25 film che sono su Netflix e hanno vinto premi importanti
E quindi – in qualche modo, per qualcuno – sono molto belli: alcuni recenti e famosi, altri un po' di nicchia, altri ancora persino in bianco e nero
Netflix, lo sapete, ha un grande catalogo: a volte si passano le mezzore a cercare il film giusto, poi si fa tardi e non si guarda più niente. Conoscendo il problema da vicino, da qualche tempo abbiamo messo insieme diverse liste di cose interessanti su Netflix, per andare a colpo sicuro. Più nello specifico: film horror, italiani, documentari, classici, di fantascienza, con tanta musica dentro e di paesi che non siano Italia, Stati Uniti o Regno Unito. Un altro modo per scegliere un bel film da guardare è fidarsi, ancora prima che del Post, di quelli che in passato l’hanno premiato.
Quello che segue quindi è un elenco di film che sono ora su Netflix e che hanno vinto qualcosa di importante agli Oscar o a uno dei festival cinematografici più importanti al mondo (Sundance, Venezia, Cannes o Berlino). Si inizia con le cose recenti e che potreste aver già visto, ma verso la fine arrivano anche film polacchi in bianco e nero, cose che potreste non aver mai sentito nominare e documentari degli anni Quaranta. Pronti, via.
Revenant
Premi: Miglior regia, Miglior attore protagonista (Leonardo DiCaprio) e Miglior fotografia, agli Oscar del 2016
È su Netflix dal 6 dicembre. È ispirato a una storia vera, l’ha diretto Alejandro González Iñárritu, DiCaprio ci ha finalmente vinto l’Oscar, Tom Hardy ci ha fatto uno di quei ruoli crudi e di poche parole che piacciono a lui e Emmanuel Lubezki ha fatto vedere un’altra volta perché è uno dei direttori della fotografia migliori di sempre. C’è anche un orso.
Il lato positivo
Premi: Miglior attrice protagonista (Jennifer Lawrence) agli Oscar del 2013
Lawrence era partita fortissimo, con questo Oscar e con la saga di Hunger Games, ma negli ultimi anni si parla un po’ meno di lei. Di certo sta provando cose diverse: la fantascienza con Passengers, il cinema complicato con Madre! e un film d’azione come Red Sparrow, che uscirà nei prossimi mesi. Reciterà anche nel prossimo film di Luca Guadagnino, del quale (se già non vi è successo) sentirete parlare nei prossimi mesi. Il lato positivo uscì nel 2012, un po’ dramma e un po’ commedia, e fece vedere che Lawrence sapeva davvero recitare bene. Lo ha diretto David O. Russell e le nomination all’Oscar furono otto.
The Danish Girl
Premi: Miglior attrice non protagonista agli Oscar del 2016
È un film di Tom Hooper, vincitore del premio Oscar nel 2011 per il film Il discorso del re. Racconta una storia d’amore ispirata alle vite degli artisti Einar e Gerda Wegener, interpretati da Eddie Redmayne (vincitore dell’Oscar per la sua interpretazione di Stephen Hawking nel film La teoria del tutto) e Alicia Vikander. Il matrimonio tra i due entra in crisi quando Einar scopre di sentirsi una donna, diventando la prima persona al mondo a essere identificata come transessuale e la prima a sottoporsi a un intervento chirurgico per cambiare sesso.
La grande bellezza
Premi: Miglior film straniero nel 2014, agli Oscar
Lo sapete, lo sappiamo. Però è lì, e intanto sono passati tre anni e magari non l’avete ancora rivisto. E sai quante cose cambiano, in tre anni. Tre anni fa, per esempio, in Italia non c’era Netflix.
Inside Out
Premi: Miglior film d’animazione agli Oscar del 2016
Se non avete 12 anni, anche questo probabilmente l’avete visto una volta sola e poi basta. Invece, visto quanto è piaciuto a così tante persone diverse, bisognerebbe elevarlo al grado di “film che si deve rivedere per cercare cose a cui la prima volta, distratti dalla trama e dalle emozioni, non si era fatto caso”. È un film Pixar: è pieno di piccole cose a cui far caso.
Selma
Premi: Miglior canzone (“Glory”) agli Oscar del 2015
È uno di quei film tutti giusti, puliti e ordinati. Qualcuno lo criticò proprio per questo, qualcun altro lo apprezzò perché raccontava una storia vera e importante e lo faceva bene. Non è uno di quei film di cui ci si ricordano le scene. Quello che resterà di più sarà probabilmente la canzone, cantata da John Legend e Common.
