George Weah potrebbe essere eletto oggi presidente della Liberia
L'ex calciatore del Milan e Pallone d'Oro è il favorito al ballottaggio: il suo avversario è il vicepresidente Joseph Boakai
Oggi in Liberia si vota per il ballottaggio delle elezioni presidenziali. Il primo turno si era tenuto il 10 ottobre ed stato vinto con il 38 per cento dei voti da George Weah, ex calciatore del Milan e Pallone d’Oro, seguito dall’attuale vicepresidente liberiano Joseph Boakai, col 28 per cento. Il ballottaggio si doveva tenere il 7 novembre ma poi era stato sospeso dalla Corte Suprema liberiana per valutare le accuse di irregolarità fatte dal candidato arrivato terzo, Charles Brumskine, che aveva ottenuto il 9 per cento dei voti.
A inizio dicembre la Corte ha stabilito che non c’erano prove sufficienti di irregolarità per ripetere il primo turno e ha fissato una data per il ballottaggio. Più di due milioni di persone si sono quindi registrati per votare oggi, dalle 8 alle 18, in oltre 5.390 seggi; i risultati si sapranno nel giro di quattro giorni.
Secondo i sondaggi, il favorito è ancora George Weah, 51 anni e candidato del Congresso per il cambiamento democratico. Weah, che tra gli anni Novanta e Duemila giocò nel Milan e nel Paris Saint-Germain, si era già candidato come presidente nel 2005, mentre nel 2006 era candidato alla vice-presidenza. Entrambe le volte era stato sconfitto e la vincitrice era stata Ellen Johnson Sirleaf, la prima donna eletta alla presidenza in un paese africano.
Joseph Boakai ha 73 anni e per 12 anni è stato il braccio destro di Sirleaf. È un tecnico che in passato ha svolto incarichi amministrativi in importanti società pubbliche della Liberia ed è considerato un candidato affidabile e sicuro. Non è però appoggiato da Sirleaf, che ha fatto capire più volte di credere che sia arrivato il momento di una svolta e di una nuova generazione di politici nel paese.
Queste elezioni sono decisive per la Liberia, a lungo considerata uno dei paesi più pericolosi e instabili dell’Africa occidentale, e sono le prime che si tengono dopo che un leader democraticamente eletto – la presidente Ellen Johnson Sirleaf – cede il potere senza combattere o senza cercare di modificare la Costituzione per estendere il suo mandato. Sirleaf, che è anche stata premiata con il Nobel per la pace, ha detto che «la cabina elettorale ha rimpiazzato le pallottole e le dispute elettorali sono state risolte in tribunale». Il predecessore di Sirleaf, Charles Taylor, era stato cacciato da un colpo di stato nel 2003 dopo una lunga guerra civile; al momento sta scontando una condanna a 50 anni di carcere in Regno Unito per crimini di guerra commessi durante la guerra con la vicina Sierra Leone.
Sia Weah che Boakai hanno promesso di impegnarsi per combattere la povertà e migliorare l’economia della Liberia. Weah ha detto che creerà nuovi posti di lavoro nelle infrastrutture e nell’agricoltura e migliorerà il sistema scolastico. Sta usando la sua enorme popolarità come ex calciatore per convincere soprattutto i più giovani: il 60 per cento dei liberiani ha meno di 30 anni. La piattaforma di Boakai è più cauta e ruota attorno alla costruzione di nuove strade e al conseguente sviluppo che porteranno; ha anche detto che dedicherà i suoi primi 150 giorni in carica a creare 50mila posti di lavoro. Quello che manca ai candidati è un programma economico chiaro: nessuno sembra aver elaborato proposte convincenti al di là di generiche promesse. La situazione che dovranno affrontare è molto difficile: la Liberia è tra i paesi più poveri e corrotti dell’Africa occidentale, ha attraversato lunghe guerre civili, colpi di stato e, nel 2015, una delle peggiori epidemie di ebola della storia.