rinvio della scadenza e che per la fine di marzo non ci siano robot attivi sulla Luna.
Torniamo su Marte
La missione planetaria più attesa dell’anno riguarda il lancio del lander InSight della NASA, per lo studio delle caratteristiche geologiche di Marte. La partenza per il pianeta è prevista nel mese di maggio, con una finestra temporale di 30 giorni. Il viaggio durerà qualche mese, l’arrivo su Marte è previsto per la fine di novembre e sarà il momento più critico della missione. Atterrare su Marte non è semplice e ci sono stati diversi precedenti traumatici, che hanno comportato la perdita di diversi lander e rover (i lander una volta atterrati restano sul posto, mentre i rover si muovono sulla superficie).
Per l’atterraggio, InSight utilizzerà una serie di paracadute e alcuni retrorazzi, che dovrebbero attutire il suo arrivo sul pianeta. Dal momento dell’ingresso nella sottile atmosfera di Marte, il lander impiegherà circa 7 minuti prima di raggiungere il suolo. Una volta arrivato, studierà per due anni la composizione geologica di Marte utilizzando, tra le altre cose, una trivella per condurre studi negli strati rocciosi profondi del pianeta. InSight sarebbe dovuto partire per Marte nel 2016, ma a causa di una perdita identificata in uno dei suoi strumenti si è reso necessario un rinvio di un paio di anni.
Toccheremo il Sole, circa
Parker Solar Probe è la più importante sonda spaziale realizzata dalla NASA per analizzare il Sole e il vento solare, il flusso di particelle cariche emesso dall’alta atmosfera della nostra stella. In un certo senso questa sonda “toccherà” il Sole, anche se naturalmente non andrà a finire sulla sua incandescente superficie. Si avvicinerà comunque moltissimo in termini astronomici: mantenendo una distanza di appena 6,2 milioni di chilometri (il Sole ha un diametro di 1,39 milioni di chilometri ed è a quasi 150 milioni di chilometri da noi).
Avvicinandosi così tanto, PSB potrà analizzare approfonditamente il modo in cui si origina il vento solare, che in periodi di alta attività del Sole raggiunge la Terra causando interferenze e problemi di comunicazione, soprattutto ai nostri satelliti artificiali in orbita intorno al pianeta. La missione fornirà dati per capire come vengono spinte le particelle del vento solare. PSB sarebbe dovuta partire quasi dieci anni fa, poi lo sviluppo della missione ha subìto diversi ritardi. La sonda partirà tra la fine di luglio e le prime settimane di agosto.
Arriviamo su un asteroide
Da più di un anno, la sonda spaziale OSIRIS-REx è in viaggio verso Bennu, l’obiettivo della sua missione: un asteroide dal quale preleverà un campione per riportarlo sulla Terra. Il prossimo agosto la sonda avrà raggiunto Bennu, ma si terrà ancora a debita distanza. Dopo avere eseguito alcune manovre, resterà per circa un anno in orbita intorno all’asteroide, in modo da raccogliere quanti più dati possibile sulle sue caratteristiche. I ricercatori della NASA decideranno poi dove effettuare il prelievo del campione da portare indietro sulla Terra. Entro fine anno potremmo comunque avere le prime foto ad alta definizione di un asteroide.
In visita a Mercurio
Il pianeta Mercurio, il più prossimo al Sole, non ha finora ricevuto moltissime attenzioni per quanto riguarda le esplorazioni spaziali. Le cose cambieranno quest’anno con l’invio di BepiColombo, una sonda progettata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale del Giappone (JAXA). La sonda deve il suo nome a Giuseppe Colombo, detto Bepi, grande fisico e matematico italiano, tra i più importanti collaboratori dell’Agenzia Spaziale Italiana nel Novecento.
BepiColombo è in realtà costituita da due sonde, che saranno entrambe autonome quando raggiungeranno Mercurio: una resterà in un’orbita più vicina per studiare superficie e altre caratteristiche del pianeta, mentre l’altra si posizionerà in un’orbita più estesa per misurare il campo magnetico di Mercurio. Il lancio è in programma per il mese di ottobre, l’arrivo per il 2025.