Blue Jasmine
Premi: Miglior attrice protagonista (Cate Blanchett), agli Oscar del 2014
È un film del Woody Allen degli ultimi anni. Quindi, secondo la maggior parte dei critici: è un film peggiore dei migliori di Allen di qualche decennio fa. Tra quelli degli ultimi anni questo fu comunque uno dei più apprezzati (di certo più di La ruota delle meraviglie, nei cinema da domani). Blanchett ci vinse il suo secondo Oscar, dopo quello del 2005 per The Aviator.
Ragazze interrotte
Premi: Miglior attrice non protagonista (Angelina Jolie) agli Oscar del 2000.
È un film drammatico e biografico (tratto dal diario di Susanna Kaysen) interpretato da Winona Ryder e Angelina Jolie, che aveva poco più di vent’anni. È il film da far vedere a chiunque dica che Jolie non è una delle più brave attrici della sua generazione.
Anomalisa
Premi: Gran premio della giuria al Festival di Venezia del 2015
I registi sono Duke Johnson e Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello e il regista di Synecdoche, New York. È girato in stop motion (una tecnica complicata, affascinante e per gente molto paziente) e racconta una storia apparentemente molto piccola che si svolge in poche ore; tocca temi complessi che hanno a che fare con una malattia psichiatrica. È un film che fa diventare tristi.
8 Mile
Premi: Miglior canzone (“Lose Yourself”) agli Oscar del 2003.
Tra due giorni esce il nuovo e nono disco di Eminem. Questo film e questa canzone sono la storia di come mise le premesse per fare il primo.
Fuocoammare
Premi: Orso d’oro al Festival di Berlino del 2016
Stesso discorso fatto per La grande bellezza. È stato girato sull’isola di Lampedusa, e ne racconta le due realtà principali: quella di chi ci è nato e ci vive, soprattutto pescatori, e quella dei migranti che ci arrivano dal Nordafrica attraversando il mare. Tra i protagonisti del film ci sono il ragazzino Samuele, di cui Rosi racconta le giornate tra scuola, pesca e famiglia, e il dottor Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che negli ultimi anni si è trovato ad affrontare in prima persona tutti i problemi sanitari – e non solo – che riguardano i migranti che arrivano sull’isola, dalle gravidanze alle numerose morti.
The Master
Premi: Leone d’argento per la regia (Paul Thomas Anderson) e Coppa Volpi per la Migliori interpretazione maschile (Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman), al Festival di Venezia
È il film di Paul Thomas Anderson – girato su pellicola da 70 millimetri – che racconta della fondazione di un’inquietante religione ed è ispirato alla storia di L.Ron Hubbard e di Scientology. Phoenix e Hoffman vinsero entrambi il premio del Festival per il Miglior attore, perché la giuria non riusciva a scegliere uno dei due.
Il buio oltre la siepe
Premi: Miglior attore protagonista (Gregory Peck), Migliore sceneggiatura non originale e Migliore scenografia agli Oscar del 1963
Vinse solo Tre Oscar, due dei quali nemmeno troppo importanti, ma – insieme al libro da cui è tratto – è rimasto una cosa di cui ci si ricorda e che tutti conoscono almeno un po’ anche senza aver mai visto o letto. Il Miglior film di quell’anno fu Lawrence d’Arabia e tra gli altri candidati c’erano anche Il giorno più lungo e Gli ammutinati del Bounty. Anche per prendersi l’Oscar per il Miglior attore, Peck dovette battere una gran bella concorrenza: Burt Lancaster, Jack Lemmon, Peter O’Toole e Marcello Mastroianni.
Il segreto dei suoi occhi
Premi: Miglior film straniero agli Oscar del 2010
Magari avete visto quello (peggiore) americano, del 2016, con Nicole Kidman e Julia Roberts. Questo è quello argentino, che nel 2010 vinse l’Oscar per il Miglior film in lingua straniera. È un thriller drammatico, raccontato attraverso flashback del protagonista: un ex criminologo che mentre scrive un romanzo fa un’importante scoperta.
Inside Job
Premi: Oscar per il Miglior documentario, nel 2011
Parla della «la corruzione sistemica negli Stati Uniti attuata dall’industria dei servizi finanziari e delle conseguenze di questa corruzione sistemica». Chissà che effetto fa a vederlo ora.
