Come passiamo la mezzanotte di Capodanno
Ogni anno allo stesso modo, spiega Francesco Piccolo, ma ogni anno più saggi
Sul Corriere della Sera, lo scrittore Francesco Piccolo ha provato a raccontare i sentimenti che condividono un po’ tutti quando arriva la mezzanotte di Capodanno e ci si trova con una bottiglia di spumante in mano, in mezzo a decine di persone un po’ ubriache che fanno il conto alla rovescia. Da qualche parte lo sappiamo che non ha senso, tutto quel casino. Ma che importa?
C’è un momento incomprensibile negli ultimi secondi dell’anno. Non proprio in quelli del conto alla rovescia, ma poco prima, diciamo all’interno degli ultimi due minuti. C’è un momento, anche se si è accesa la tv su Raiuno e appare il countdown in sovrimpressione — c’è un momento in cui se ci si guarda intorno, sono spariti tutti. Un momento in cui ci si perde, ci si distrae, ci si allontana dalle bottiglie da stappare, qualcuno va in bagno, qualcun altro comincia a raccontare una storia lunghissima a uno sconosciuto, un altro dice distratto: ma mica è già mezzanotte? C’è sempre questo momento alle feste, alle cene, dopo che si è organizzato alla perfezione il brindisi allo scoccare preciso del nuovo anno.
Passaggio simbolico
Evidentemente gli esseri umani sanno, in qualche parte ancestrale della loro coscienza stratificata nei millenni, che questo passaggio simbolico è un’invenzione e istintivamente lo respingono, o almeno provano a farlo. È come se all’improvviso un’ondata di razionalità colpisse tutti insieme gli esseri umani sparsi nelle case o nei locali del mondo, per minare la regola da cui siamo partiti, un ricatto che ci hanno inculcato da quando siamo nati: è Capodanno e dobbiamo divertirci, sfrenarci, ubriacarci. Anzi, quel momento in cui tutti si disperdono è un lampo di maturità, perché diventare persone adulte vuol dire, tra le altre cose, aver capito che non è un obbligo divertirsi a Capodanno, e se la serata è stata mediocre non è una sconfitta. Bisogna diventare persone molto assennate per arrivare al principio zen che non è essenziale andare a letto ubriachi alle sei di mattina.
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