Rocket Lab
Anche se finora se n’è parlato poco, da diversi anni la compagnia spaziale statunitense Rocket Lab sta compiendo numerosi progressi nello sviluppo di Electron, il suo primo razzo per l’invio in orbita di satelliti leggeri (massimo 150 kg) e altri sistemi a basso costo. Dopo i test dello scorso anno, la società ha in programma per le prime settimane del 2018 un nuovo lancio sperimentale: se tutto dovesse filare liscio, potrebbe essere l’ultimo test prima di iniziare a servire i primi clienti per la messa in orbita dei satelliti.
Jeff Bezos e lo Spazio
Anche se nessuna ha ancora raggiunto i risultati di SpaceX, ci sono diverse compagnie spaziali private che stanno sperimentando soluzioni per raggiungere gli strati più alti dell’atmosfera e l’orbita terrestre. Tra le più promettenti c’è Blue Origin, azienda del CEO di Amazon, Jeff Bezos. Nel 2017 la società ha eseguito diversi test del suo razzo New Shepard, il cui principale obiettivo è trasportare clienti privati a una distanza dal suolo sufficiente per fargli sperimentare la microgravità per qualche minuto. New Shepard ha dato risultati molto promettenti, soprattutto per quanto riguarda il sistema di rientro automatico del suo razzo riciclabile. La sperimentazione continuerà per tutto il 2018 e non si esclude che possa comprendere un primo volo sperimentale con esseri umani.
Virgin Galactic ci prova ancora
È una delle compagnie spaziali private attive da più tempo nello sviluppo di sistemi di volo per clienti privati, interessati a vivere per qualche minuto l’effetto della microgravità. A differenza di Blue Origin, Virgin Galactic ha sviluppato uno “spazioplano”, una sorta di aeroplano adatto a raggiungere gli strati più alti dell’atmosfera terrestre. Lo spazioplano USS Unity in fase di sperimentazione quest’anno è stato realizzato basandosi sulle esperienze raccolte con il predecessore, VSS Enterprise, che precipitò causando la morte del pilota che lo stava testando. Virgin ha anche avviato un’altra iniziativa spaziale, chiamata Orbit e dedicata allo sviluppo di razzi per l’invio di piccoli satelliti in orbita. Il 2018 sarà un anno di test per entrambi i sistemi, ma non è ancora chiaro quanti progressi saranno registrati.
Voli con equipaggi
In orbita ci sarà il classico viavai di astronauti e cosmonauti che si danno il cambio sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), la più grande base spaziale mai costruita dall’uomo. Sono in programma quattro lanci e altrettanti rientri nel corso dell’anno, sempre utilizzando i sistemi Soyuz di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa. Dal pensionamento degli Shuttle nel 2011, la NASA non dispone più di un proprio sistema per portare in orbita gli astronauti. Per questo motivo ha commissionato a SpaceX e a Boeing lo sviluppo di due sistemi di trasporto per esseri umani verso la ISS.
Ad aprile SpaceX effettuerà un test senza equipaggio della sua capsula da trasporto Dragon, in una versione studiata per ospitare esseri umani e non solo materiale. Se tutto dovesse filare liscio, ad agosto potrebbe esserci il primo test con equipaggio. Boeing dovrebbe fare altrettanto, sperimentando nello spazio la sua CST-100 ad agosto e procedendo poi con un test con equipaggio a novembre.
Entrambe le aziende avrebbero dovuto eseguire i loro test l’anno scorso, ma ci sono stati diversi ritardi per motivi tecnici e di sviluppo. Il danno d’immagine per la NASA sarebbe enorme, se qualcosa andasse storto con la perdita di vite umane, così come lo sarebbe per SpaceX o Boeing. Per questo motivo ci sono grandissime cautele nello sviluppo del progetto e non si esclude che possa essere deciso un ulteriore rinvio al prossimo anno.