La Germania ha provato a risolvere i suoi problemi con l’esercito con un reality show
E sembra che un po' ci sia riuscita, visto che il numero delle nuove reclute è aumentato del 20 per cento
L’anno scorso l’esercito tedesco ha cercato di aumentare il numero dei coscritti con un reality show sull’addestramento nelle forze armate, distribuito su YouTube. Il programma si intitola Die Rekruten, cioè “Le reclute”, e inizialmente ha avuto moltissimo successo: è arrivato in cima alle classifiche dei video più guardati in Germania e soprattutto, stando al portavoce delle forze armate Dirk Feldhaus, ha portato a un aumento del 20 per cento nel numero di nuove reclute. Nell’ultimo anno in Germania si è parlato molto di rafforzare l’esercito, che nel paese è un’istituzione controversa dalla fine della Seconda guerra mondiale, e per questo Die Rekruten è stato giudicato da molti una buona iniziativa: altri però lo hanno criticato, accusandolo di dare un’immagine ingannevole della vita dei militari.
Die Rekruten, e in generale la nuova strategia di comunicazione dell’esercito, sono state la conseguenza del raggiungimento del minimo storico nel numero di soldati, 166.500 nel giugno 2016, cinque anni dopo l’abolizione della leva obbligatoria. Il piano del ministero della Difesa è quello di portare le forze armate permanenti a 200mila unità entro il 2024.
Il trailer di Die Rekruten:
Il primo episodio di Die Rekruten è stato messo online il primo novembre 2016 e da allora è stato guardato più di un milione di volte. L’intero programma racconta 12 settimane di addestramento di 12 reclute: gli episodi hanno una durata compresa tra i quattro e i sette minuti e sono stati pubblicati su YouTube, giorno per giorno, fino alla fine di gennaio 2017. Negli episodi si vedono le reclute mentre fanno flessioni, corrono e parlano dei propri tatuaggi, ma alcune puntate affrontano anche temi seri della vita dei militari, come il disturbo da stress post-traumatico e i rischi delle missioni all’estero. Per l’esercito lo scopo del reality era quello di mostrare in modo autentico il cameratismo dei soldati, il superare i propri limiti nell’addestramento e cosa significa «vincere ma anche perdere».
Die Rekruten è costato 7,9 milioni di euro all’esercito tedesco. Con l’avanzamento delle storie raccontate nel reality show, il numero delle visualizzazioni è diminuito – dopo il milione dei primi episodi, a metà del programma si è era più che dimezzato – ma il risultato è stato comunque soddisfacente per l’esercito, tanto da produrre una serie spin-off dedicata a una missione militare in Mali. Ultimamente l’esercito tedesco ha cominciato a usare anche i social network, in particolare Snapchat e la funzione Live di Facebook, per mostrare ai giovani le opportunità di lavoro offerte dalle forze armate.
L’episodio che ha avuto maggiore successo, intitolato KULTURSCHOCK, è quello in cui la recluta Julia deve togliersi orecchini e piercing perché sono vietati dalle regole militari.
I Verdi e il partito di sinistra Die Linke hanno accusato l’esercito di voler fare propaganda ingannevole con Die Rekruten, presentando una versione addolcita della vita nell’esercito e senza spiegare che i militari devono essere preparati a morire e a uccidere. Le critiche si spiegano anche con il rapporto conflittuale dei tedeschi con l’esercito: molti lo vedono come una minaccia al pacifismo seguito alla fine della Seconda guerra mondiale, e un collegamento con il passato belligerante, imperiale e nazista della Germania.
Ma soprattutto dopo alcuni avvenimenti geopolitici degli ultimi anni, come le posizioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla NATO e prima ancora l’invasione russa della Crimea, percepita come una minaccia da alcuni paesi dell’ex blocco sovietico, hanno aumentato le file di quelli convinti della necessità di una Germania forte anche dal punto di vista militare. Contrariamente alle aspettative, il contributo dell’esercito tedesco in operazioni militari internazionali – ad esempio in Kosovo, in Afghanistan e contro lo Stato Islamico – hanno ricevuto sempre maggiore consenso in Germania. Secondo Sophia Besch, un’esperta di difesa europea del Centre for European Reform di Londra che ha parlato della questione con il Guardian: «Maggiore è il coinvolgimento di altri paesi nelle azioni militari tedesche, minore è la contrarietà dei cittadini tedeschi. Basta mettere l’aggettivo “europea” davanti a “difesa”, e la cosa sarà accettata molto più facilmente».
Nel 2014 il governo tedesco ha concordato con altri paesi della NATO di destinare almeno il 2 per cento del PIL alla difesa entro dieci anni, partendo dall’1,2 per cento del 2016. Questa decisione era stata abbastanza impopolare, ma dalla vittoria di Trump i politici, gli analisti e i media tedeschi a favore del rafforzamento militare sono aumentati. Björn Müller, un giornalista tedesco esperto di questi temi, ha detto al Guardian che il dibattito sul 2 per cento del PIL è esagerato, perché aumentare in questo modo le spese militari significa solo «avere un esercito equipaggiato quasi in modo appropriato», ricordando di quando nel 2014, durante un’esercitazione della NATO, i soldati tedeschi furono costretti a nascondere una carenza di mitragliatrici usando dei manici di scopa dipinti di nero.
Die Rekruten e altre iniziative di comunicazione simili comunque potrebbero non bastare per far cambiare idea ai tedeschi sull’esercito. Lo scorso maggio la polizia ha arrestato un piccolo gruppo di soldati con idee di estrema destra che progettavano atti di violenza contro i richiedenti asilo e mitizzavano l’esercito ai tempi del nazismo. Secondo Besch, per migliorare la propria immagine l’esercito tedesco dovrebbe risolvere questo tipo di problemi, prima ancora di presentarsi come un datore di lavoro moderno, con orari di lavoro normali e asili nido disponibili per i dipendenti.