Sì, stava cercando di sedurlo
La signora Robinson, nel Laureato: uscì 50 anni fa e ancora non abbiamo capito per chi dovremmo fare il tifo
di Gabriele Gargantini
Il 21 dicembre 1967 ci furono le anteprime di Il laureato: uno di quei film che, nonostante il passare del tempo, è rimasto nella storia del cinema e anche nella cultura popolare. E questo anche perché, a rivederlo ora, è difficile percepire tempi, temi e modi del film come vecchi e superati.
La sua storia va sempre bene – un ragazzo che non sa cosa fare della sua vita inizia a fare sesso con un’amica, sposata, dei genitori; poi si innamora della figlia di lei – ed è un film ben fatto. Con una gran colonna sonora, di Simon & Garfunkel; con bravi attori – Dustin Hoffman è il giovane, Anne Bancroft è la famosa signora Robinson e Katharine Ross è Elaine, sua figlia – e con un regista, Mike Nichols, che allora era al suo secondo film (il primo era stato Chi ha paura di Virginia Woolf?) ma che poi sarebbe diventato uno dei migliori, e una delle pochissime persone a vincere Oscar, Grammy, Emmy e Tony Award: i quattro premi più importanti dell’intrattenimento statunitense, e quindi mondiale.
Il laureato era tratto da un omonimo romanzo di Charles Webb, uscito qualche anno prima, e piacque subito molto sia ai critici che al pubblico. Incassò più di 100 milioni di dollari, pari a circa 700 di oggi, fu nominato a sette Oscar (lo vinse solo Nichols per la regia) e nel 1998 l’American Film Institute lo mise al settimo posto della classifica dei migliori film statunitensi fatti fino a quel momento, davanti a film come Psyco, Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza e 2001: Odissea nello spazio. Oltre a tutto questo, è un film che si conosce e cita come succede a pochi altri fatti mezzo secolo fa. È stranota la canzone “Mrs. Robinson”, e famosissima la frase «Signora Robinson, lei sta tentando di sedurmi. O no?», così come tanti momenti del film. La gamba in primo piano della signora Robinson, con Hoffman sullo sfondo; l’Alfa Romeo Duetto rossa che lui guida; lui in piscina a far niente, lui e lei a letto, lui e lei (la figlia) nel pullman.
Come ha scritto Tim Gray su Variety, «quando uscì, Il laureato catturò un momento. Non si parla di Vietnam, proteste studentesche o problemi razziali. Ma il film colpisce grazie all’alienazione del protagonista dai valori superficiali e dallo stile di vita della sua famiglia. E poi c’era un altro ingrediente: il sesso».
I minuti più famosi sono quelli all’inizio – quando Ben, il protagonista, incontra la signora Robinson e finisce a casa di lei – e quelli alla fine, in cui Ben, sull’Alfa, arriva da Elaine, che si è appena sposata con un altro e si convince invece che quello giusto sia Ben. E i due scappano, lei vestita da sposa, su un autobus.
Il laureato è una commedia – si ride spesso e alla fine l’amore vince – ma è anche un film drammatico, che parla di come genitori e figli non riescano a capirsi, quasi nemmeno a parlarsi. Di certo, è strano che una commedia inizi con i versi di una canzone che dicono “Hello darkness, my old friend”.
Dopo questa scena Benjamin Braddock – il neo-laureato 21enne che non sa cosa fare da grande – torna a casa e scopre che i genitori gli hanno organizzato una festa: e tutti gli invitati sono però amici dei genitori, non amici suoi. Alla festa incontra però la signora Robinson, che inizia a sedurlo: prima lasciando qualche dubbio sulle sue intenzioni, poi in modo più esplicito. Da quando si incontrano a quando lui finisce “intrappolato” a casa di lei passano meno di dieci minuti. Su internet non ci sono tutti, di fila; ma quelli che vi interessano sono questi:
Quella sera non succede niente, ma dopo qualche giorno Ben, che continua a pensare alla signora Robinson, la richiama e i due si danno appuntamento in albergo. Lui è goffissimo, si vergogna, si dimentica di dire a lei il numero della stanza in cui si devono trovare e ha paura a entrarci con lei. Poi però fanno sesso, e continuano a farlo per mesi. È comunque soprattutto sesso; i due non parlano molto.