Le regole della casa del sidro
Premi: Miglior attore non protagonista (Michael Caine) e Migliore sceneggiatura non originale (John Irving) agli Oscar del 2000
Se facessero una gara per il titolo di film che a leggerlo dà l’idea di un film pesantissimo, questo titolo andrebbe agilmente sul podio. È di Lasse Hallström, è drammatico e sentimentale e quei due giovani che ci sono dentro sono Tobey Maguire e Charlize Theron.
Divines
Premi: Camera d’oro a Festival di Cannes del 2016
Parla di un’adolescente di una banlieue di Parigi che, insieme all’amica, si mette a spacciare. È prodotto da Netflix e il premio che ha vinto è quello per la Miglior opera prima (che è il modo che piace a quelli del film per dire “primo film da regista”).
I don’t feel at home in this world anymore
Premi: Gran premio della giuria al Sundance film festival del 2017
Ci sono Melanie Lynskey ed Elijah Wood, ed è un thriller che parla di una donna che dopo aver subito un furto prova, insieme al suo vicino di casa, a cercare i responsabili per vendicarsi. Lei e il vicino finiscono in un giro molto più grande di loro.
Preludio alla guerra
Premi: Miglior documentario agli Oscar del 1943
L’avevamo annunciato, il documentario in bianco e nero degli anni Quaranta, che parla pure di guerra. Lo diressero Frank Capra e Anatole Litvak ed è il primo di una serie di film finanziati dal governo degli Stati Uniti per spiegare perché fosse giusto combattere la Seconda guerra mondiale. Prima frase: «Questo è un combattimento fra un mondo di libertà ed un mondo di schiavitù». Dura meno di un’ora.
Ida
Premi: Miglior film straniero agli oscar del 2015
Film drammatico polacco che parla di una ragazza che, negli anni Sessanta, sta per diventare suora e scopre un vecchio segreto di famiglia che ha a che fare con i nazisti. È pure in bianco e nero. Detto così sembra un mattone indicibile, ma lo è molto meno di quanto potreste pensare, e alla critica è piaciuto moltissimo.
Mr Smith va a Washington
Premi: Miglior soggetto agli Oscar del 1940
Questo Oscar l’hanno assegnato fino al 1957. È per l’idea alla base di un film, prima di una vera e propria storia, dei dialoghi e persino di un finale. Parla di un uomo – onesto e apparentemente pure ingenuo – che dopo la morte di un senatore di uno stato americano viene scelto per prendere il suo posto.
Donne senza uomini
Premi: Leone d’argento per la Miglior regia al Festival di Venezia del 2009
È tra quelli che sono su Netflix, ma difficilmente escono al primo posto tra le cose più consigliate. Bisogna un po’ capitarci, o cercarlo. È ambientato in Iran – nel 1953, quando ci fu il colpo di stato che portò al potere lo Scià – e racconta la vita di quattro donne.
Lama tagliente
Premi: Miglior sceneggiatura non originale agli Oscar del 1996
Parla di un uomo che dopo più di 10 anni in un ospedale psichiatrico (e dopo aver ucciso la madre e l’amante) torna a casa. È interpretato e diretto da Billy Bob Thornton e si tratta di sceneggiatura non originale perché è basato sul cortometraggio Some Folks Call it a Sling Blade.
Caschi bianchi
Premi: Miglior cortometraggio agli Oscar del 2017
Dura 40 minuti e parla di un gruppo di volontari (i “caschi bianchi“) che in Siria cercano le persone sotto le macerie, subito dopo (e spesso anche durante) i bombardamenti.
Con il fiato sospeso
Premi: Premio Gillo Pontecorvo al Festival di Venezia del 2013
Con questa motivazione:
Costanza Quatriglio prosegue nel suo felice, sorprendente e coraggioso cammino di sperimentazione formale, con la realizzazione di un’opera che fa da straordinario ponte tra il cinema e il documentario e con la quale ha saputo creare un’atmosfera di grandissimo valore culturale e politico, penetrando nelle contraddizioni più dolorose della nostra identità nazionale, con grande capacità di coniugare contenuti altissimi e sensibilità emotiva. Non va dimenticato inoltre, il suo coraggio produttivo ed il suo sforzo di cineasta, capace di raccogliere intorno a sé le personalità disposte ad accompagnarla con rigore, nella realizzazione di un cinema che non può che essere definito “necessario”.