I 15 videogiochi più belli del 2017
Ci sono giochi per console con mondi immensi da esplorare, giochi di sparare ovunque e poi quelle maledette graffette
Come ogni anno il sito The Verge – che si occupa soprattutto di cultura, tecnologia e scienza – ha scritto la classifica dei migliori videogiochi dell’anno; dopo averne scelti 11 nel 2016, quest’anno ne ha scelti 15. La redazione del sito ha scritto che è successo perché il 2017 è stato particolarmente buono e anche tra un decennio guarderemo a quest’anno come a «uno dei migliori anni per i nuovi videogiochi»: perché sono usciti nuovi giochi di saghe storiche (Zelda, Mario e Resident Evil) ma anche cose nuove-nuove che si sono fatte notare e apprezzare, come Horizon Zero Dawn e Cuphead. Nella lista c’è un po’ di tutto: cose per PC e console, giochi per smartphone che per averli bastano due euro e trenta secondi, giochi che potete iniziare gratis, ora, online, ma che poi finireste a non fare nient’altro per i prossimi tre giorni.
Cuphead (PC, Xbox One)
È un videogioco indipendente – nel senso che è fatto da una casa di produzione piccola – della serie “spara e corri”. Solo che è ispirato ai cartoni animati degli anni Trenta come Braccio di Ferro e Betty Boop, con una colonna sonora jazz e una vena surrealista. L’hanno pensato i fratelli Chad and Jared Moldenhauer, che hanno creato la casa di produzione Studio MDHR e che per farlo ci hanno messo sette anni. Nick Statt di The Verge ha scritto che, oltretutto, è anche un gioco «con una difficoltà che non perdona». Trama: due gemelli perdono a dadi contro il Diavolo e per evitare di dare a lui le loro anime devono andare a recuperare i contratti di altri che devono la loro anima al Diavolo.
Destiny 2 (PC, PS4, Xbox One)
È il nuovo capitolo, uscito a settembre (su PC a ottobre), di uno sparatutto spaziale del 2014. The Verge ha spiegato che a molti giocatori è piaciuto meno del primo ma che secondo la redazione continua a essere, soprattutto dal punto di vista visivo, uno dei più «esteticamente appaganti e meravigliosamente disegnati». Ha parlato molto bene anche della modalità multigiocatore online. I luoghi del gioco sono alcune lune (di Saturno e Giove), il pianeta Nessus e la Zona Morta Europea della Terra. Se siete fuori dal giro da qualche anno, questo trailer è da guardare per capire come sono fatti, oggi, i trailer di certi videogiochi.
Hidden Folks (iOS, Linux, macOS, Windows, Android)
Il modo più semplice per spiegarlo, ma in parte sbagliato, è dire che è una specie di Where’s Waldo? per smartphone e tablet. È in effetti un puzzle game, uno in cui si deve vagare per degli ambienti animati e interattivi cercando cose o persone difficili da trovare. Ma nella sua recensione, Claim Gartenberg ha scritto che è un gioco artistico e che «il livello di attenzione a ogni cosa è stupefacente e il risultato è un’esperienza rilassante e appagante, anche dopo ore di gioco». Magari invece dopo cinque minuti a non trovare quello che state cercando avete già imprecato tre volte e lanciato lontano lo smartphone.
Horizon Zero Dawn
È un gioco open world, cioè in cui ci si può muovere liberamente in uno spazio piuttosto grande andando dove si vuole. Il mondo in cui è ambientato è un po’ preistorico e un po’ futuristico, popolato da pericolosi dinosauri robot. Il protagonista deve esplorarlo, raccogliere risorse, combattere, sopravvivere. La cosa migliore, ha scritto Gartenberg, sono le storie che ogni giocatore si può creare. Poi ci sono tanti piccoli momenti di bellezza: «il sole che sorge sopra un brillante campo innevato, le increspature di un fiume, la gioia di vincere contro un gigante robo-T-rex».
Legend of Zelda: Breath of the Wild (Wii U, Switch)
È l’ultimo capitolo di una delle più famose e amate saghe della storia dei videogiochi, ma è diverso: a differenza dei precedenti, è ambientato in un mondo aperto. Quel mondo continua comunque a essere Hyrule, il posto dove si svolgono le storie di Zelda. Anche in questo gioco bisogna cacciare, costruirsi armi, girare e, alla fine, sopravvivere. Andrew Webster di The Verge ha scritto che spinge un po’ più in là i limiti di quello che può essere un gioco open world e che la libertà di esplorazione è «senza precedenti».
Monument Valley 2
È il seguito di un famoso gioco per smartphone e tablet, che già era famoso e lo diventò ancora di più dopo che un paio di anni fa lo si vide in House of Cards. Il primo piacque tantissimo, perché era artistico, rilassante e per niente facile. Il secondo ha raddoppiato i personaggi e migliorato la giocabilità aggiungendo possibilità e meccanismi a questo gioco con «architetture impossibili e ambienti che fanno pensare a Maurits Cornelis Escher». Gartenberg ha scritto che è «un gioco che, letteralmente, ti obbliga a guardare le cose da un altro punto di vista».
