Ci sono novità sul caso Banca Etruria
L'ex presidente di Unicredit ha detto che Boschi gli parlò della situazione di Banca Etruria, ma senza fare «pressioni», mentre Carrai gli scrisse un'email
Stamattina la Commissione parlamentare bicamerale di indagine sulle banche – che doveva indagare sullo stato del sistema bancario in Italia, ma è diventata una specie di “commissione Boschi” – ha raccolto la testimonianza di Federico Ghizzoni, ex presidente di Unicredit e da alcuni mesi al centro della storia che riguarda Banca Etruria e la sottosegretaria Maria Elena Boschi. Ghizzoni ha raccontato di alcuni contatti legati a Banca Etruria che ebbe con Boschi e con Marco Carrai, imprenditore e stretto collaboratore del segretario del PD Matteo Renzi, negando però che questi gli abbiano fatto delle «pressioni».
La storia, in estrema sintesi, riguarda una banca toscana in difficoltà economiche – Banca Etruria – di cui il padre della sottosegretaria Boschi era vicepresidente, e alla quale Banca d’Italia nel 2013 aveva imposto di cercare un partner. L’unica offerta pervenuta era quella molto aggressiva di Banca Popolare di Vicenza, un altro istituto in grosse difficoltà economiche. Un’offerta più conciliante da parte di un’altra banca avrebbe forse concesso a Banca Etruria condizioni migliori, e un futuro più stabile viste le difficoltà della Banca Popolare di Vicenza. Boschi è accusata quindi dall’opposizione di essere intervenuta impropriamente sollecitando altre banche perché presentassero offerte per Banca Etruria, e quindi di conflitto di interessi per via del ruolo di suo padre; lei dice di essersi semplicemente interessata alla situazione di una banca in difficoltà nel territorio che rappresenta come parlamentare – è originaria di un paese in provincia di Arezzo, città dove ha sede Banca Etruria – e senza fare indebite pressioni.
Il giornalista Ferruccio De Bortoli aveva raccontato in un libro che Boschi aveva chiesto a Ghizzoni nel 2015 di valutare l’acquisto da parte di Unicredit di Banca Etruria. Stamattina Ghizzoni ha confermato la versione di De Bortoli, dicendo che Boschi le chiese se fosse «pensabile» acquistare Banca Etruria, ma ha aggiunto che «fu un colloquio cordiale, non avvertii pressioni da parte del ministro Boschi e ci lasciammo su queste basi». Il padre di Boschi fu sanzionato dalla Banca d’Italia ed espulso dal CDA della banca su richiesta di Banca d’Italia tramite un decreto del governo Renzi. Non sono mai emerse prove di guadagni personali della famiglia Boschi grazie a un eventuale trattamento privilegiato ricevuto dal governo nella gestione delle azioni della società (tra l’altro, a quanto risulta al momento, la famiglia Boschi possedeva poche migliaia di euro in azioni).
Anche Ghizzoni, nella sua testimonianza, ha aderito a questa tesi spiegando: «Da parte sua non c’era tanto la preoccupazione sulla situazione delle banche toscane, ma cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio». Poco dopo la testimonianza di Ghizzoni, Boschi ha commentato su Twitter:
Confermo relazione iniziale di #Ghizzoni. Non ho fatto alcuna pressione. E non ho chiesto IO di acquisire Banca, ma Mediobanca e BPEL. Io ho solo chiesto info. Adesso la parola al Tribunale.
— Maria Elena Boschi (@meb) December 20, 2017
Nel corso della stessa testimonianza, Ghizzoni ha anche raccontato che nel gennaio 2015 ricevette una mail da Marco Carrai – imprenditore e noto collaboratore di Renzi – in cui si leggeva: «mi è stato chiesto su Etruria di sollecitarti per dare una risposta, nel rispetto dei ruoli». Ghizzoni ha raccontato di non sapere chi avesse chiesto a Carrai di contattarlo, e di non averlo chiesto.
Alla fine, comunque, nessuna banca ha acquisito Banca Etruria, che a novembre 2015 è stata posta in liquidazione coatta amministrativa insieme ad altre tre banche di stesse dimensioni, su richiesta di Banca d’Italia, ed è stata poi rifondata e ricapitalizzata. La nuova banca è stata ceduta poi a UBI Banca.