Alberto Nisman è stato ucciso, dice un giudice
È la prima volta che un tribunale appoggia la tesi secondo cui il procuratore argentino che stava indagando sulla presidente Cristina Kirchner non si è suicidato
Per la prima volta un giudice federale argentino ha appoggiato la popolare teoria secondo cui Alberto Nisman, un magistrato trovato morto nel suo appartamento nel 2015 mentre stava indagando sull’allora presidente Cristina Kirchner per una vicenda legata a un attentato a un centro ebraico argentino, sia stato assassinato. Finora diversi giudici e giornali favorevoli al governo Kirchner avevano sostenuto che Nisman si fosse suicidato, ma il caso non è mai stato chiarito definitivamente. A settembre, anche una commissione indipendente di esperti forensi aveva ipotizzato che Nisman fosse stato ucciso.
La tesi dell’omicidio è contenuta nella richiesta di rinvio a giudizio per Diego Lagomarsino, un ex collaboratore di Nisman che stando all’accusa fornì la pistola con cui fu ucciso il magistrato argentino. Lagomarsino è accusato di avere aiutato a inscenare un suicidio, ma l’accusa non spiega in che modo e per quale motivo l’avrebbe fatto.
Ancora oggi la morte di Nisman è uno dei casi più sentiti in Argentina, e per i critici di Kirchner è il simbolo del controllo che ha esercitato per anni sul paese. Nisman fu trovato morto nel bagno del suo appartamento il 19 gennaio 2015, ucciso da un colpo di pistola alla testa. Nei giorni precedenti aveva accusato Kirchner di avere cospirato per insabbiare un’indagine riguardante il presunto coinvolgimento dell’Iran in un attacco esplosivo in un centro ebraico a Buenos Aires nel 1994, che causò la morte di 85 persone. Il giorno dopo la sua morte, Nisman avrebbe dovuto presentarsi di fronte a una commissione parlamentare per esporre gli sviluppi della sua inchiesta.
Secondo Nisman, Kirchner aveva chiesto al suo ministro degli Esteri Hector Timerman e ad altri funzionari di attivarsi per trovare una qualche forma di immunità per alcune persone di origini iraniane sospettate per l’attacco, sperando in questo modo di migliorare i rapporti diplomatici e commerciali con l’Iran (che da tempo ha negato ogni coinvolgimento nella strage).
Kirchner però non è mai stata incriminata per l’omicidio di Nisman, e si è sempre difesa dalle accuse sostenendo che servizi segreti deviati avessero passato al magistrato delle informazioni sbagliate per depistarlo e screditare il governo. Tre settimane fa è stata però rinviata a giudizio e accusata di avere effettivamente insabbiato il coinvolgimento dell’Iran nella strage del 1994. Di recente Kirchner è stata eletta senatrice, e gode di una parziale immunità grazie alla quale potrà essere arrestata solo se la misura verrà approvata dai due terzi del Senato.
La richiesta di rinvio a giudizio per Lagomarsino nelle indagini sulla morte di Nisman, nonostante sia lunga 656 pagine, non aggiunge invece nuovi elementi al caso. Lagomarsino è accusato di avere dato a Nisman la pistola che lo ha ucciso come parte di un piano più ampio per simulare un suicidio, ma in seguito ha negato le accuse spiegando che fu lo stesso Nisman a chiedergliela in prestito, perché spaventato dalle minacce ricevute in quel periodo.
Oltre a Lagomarsino sono stati incriminate anche quattro guardie del corpo di Nisman per non essere riuscite a proteggere il magistrato e per aver aiutato a inscenare il suicidio. Anche nel loro caso, però, l’accusa non è molto circostanziata.
Oltre che per la morte di Nisman, non sono mai emerse le responsabilità per l’attacco contro il centro ebraico. Nisman con le sue indagini aveva ipotizzato che la strage fosse stata organizzata dall’Iran, che avrebbe poi affidato al gruppo libanese Hezbollah il compito di eseguirla. Nel 2007 furono emessi mandati internazionali per l’arresto di sei cittadini iraniani sospettati di essere coinvolti nell’attacco, che risultano ancora latitanti.