Tre uomini palestinesi sono morti negli scontri con l’esercito israeliano lungo il confine della Striscia di Gaza
Ieri tre uomini palestinesi sono morti negli scontri con l’esercito israeliano al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Oltre cento persone sono state ferite. Le nuove morti sono state annunciate dalle autorità palestinesi e hanno fatto salire a 8 il numero di palestinesi uccisi nei recenti scontri dovuti al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, avvenuto il 6 dicembre. Gli scontri di ieri sono cominciati dopo la preghiera musulmana del venerdì, quando un gruppo di manifestanti palestinesi ha cominciato ad appiccare incendi e tirare pietre contro i soldati israeliani, che hanno risposto usando il gas lacrimogeno. Oltre a questi scontri, dalla Striscia di Gaza sono stati sparati numerosi colpi di mortaio contro Israele, che ha risposto con attacchi aerei diretti alle strutture militari di Gaza. A Ramallah, in Cisgiordania, un palestinese ha attaccato e ferito un poliziotto israeliano con un coltello, ed è poi stato ucciso.
Il 6 dicembre Trump ha annunciato il futuro spostamento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, riconoscendola di fatto come capitale dello stato di Israele, e rianimando le tensioni e le violenze tra israeliani e palestinesi. L’ultimo tentativo credibile di raggiungere la pace tra i due popoli, che risale al 2001, fallì proprio perché non si riuscì a trovare un accordo sulla gestione dei luoghi sacri di Gerusalemme. Come tutte le altre ambasciate in Israele, quella americana si trova a Tel Aviv: per trovare un edificio adatto, attrezzarlo, renderlo sicuro e trasferire centinaia di dipendenti ci vorranno probabilmente diversi anni.