Il Cile decide il suo nuovo presidente
Al ballottaggio di oggi ci sono un miliardario di centrodestra e un ex giornalista di sinistra, molto ravvicinati nei sondaggi
Oggi in Cile c’è il ballottaggio delle elezioni presidenziali: i due candidati sono l’ex presidente Sebastián Piñera, che guida la coalizione di centrodestra Chile Vamos, e il senatore Alejandro Guillier, a capo delle coalizione di centrosinistra che ha governato negli ultimi tre anni, rappresentata dalla presidente Michelle Bachelet. Piñera è il candidato favorito, visto che al primo turno aveva ottenuto il 36,6 per cento dei voti, contro il 22,7 di Guillier: ma l’esito delle elezioni non è per niente scontato. La più importante candidata esclusa al primo turno, Beatriz Sanchez, leader della coalizione di sinistra Frente Amplio, ha infatti dato il suo appoggio a Guillier: aveva ottenuto il 20,3 per cento dei voti. Come lei ha fatto la democristiana Carolina Goic, che aveva preso il 5,9, mentre Jose Antonio Kast, indipendente che era arrivato al 7,9 per cento, ha dato il suo appoggio a Piñera.
I seggi saranno aperti dalle 8 alle 18, ora locale, che per l’Italia corrispondono alle 12 e alle 22; i primi risultati dovrebbero essere diffusi circa un’ora dopo la chiusura dei seggi, ma non ci saranno exit poll, che in Cile non vengono fatti.
Piñera, che ha 67 anni, è miliardario ed è già stato presidente tra il 2010 e il 2014, dopo il primo mandato di Bachelet: la sua coalizione è composta dai due principali partiti di centrodestra. È figlio di un diplomatico, ha un dottorato in economia ad Harvard ed è considerato un bravo e carismatico oratore. Propone un classico programma di centrodestra, che parte dalla promessa di ridurre le tasse e di ripristinare lo splendore del cosiddetto “modello cileno”: un messaggio che ha grande risonanza in un momento in cui l’attuale governo del paese, guidato dalla presidente di sinistra Michelle Bachelet, ha raggiunto il gradimento minimo degli elettori. Tra le altre cose, Piñera ha promesso di creare 600mila posti di lavoro.
Piñera è considerato un moderato, e non una figura direttamente associata ai conservatori di estrema destra che hanno fatto parte della dittatura militare guidata da Augusto Pinochet che ha governato il Cile dal 1973 al 1990.
Guillier, che ha 64 anni, è invece un ex giornalista televisivo poi diventato senatore: la sua coalizione è composta da più di 17 partiti. Un po’ per questa ragione, un po’ perché è considerato inesperto come politico, non ha ottenuto tutto il sostegno del centrosinistra: nonostante l’endorsement personale di Beatriz Sanchez, non ha ricevuto quello di Frente Amplio, la coalizione che la sosteneva, che ha detto ai suoi elettori di decidere autonomamente se e per chi votare al ballottaggio.
Guillier è considerato anti-establishment (Piñera è invece molto pro-establishment) ed è stato eletto in Senato nel 2013 dopo una lunga carriera nei telegiornali serali cileni, durante la quale è stato spesso valutato dal pubblico come il giornalista televisivo più affidabile del paese, ragione per cui è un volto molto noto per i cileni. Si è presentato come candidato di continuità con la presidenza di Bachelet, e tra le altre cose ha promesso di espandere l’istruzione universitaria gratuita e migliorare il sistema sanitario.
Gli ultimi sondaggi dicono che Piñera ha un vantaggio di soli 1,4 punti percentuali su Guillier, per via dell’appoggio di chi al primo turno aveva votato Sanchez.
Negli ultimi quattro anni di governo di Bachelet il Cile ha avuto una crescita economica più lenta che in tutti i precedenti quadrienni dagli anni Ottanta in poi. Il secondo mandato di Bachelet è stato complicato anche da uno scandalo di corruzione che ha coinvolto sua figlia e sua nuora, danneggiando irrimediabilmente la sua immagine pubblica. Ma il Cile resta comunque una delle principali economie dell’America Latina ed è spesso presentato come modello di un governo onesto e tecnocratico. Una vittoria di Piñera – che nel 2010 divenne il primo presidente non di sinistra dai tempi del ritorno della democrazia nel paese – seguirebbe i successi, in altri paesi sudamericani, di governi conservatori.
Se dovesse vincere Piñera è probabile che l’equilibrio nei rapporti tra i paesi sudamericani cambi un po’. Probabilmente il Cile continuerà a sostenere gli oppositori del regime di Nicolás Maduro in Venezuela (ha già dato asilo politico a molte persone) e la distanza tra i due paesi potrebbe ampliarsi. Anche i rapporti con la Bolivia potrebbero diventare più complessi per via dei contrasti con il presidente Evo Morales. Invece le relazioni con l’Argentina potrebbero migliorare, visto che Piñera ha spesso espresso ammirazione per il presidente argentino Mauricio Macri.