Poi succede che lui, obbligato dai suoi genitori, esca con Elaine (tutti i giovani del film sono chiamati per nome, tutti i genitori per cognome) e se ne innamori. Le confessa però che si vedeva con la madre, e la signora Robinson gli impedisce di vedere Elaine. Nel frattempo – nel Laureato non si capisce mai che stagione è e quanto tempo passa da un momento all’altro – Elaine inizia a frequentare un certo Carl e sta per sposarlo. Lui però va al matrimonio e la convince a scappare insieme, nonostante l’avversione dei genitori. Nel libro lui arriva prima del “sì” davanti al prete; nel film dopo. Prima di scappare insieme c’è una scena quasi grottesca in cui lui prende una croce e la usa per allontanare tutti gli adulti che vogliono evitargli di scappare con Elaine.
Anche qui, alla fine, “Hello darkness, my old friend”, eccetera.
Nel film la signora Robinson dice che ha il doppio degli anni di Ben, che ne ha 21. Quindi più o meno 43-45, diciamo. In realtà Dustin Hoffman aveva allora 30 anni (e ancora nessuno sapeva chi fosse) mentre Bancroft, la signora Robinson, ne aveva 35: appena cinque in più di Hoffman e otto in più di Ross, che interpretò sua figlia. Bancroft fu un po’ invecchiata, perché sembrasse una quarantenne molto affascinante; Hoffman funzionò benissimo come goffo ventenne perché non era ancora un volto noto e gli riusciva bene mostrare lo spaesamento generale di Ben.
Al posto di Hoffman avrebbe dovuto esserci Robert Redford, che già era famoso (e quindi più interessante per i produttori), ma dopo un po’ di prove Nichols gli disse qualcosa di questo tipo: «Ascolta, ti è mai andata male con una ragazza?». Redford disse di non capire e Nichols rispose: «Appunto, intendo proprio questo». Nichols si era convinto insomma che Redford fosse troppo figo per interpretare quello che non capisce che una donna lo sta seducendo, e che se ne imbarazza.
A proposito del tipo di personaggio che è Ben in Il laureato: da cinquant’anni i critici cercano di capire per chi si fa il tifo nel film, e se questo tifo cambia con il cambiare dell’età. Ben è una innocente vittima trascinata dagli eventi o è, come scrisse Roger Ebert, un “insufferable creep“, un tipo inquietante e insopportabile che pensa solo al sesso. La signora Robinson è la cattiva del film o no? La recensione di Ebert di cui parliamo è degli anni Novanta: è la sua seconda, che ritratta cose da lui scritte anni prima. Iniziò scrivendo “Well, here *is* to you, Mrs. Robinson” (una mezza citazione della canzone del film) e scusandosi con la signora, che descrisse come la persona più intelligente del film, quella in cui è più facile immedesimarsi.
Sul Guardian, Ellen E. Jones ha scritto una cosa che sta quasi all’opposto: «Se sei più anziano, ti ricorda com’era, quando eri giovane anche tu. Se sei giovane, ti ricorda che invecchierai presto pure tu. Se esiste un film che sappia unire diverse generazioni nella preoccupazione e nell’autocommiserazione, è questo».
Di fatto non sappiamo che fine fanno, dopo il film, Ben, Elaine e la signora Robinson. Webb – che vendette i diritti del libro per pochi soldi, e vendette anche i diritti per un sequel – ha poi scritto e pubblicato, dopo vari casini contrattuali, un sequel, Home School. Parla di Ben e Elaine che cercano di far studiare i loro figli a casa, perché non credono nel sistema dell’istruzione pubblica, e non se lo filò quasi nessuno. Venticinque anni fa Hoffman raccontò invece di aver proposto a Nichols un sequel, in cui la signora Robinson è un’amorevole nonna e Ben ha una relazione con la ragazza del figlio che ha avuto con Elaine. Nichols rifiutò, dicendo che non voleva trasformare Ben nella nuova signora Robinson.
Questo invece è quello che, secondo un utente Vimeo, avrebbe potuto essere Il laureato se, anziché un mezzo dramma mezzo commedia, fosse stato un horror. “Hello, darkness”, ancora.