I sorvegliatissimi smartphone della Corea del Nord
Il regime ha consentito il loro utilizzo intravedendo una nuova opportunità di controllo e propaganda: si collegano a una versione alternativa di Internet e sono spiati di continuo
Negli ultimi anni il regime della Corea del Nord ha consentito a un numero crescente di cittadini di possedere uno smartphone, ma con grandi limitazioni per quanto riguarda la possibilità di navigare online o di comunicare liberamente con altre persone. La progressiva diffusione di questi dispositivi viene vista dal dittatore Kim Jong-un come un’ulteriore possibilità di controllare i nordcoreani e, al tempo stesso, diffondere più facilmente i messaggi della propaganda contro Corea del Sud, Stati Uniti e gli altri paesi considerati nemici. Il Wall Street Journal ha dedicato al tema un interessante articolo, basandosi sulle interviste con diversi esperti e con alcuni nordcoreani che sono riusciti a fuggire negli ultimi anni dal paese, rischiando la loro vita.
In Corea del Nord gli abbonati ai servizi di telefonia mobile sono circa 4 milioni, pari a un sesto della popolazione. Il numero è quadruplicato in 5 anni, ha spiegato Kim Yon-ho, un ricercatore presso la Johns Hopkins University (Stati Uniti) che ha ottenuto i dati dall’operatore telefonico egiziano Orascom Telecom, attivo nel paese attraverso una joint venture che coinvolge lo stesso governo nordcoreano. La quantità di abbonati comprende i proprietari dei normali cellulari, che li usano per telefonare e inviare SMS, e chi possiede uno smartphone con funzionalità più avanzate.
Foto da una Corea del Nord diversa
La maggior parte degli smartphone utilizzati dai nordcoreani è prodotta direttamente in Corea del Nord, da aziende che si occupano di assemblarli utilizzando componenti acquistati per lo più sul mercato cinese. Sono venduti a prezzi alti per le disponibilità economiche medie di un nordcoreano, con cifre intorno ai 400 euro. I modelli più cari sono copie più o meno smaccate degli iPhone di Apple e hanno nomi fantasiosi come “Arirang Touch”, ispirato a una canzone tradizionale nordcoreana.
Come avviene per i tablet e i computer, anche gli smartphone in Corea del Nord utilizzano sistemi operativi sviluppati nel paese, sui quali sono installati programmi e applicazioni per controllare lo scambio dei file, la navigazione e impedire l’accesso ai siti all’esterno del paese. Molti computer utilizzano un sistema operativo chiamato Stella Rossa, ma ci sono anche dispositivi che funzionano con una versione modificata di Windows, il famoso sistema operativo di Microsoft. I tablet e gli smartphone utilizzano una particolare installazione di Android, personalizzata dal governo nordcoreano.
Gli smartphone, come i computer, non si possono collegare a Internet per come la intendiamo noi, ma a una intranet (rete interna) che permette di accedere a un numero limitato di siti, interamente controllati dal regime. Si possono quindi visualizzare i video dei discorsi di Kim Jong-un, vedere fotografie sulle parate ed esercitazioni militari condotte nel paese, oppure leggere notizie e altre informazioni preparate dalla propaganda. Contenuti più leggeri comprendono siti con ricette tradizionali nordcoreane e un sistema per l’e-commerce che mette insieme i prodotti di circa 150 rivenditori. C’è anche un sito per organizzare le vacanze, naturalmente restando entro i confini della Corea del Nord.
La navigazione è estremamente lenta, da un lato per evidenti limiti tecnologici, dall’altro per disincentivarne l’eccessivo utilizzo. Un ebook – per esempio quello con l’intera biografia di Kim Il Sung, considerato il fondatore del paese (e nonno di Kim Jong-un) – può richiedere diversi giorni prima di essere scaricato completamente sul proprio dispositivo.
Le lentezze sono anche dovute al fatto che quasi tutto il traffico online è sottoposto a costanti controlli da parte del regime. L’analisi di dispositivi e programmi nordcoreani, fatti arrivare oltre i confini, ha confermato la presenza di numerosi software per la sorveglianza. I programmi possono essere usati per cancellare a distanza i file, bloccare la condivisione di particolari documenti e per registrate l’uso delle app. Il regime utilizza inoltre un programma che può scattare in qualsiasi momento uno screenshot del proprio schermo: quando viene eseguito uno screenshot, gli utenti ricevono una notifica, ma il sistema non consente comunque di cancellarlo.
