Perché Putin ha così tanta paura di Navalny?
Il più noto oppositore del presidente russo è dato al 2 per cento ed è semi-sconosciuto fuori dalle grandi città, ma non potrà partecipare comunque alle prossime elezioni
Il giorno di Natale la Commissione elettorale centrale russa ha deciso di escludere Alexei Navalny dalla lista dei candidati ammessi alle prossime elezioni presidenziali in Russia, che si terranno il 18 marzo. Navalny è molto conosciuto anche all’estero: è il leader del Partito del Progresso, di centro-destra e nazionalista, e il più noto oppositore del presidente Vladimir Putin. La Commissione elettorale centrale ha giustificato la sua decisione dicendo che Navalny non può essere eletto a causa di una condanna per appropriazione indebita, che però lui, la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Consiglio d’Europa hanno sempre definito come “politicamente motivata”.
Vista da qui, l’esclusione di Navalny da parte della Commissione elettorale, fortemente condizionata dal governo di Putin, non ha molto senso. A inizio dicembre il centro indipendente Levada aveva fatto un sondaggio in vista delle prossime elezioni: era venuto fuori che Navalny aveva solo il 2 per cento delle preferenze, una percentuale praticamente irrilevante a livello nazionale e molto più bassa del 27 per cento che aveva ottenuto nel 2013 alle elezioni comunali a Mosca. Il problema, infatti, è che Navalny è conosciuto pochissimo fuori dalla capitale, soprattutto perché di lui non si parla praticamente mai: il suo nome non viene mai citato da Putin e dai suoi collaboratori, i media russi, controllati per lo più dal governo, non lo considerano e anche gli istituti di sondaggi legati allo stato non includono il suo nome quando chiedono agli elettori cosa pensino dei principali politici del paese. Navalny, per una buona fetta della popolazione russa, non esiste.
C’è un’altra cosa che sembra far pensare che la decisione della Commissione elettorale abbia poco senso, se la si guarda dal punto di vita del governo russo. Escludere Navalny non fa altro che alimentare l’idea che le prossime elezioni in Russia, come le precedenti, non saranno una vera competizione elettorale, ma solo una farsa messa in piedi per garantire a Putin il quarto mandato da presidente. Lo stesso Navalny ha parlato di un enorme problema di fiducia verso le istituzioni, e rivolgendosi alla Commissione elettorale centrale russa prima della sua esclusione ha detto:
«Per la seconda volta nella mia vita mi trovo a rivolgermi alla commissione elettorale centrale per parlare dello stesso problema. Che cosa dobbiamo fare per far sì che aumentino le persone che vanno a votare? Per far sì che i cittadini russi, che negli ultimi 18 anni hanno smesso del tutto di credere che le elezioni abbiano anche il più minimo effetto, tornino a credere in questo processo, vengano ai seggi per fare una scelta consapevole ed esercitino una vera influenza su quello che succede nel paese? E la cosa più assurda è che ogni volta mi appello a voi, cerco il vostro aiuto, ma voi dite sempre “No”»
Dopo l’esclusione della sua candidatura, Navalny ha invitato i suoi sostenitori a boicottare le elezioni, ma il governo russo ha risposto di nuovo con durezza: ha minacciato di prendere azioni legali contro di lui. Gli inviti al boicottaggio potrebbero influire sui dati dell’affluenza, che sembrano essere oggi il principale problema per Putin, visto che il suo successo elettorale non è in discussione. Già alle ultime elezioni parlamentari, quelle tenute nel 2016 e stravinte da Russia Unit (il partito di Putin), si era registrata l’astensione più alta nella storia moderna del paese, un dato che era stato interpretato come un segno di debolezza del governo russo. Putin vorrebbe evitare a tutti i costi di ripetere nuovamente un’affluenza così bassa.
Quindi la domanda che si sono fatti in molti è: perché il governo russo non ha permesso a Navalny di partecipare alle elezioni? Avrebbe salvato la faccia, diciamo così, avrebbe probabilmente salvato l’affluenza e allo stesso tempo non avrebbe rischiato niente, visti i ridottissimi consensi per Navalny. Di cosa ha paura Putin?
La questione, ha detto al New York Times William Tubman, docente all’Amherst College ed esperto di Russia, è che Putin «non vuole essere solo il vincitore, ma il grande vincitore. Anche se Navalny non è in grado di vincere, l’effetto della sua candidatura potrebbe ridurre il margine di vittoria di Putin rispetto alle ultime elezioni, e questo per Putin sarebbe – o gli sembrerebbe – qualcosa di umiliante». Per Putin qualsiasi risultato peggiore del 63 per cento delle ultime elezioni presidenziali, quelle del 2012, sarebbe un fallimento. Come ha scritto su Twitter Mark Galeotti, analista esperto di Russia, permettere a Navalny di candidarsi significherebbe inoltre metterlo nella mappa politica russa, una cosa che finora Putin e i suoi alleati hanno cercato di evitare in tutti i modi.
Allowing @Navalny_En to run would mean it impossible to keep him off national tv, which is where Russian politics are shaped. And, heavens, it might require Putin to speak his name!
— Mark Galeotti (@MarkGaleotti) December 26, 2017
«Permettere a Navalny di candidarsi renderebbe impossibile tenerlo lontano dalla televisione nazionale, cioè dal posto dove si forma la politica russa. E, oh cielo, potrebbe anche essere necessario che Putin pronunci il suo nome!»
Il giornalista del New York Times Andrew Higgins ha scritto che Putin potrebbe anche temere nuove manifestazioni di protesta come quelle che si tennero a Mosca nell’inverno tra il 2012 e il 2013, o – ancora più gravi – quelle che in Ucraina portarono all’allontanamento dal potere dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych, considerato molto vicino alla Russia. E Navalny ha mostrato negli ultimi anni di riuscire a mobilitare molte persone, nonostante i pochi consensi a livello nazionale.
Il problema per Putin sembra essere soprattutto legato al fatto che Navalny è diverso della maggior parte dell’opposizione russa, la cosiddetta “opposizione sistemica”, che su tutte le questioni più importanti vota in linea con il partito di Putin. Per esempio, sembra far parte di questa prima categoria anche Ksenia Sobchak, una 36enne ex celebrità televisiva che si presenterà alle elezioni di marzo come la voce di tutti gli insoddisfatti di Putin: la sua candidatura sta attirando un discreto seguito, ma è anche oggetto delle critiche di chi la accusa di essere una mossa dello stesso Cremlino. Navalny fa parte invece di quell’opposizione a cui solitamente non viene permesso partecipare alle elezioni, che è presente quasi esclusivamente nelle grandi città come Mosca e che si oppone davvero al sistema di potere del presidente russo. Permettere a Navalny di partecipare alle elezioni di marzo significherebbe per Putin correre un rischio – non di perdere, ma di vincere con uno scarto minore alle attese – un rischio con cui Putin non vuole confrontarsi per nessuna ragione.