Potete tenere il riscaldamento acceso
Nonostante i toni un po' allarmistici l'incidente al gasdotto in Austria non bloccherà le forniture di gas, anche se ci ricorda che l'Italia è un paese vulnerabile
Questa notte, a mezzanotte, il flusso di gas che dall’Austria arriva in Italia attraverso il TAG, il gasdotto più importante le nostra fornitura energetica, è ripartito. L’incidente avvenuto ieri alla centrale austriaca di Baumgarten, in cui un operaio è morto e altri 21 sono rimasti feriti, aveva fatto temere a molti per le forniture di gas del nostro paese, usate soprattutto per il riscaldamento. In effetti le forniture di gas sono rimaste sospese per una giornata, durante la quale si è attinto a una piccola parte delle riserve strategiche di gas, mentre dalla notte la situazione è tornata normale. Ieri sera, ospite a Porta a Porta, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto: «C’è stato un forte sbilanciamento, ma di un giorno solo». Claudio Descalzi, amministratore delegato ENI ha spiegato: «Non c’è allarmismo tra gli addetti ai lavori».
L’esplosione del gasdotto in Austria: il Ministro @CarloCalenda spiega cosa è successo e cosa comporta per le nostre risorse energetiche. #PortaAPorta
Puntata ▶️ https://t.co/btwxsWO8a5 pic.twitter.com/M2cJ6z72FU— Porta a Porta (@RaiPortaaPorta) December 13, 2017
Le preoccupazioni erano, almeno in un primo momento, legittime. A Baumgarten c’è un “hub”, un centro di smistamento da cui passano tre gasdotti diversi che convogliano verso il nostro paese circa il 40 per cento del gas importato (Calenda ha detto che in periodo di picco può arrivare a trasportare anche i due terzi del totale). La ripresa del traffico nella notte, però, ha scongiurato qualsiasi scenario di “inverno al freddo” che, in ogni caso, sarebbe stato molto improbabile. Per sopperire al blocco del gasdotto nella giornata di ieri sono stati usati circa 150 mila metri cubi di gas delle riserve strategiche, una piccola frazione del totale stoccato: 17 miliardi di metri cubi. Per intaccare seriamente la nostra riserva e minacciare il nostro riscaldamento ci vorrebbe quindi una crisi molto più grave e soprattutto protratta nel tempo. In tutto l’Italia ha un fabbisogno annuale di 70 miliardi di metri cubi di gas, il 30 per cento del quale viene usato per la produzione di energia elettrica, mentre il resto è impiegato nel riscaldamento.
Nel frattempo però il prezzo del gas nel mercato all’ingrosso, quello cioè dove fanno gli acquisti le grandi società, è quasi raddoppiato in un giorno soltanto. Resta da vedere se questo aumento dei prezzi durerà molto e se quindi si rifletterà anche sulle bollette pagate dai privati, oppure se, tornata la situazione alla normalità, anche i prezzi caleranno di conseguenza.
Per quanto importante, il gasdotto austriaco non è comunque l’unico a rifornire l’Italia. Dalla Svizzera arriva Transitgas, che trasporta oggi anno circa 18 miliardi di metri cubi di gas estratto nel Mare del Nord. In Sicilia arriva il gasdotto sottomarino Green Stream che dalla Libia trasporta ogni anno circa 8 miliardi di metri cubi di gas. Il più importante, dopo il TAG austriaco, è il gasdotto che arriva da Tunisia e Algeria, il TTPC, che ogni anno trasporta circa 30 miliardi di metri cubi di gas. Si tratta di una fornitura molto variegata. Come ha spiegato Descalzi di ENI: «Il sistema gas italiano è tra i più sicuri al mondo grazie alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento».
Nonostante l’apparente varietà di fonti, il sistema italiano rimane in una sorta di collo di bottiglia: quasi metà del gas utilizzato proviene dalla Russia e arriva in Italia attraverso l’Austria e la stazione di Baumgarten. Per diminuire questa dipendenza dal gas russo – che non è solo italiana ma più in generale europea – sono da tempo allo studio diverse soluzioni. Una di quelle più apparentemente promettenti è il Trans Adriatic Pipeline (TAP), un gasdotto che, attraversando l’Adriatico e sbarcando in Puglia, dovrebbe portare in Italia il gas estratto nella regione del Mar Caspio. La capacità del TAP, a seconda delle infrastrutture che saranno costruite, potrebbe oscillare tra i 10 e i 20 miliardi metri cubi l’anno. Considerando che il fabbisogno italiano si aggira intorno ai 70 miliardi di metri cubi l’anno, la sua realizzazione (prevista al momento per il 2020) significherebbe ridurre in maniera sensibile la dipendenza dal gas russo che passa attraverso l’Austria.
I lavori per la costruzione del TAP e delle relative infrastrutture, però, hanno incontrato molta opposizione sia da parte dei cittadini pugliesi che abitano nei comuni interessati (Melendugno, San Foca, San Basilio) sia da parte degli amministratori locali, come il presidente della regione Emiliano. Ieri Calenda, che è sempre stato un forte sostenitore del TAP, ne ha approfittato per criticare l’opposizione: «Se avessimo il TAP non dovremmo dichiarare lo stato d’emergenza». Anche senza l’opposizione locale, però, il completamento del TAP non è previsto prima del 2020.