Succede di frequente che la polizia fermi persone per strada, chiedendo di farsi consegnare lo smartphone per un controllo casuale dei contenuti. Gli agenti possono controllare gli screenshot scattati automaticamente dal dispositivo, così come qualsiasi altra informazione e comunicazione. I proprietari degli smartphone sono consapevoli di essere costantemente sorvegliati, e temono che le loro conversazioni a voce possano essere spiate dalle autorità anche quando non stanno utilizzando i loro dispositivi. Una donna, che è riuscita a scappare dalla Corea del Nord, ha raccontato al WSJ che quando in casa stavano per avere una conversazione critica nei confronti del governo spostavano prima il cellulare in un’altra stanza, per precauzione, ma comunque dubbiosi sul fatto che potesse essere una misura sufficiente per non farsi spiare.
I telefoni cellulari sono una novità recente nella Corea del Nord. Una prima rete fu allestita intorno al 2000, ma nel 2004 l’intero progetto di estenderla fu bloccato quando si sospettò che un tentativo di uccidere l’allora dittatore Kim Jong-il fosse stato pianificato tramite un cellulare. Il regime decise di vietare i cellulari e il divieto rimase in vigore per 5 anni, fino al 2009 quando furono riprese le attività per creare una rete cellulare più affidabile.
Koryolink è il nome del principale operatore di telefonia mobile in Corea del Nord, realizzato con la collaborazione dell’azienda egiziana Orascom. L’iniziativa non è stata finora molto redditizia e la società sta avendo difficoltà nel portare in Egitto i ricavi ottenuti dagli abbonamenti nordcoreani. Dietro Orascom c’è Naguib Sawiris, uomo d’affari diventato molto conosciuto e influente anche in Italia quando acquisì Wind tra il 2005 e il 2006, per poi venderla alla multinazionale VEON registrata alle Bermuda e con sede ad Amsterdam. Sawiris è ancora presente in Italia con Libero Acquisition, società di diritto lussemburghese che controlla la maggioranza di Nuova Italiaonline Spa, che comprende marchi come Virgilio e Pagine Gialle.
Le cose per Orascom in Corea del Nord si sono ulteriormente complicate da quando il regime ha fondato Byul, altra azienda di telecomunicazioni che di fatto le sta facendo concorrenza diretta nel settore della telefonia. Byul costa meno agli abbonati e ha piani per l’utilizzo di più minuti ed SMS. Nonostante le difficoltà, per ora Orascom non è interessata a lasciare la Corea del Nord e a più riprese ha provato a convincere il regime a organizzare una fusione con Byul. Sawiris è stato comunque molto abile a lavorare con un paese sostanzialmente isolato dalla comunità internazionale, per la brutalità con cui tratta i propri cittadini e l’aggressività verso l’esterno con i suoi test missilistici e nucleari, riuscendo a spuntare contratti e accordi nonostante le sanzioni economiche internazionali imposte dalle Nazioni Unite.
Non tutti i cittadini della Corea del Nord sono comunque completamente isolati dall’estero. Un numero estremamente piccolo di persone, che comprende ricercatori e membri del regime, può accedere a Internet per come la intendiamo noi, seppure con qualche limitazione. In questo caso le connessioni sono fornite dall’operatore cinese China Unicom, e in tempi più recenti da TransTeleCom, società russa. Anche se la consultazione dei siti è in questo caso più libera, vengono comunque mantenuti i sistemi di controllo per spiare la cronologia dei browser e le altre attività svolte.
La progressiva diffusione di sistemi tecnologici più moderni potrebbe costituire un pericolo per il regime della Corea del Nord, che basa la propria esistenza sulla propaganda e lo strettissimo controllo della popolazione. Per questo motivo le concessioni sono estremamente limitate e comunque sempre tese ad avere un ritorno, in termini di possibilità di sorveglianza della popolazione. Inoltre, i contenuti diffusi online sono per lo più messaggi di propaganda tali e quali a quelli diffusi quotidianamente da radio, televisione, giornali, insegnanti nelle scuole e funzionari del regime in giro per il paese.