Quando un torneo di scacchi non è solo un torneo di scacchi
Come quello iniziato questa settimana in Arabia Saudita, di cui si sta parlando più per ragioni politiche che sportive
In Arabia Saudita è iniziato un importante torneo internazionale di scacchi di cui si sta parlando soprattutto per due ragioni, e non sono sportive. Anzitutto è il primo torneo di scacchi che i sauditi ospitano sul loro territorio da quando due anni fa fu emanata dalla principale autorità religiosa saudita una fatwa (una legge islamica) contro gli scacchi. In secondo luogo è stata impedita per motivi politici la partecipazione al torneo degli scacchisti provenienti da Israele, una decisione che ha provocato non poche tensioni.
Gli scacchi erano stati proibiti in Arabia Saudita all’inizio del 2016 dal gran muftì Abdulaziz al Sheikh, la principale autorità religiosa del Regno. Abdulaziz al Sheikh aveva stabilito che gli scacchi erano proibiti dall’Islam e li aveva definiti una perdita di tempo e una fonte di rivalità inutile tra giocatori avversari. Le parole del gran muftì erano state molto criticate in Arabia Saudita, soprattutto dai più giovani, anche perché furono proprio i musulmani a introdurre gli scacchi in Europa (questo gioco si praticava già nell’antica Persia, l’attuale Iran, nel Settimo secolo).
Nonostante la fatwa di Abdulaziz al Sheikh, la famiglia reale saudita ha permesso che venisse organizzato un torneo internazionale di scacchi nel paese. Non è la prima volta negli ultimi mesi che il governo saudita prende decisioni osteggiate dai religiosi: era successo per esempio con la decisione di permettere la proiezione di film in alcuni cinema di Riyad, la capitale, e l’annuncio dell’eliminazione del divieto per le donne di guidare e andare a eventi sportivi. Tutti questi cambiamenti fanno parte della nuova strategia di aperture di Mohammed bin Salman, principe ereditario saudita e uomo più potente del Regno. Non è chiaro del tutto se Mohammed bin Salman voglia davvero «tornare a una versione più moderata dell’Islam», come aveva annunciato lo scorso ottobre, o sia interessato esclusivamente a rafforzare il suo potere nel Regno: è una cosa di cui si discute da tempo e su cui ancora non si hanno certezze.
Il torneo internazionale di scacchi iniziato in Arabia Saudita riflette le molte tensioni politiche regionali tra paesi avversari in Medio Oriente. Alla competizione, per esempio, non parteciperanno gli israeliani. Israele e Arabia Saudita sono tradizionalmente nemici e non hanno relazioni diplomatiche da decenni, anche se di recente si era parlato di una cooperazione segreta di intelligence in funzione anti-iraniana (l’Iran è nemico di entrambi). Funzionari sauditi hanno detto che i visti agli israeliani non potevano essere concessi a causa della mancanza di relazioni diplomatiche bilaterali, mentre gli israeliani hanno detto che i sauditi hanno ignorato le loro richieste di ottenere un visto per il torneo. Anche i qatarioti e gli iraniani hanno avuto dei problemi ad ottenere il visto, ma alla fine sembra siano stati risolti. Arabia Saudita e Iran sono acerrimi nemici e competono per la supremazia del Golfo Persico. Arabia Saudita e Qatar hanno pessime relazioni dallo scorso giugno, quando alcuni governi arabi sunniti, tra cui quello saudita, avevano deciso di isolare il Qatar perché accusato di avere relazioni troppo strette con l’Iran e di sostenere il terrorismo.
Il fatto che il torneo di scacchi sia stato organizzato in Arabia Saudita sta creando anche problemi di altro tipo. Nonostante l’organizzazione del torneo abbia fatto sapere che le donne non sono costrette a indossare l’abaya – cioè il vestito nero lungo fino ai piedi che devono usare le donne nei luoghi pubblici in Arabia Saudita – alcune scacchiste hanno detto che non ci saranno. Per esempio lo ha annunciato su Facebook la due volte campionessa del mondo di scacchi, Anna Muzychuk, 27enne ucraina.