Nier: Automata (PC, PS4)
È il sequel di Nier, che a sua volta era uno spin off della serie giapponese Drakengard, ambientata in un mondo fantasy popolato da umani e creature mitologiche. La storia di Nier si svolge migliaia di anni dopo, quando gli umani hanno lasciato la Terra e devono vedersela con specie aliene ostili. In Automata la protagonista e il suo compagno-drone combattono contro dei robottoni, in un mondo quasi disabitato dagli uomini. È un gioco spiazzante per certe sue dinamiche e in certi momenti può risultare difficile stargli dietro, ma la redazione di The Verge pensa che, alla fine, ne valga la pena.
Persona 5 (PS4)
È il sesto capitolo della serie Persona (pensavate fosse il quinto, vero?), che è a sua volta nata da Megami Tensei, famosissima e popolarissima serie giapponese su delle persone in grado di evocare dei demoni e farli combattere tra loro. Persona 5 è incentrata su un gruppo di adolescenti con abilità mentali particolari, ed è ambientata in una scuola di Tokyo. Non c’è niente di rivoluzionario rispetto ai precedenti e «si continua a dover alternare la normale vita quotidiana di uno studente di Tokyo con il pesante fardello di dover salvare il mondo». Webster ha scritto che è forse «l’unico gioco che può far sembrare fico fare i compiti».
PlayerUnknown’s Battlegrounds (Xbox One)
Ma quelli che ci giocano lo chiamano PUBG, e sanno che è un MMOG, acronimo di massively multiplayer online game: gioco online per molti giocatori contemporanei. Funziona così: ogni partita può essere giocata da un massimo di 100 giocatori. Ognuno viene paracadutato su un’isola dove deve cercare armi per sopravvivere e uccidere tutti gli avversari. La particolarità è che l’area di gioco si restringe col passare del tempo, costringendo i giocatori a stare sempre più a contatto con gli altri. È come gli Hunger Games, ma più crudele.
Resident Evil 7 (PC, PS4, Xbox One)
Gli ultimi titoli della famosa serie di videogiochi horror non sono piaciuti molto, dopo Resident Evil 4, che invece era stato recensito bene. A questo è andata molto meglio. È il primo della serie, che all’inizio parlava di zombie ma poi si è evoluta e ha preso anche altre strade, a essere in prima persona. Continua a essere, come tutti gli altri, un survival horror: in italiano vuol dire che non è consigliato se vi spaventano i film con persone cattive e folli che sbucano fuori dalle stanze buie delle fattorie della Louisiana.
Sonic Mania (Nintendo Switch, PlayStation 4 e Xbox One)
Il protagonista è uno di quei sette-otto personaggi di videogiochi che conoscono tutti, anche perché esiste da poco più di 25 anni. Gartenberg ha scritto che, per la serie, questo gioco rappresenta «una ventata d’aria fresca che tanto serviva». Perché doveva fare quello che si dice debbano fare i nuovi Star Wars: piacere ai fan originali e piacere anche a quelli che vogliono cose nuove e hanno gusti diversi.
Splatoon 2 (Nintendo Switch)
È uno sparatutto in terza persona (si spara tanto e si vede il personaggio con cui si gioca, che è diverso da vedere con i suoi occhi). È uno sparatutto ma come si intuisce dal titolo non è macabro e sanguinolento; è allegro e colorato. Webster ha scritto di pensare a un misto tra «Call of Duty e una partita di paintball tra adolescenti mezzi umani e mezzi calamari». I più arguiti tra voi avranno capito che è un seguito, i più informati sanno che il primo è uscito nel 2015: questo secondo The Verge è migliore, perché ha conservato approccio e tema ma ci ha messo sopra molte più cose.
Super Mario Odyssey (Nintendo Switch)
Anche altri siti l’hanno messo ai primi posti (spesso al primo) delle loro liste di videogiochi dell’anno. Perché fa quella cosa di prendere qualcosa che è considerato quasi sacro, Mario, e di portarlo a un modo di giocare che è del presente, in un mondo (anzi, dodici mondi) grandissimo e pieno di cose da fare e scoprire. Nick Statt di The Verge ci tiene a farvi sapere che se avete un Nintendo Switch e non l’avete ancora comprato, avete sbagliato.
Yakuza 0 (Playstation 3 e 4)
È il nuovo gioco di una serie piuttosto popolare e Webster ha scritto che «riesce a essere il miglior capitolo della serie e, allo stesso tempo, un ottimo punto di partenza per un nuovo giocatore». È ambientata nella Tokyo degli anni Ottanta, si interpretano due personaggi e ci sono sia momenti drammatici che cose molto più frivole. «È un gioco in cui la tua lotta per dimostrarti innocente può andare fuori strada per una notte fuori al karaoke», ha scritto Webster.
Universal Paperclips (gratis, su internet)
Crea dipendenza. Lo scopo è produrre più graffette possibili, basato su questa domanda: «Se un giorno creassimo un’intelligenza artificiale che ha il solo scopo di produrre quante più graffette possibile, cosa succederebbe?». Il gioco ve lo fa vedere. Però, davvero, aspettate le vacanze di Natale.
Volete passare ore a produrre graffette per finta, su internet?