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  • Martedì 2 gennaio 2018

Ci sono novità sui sacchetti per la frutta e la verdura

Dal primo gennaio devono obbligatoriamente essere biodegradabili, e costeranno qualche centesimo ciascuno

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Dal primo gennaio 2018 è entrata in vigore una legge che era stata approvata lo scorso agosto, e che prevede che i sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri, quelli utilizzati nei supermercati per imbustare frutta e verdura ma anche altri prodotti freschi come carne e salumi, siano biodegradabili e vengano pagati dai consumatori. La legge in questione è quella di conversione del decreto legge 2017 n. 123, Disposizioni urgenti per la crescita economica del mezzogiorno, e dice che i sacchetti (chiamati spesso “shopper”) con spessore della singola parete inferiore a 15 micron siano biodegradabili e compostabili, certificati da enti appositi.

Concretamente, questo significa che i supermercati e le altre attività commerciali che usano questi sacchetti – tipo i fruttivendoli, o gli alimentari – non potranno continuare a usare i normali sacchetti leggeri, che sono tra le altre cose tra i principali responsabili dell’inquinamento dei mari. Devono sostituirli con sacchetti biodegradabili da far pagare ai clienti, come già succede per le normali buste della spesa: il loro costo probabilmente cambierà da negozio a negozio, ma si stima che vada da 1 a 5 centesimi per sacchetto.

La legge stabilisce anche che le borse ultraleggere dovranno essere composte da materiale biodegradabile e compostabile con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento; dal primo gennaio 2020 la percentuale dovrà salire poi al 50 per cento, e dal primo gennaio 2021 al 60 per cento. Chi non rispetta la nuova legge sarà punito con multe dai 2.500 a 25 mila euro. I sacchetti, come già quelli biodegradabili venduti alle casse dei supermercati, potranno essere usati per contenere i rifiuti organici.

Non è ancora molto chiaro se sarà possibile usare buste che ci si è portati da casa, o se lo si potrà fare solo per esempio ai mercati rionali. Il Fatto Alimentare scrive che «l’idea è stata bocciata dalle catene dei supermercati per motivi igienici (poco plausibili), logistici (impossibilità di controllare i prodotti acquistati se i sacchetti non sono trasparenti), e di sicurezza (contenitori di materiale inadatto al contatto con gli alimenti)», ma spiega che «la circolare del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2017 ammette la possibilità di usare borse riutilizzabili, anche se rimanda per il benestare definito a un parere del Ministero della salute che dovrebbe valutare gli aspetti igienici e quelli sanitari». Non sarà invece possibile usare la stessa busta per più prodotti, visto che devono essere confezionati in sacchetti diversi a seconda del costo.