I migliori film del 2017, scelti dal New York Times
Due classifiche, fatte da due critici: in una ha vinto "Dunkirk" e nell'altra un film di cui forse non avete ancora sentito parlare
I due critici cinematografici del New York Times, A.O. Scott e Manohla Dargis, hanno scelto i loro film preferiti tra quelli usciti (o che devono uscire) negli Stati Uniti nel 2017. Alcuni non sono ancora usciti nemmeno lì, ma loro li hanno già visti; alcuni non sono ancora usciti qui e magari lo faranno tra qualche mese. Come ogni anno, Scott e Dargis hanno fatto liste separate, ma ci sono diversi film in comune: Lady Bird, Get Out e The Florida Project, tra gli altri. Dunkirk, per parlare subito dell’elefante nella stanza, è primo in una classifica e non c’è nell’altra.
Qui avanti trovate la classifica dei 10 film preferiti di Dargis e, ancora più avanti, i dieci film preferiti di A.O. Scott, che della sua lista ha detto: «In tempi bui tendiamo a chiedere un po’ troppo all’arte, pensando che ci possa salvare, e la respingiamo quando non lo fa. Ma la sua funzione è più semplice: ci fa restare umani. Questo hanno fatto, per me, i film che ho scelto quest’anno».
LA CLASSIFICA DI MANOHLA DARGIS
10. Wonder Woman
La regista, Patty Jenkins, è stata nominata da Time tra i dieci finalisti per la Persona dell’anno, e il film, con protagonista Gal Gadot, ha incassato più di 800 milioni di dollari. È un film di supereroi ma è piaciuto più di molti altri film di quel genere, anche per il modo in cui mostra e racconta la sua supereroina. Dargis ha scritto che le ha ricordato «che nei film mettiamo tutta la nostra storia: i nostri sogni di bambini, i nostri desideri di adolescenti e i nostri dubbi da adulti».
9. A quiet passion
È un film biografico di Terence Davies, il regista inglese di The Deep Blue Sea. Racconta la storia della poetessa statunitense Emily Dickinson, che nel film è Cynthia Nixon (Miranda di Sex and the City). Secondo Dargis, Davies «trasforma le immagini in sentimenti» e «mostra la bellezza, la grazia, le luci e le ombre che scorrevano in lei e nella sua penna».
8. Il filo nascosto
È il nuovo film del regista statunitense Paul Thomas Anderson, che ne fa uno ogni due-tre anni e il cui film Il petroliere è stato scelto dal New York Times come migliore del Ventunesimo secolo. È anche l’ultimo in cui ha recitato l’attore britannico Daniel Day-Lewis: anche lui ne fa pochi, e ha detto che non ne farà più. Il titolo originale è Phantom Thread ed è ambientato nel mondo della moda londinese degli anni Cinquanta. Day-Lewis interpreta un famoso stilista che si innamora di una giovane donna, che gli scombussola la vita. Parla, per Dargis, «di due vite, e due perversioni, che diventano una cosa sola». Da noi uscirà a febbraio.
7. Okja
Questo lo potete vedere su Netflix: è diretto da Bong Joon-ho ed è pieno di attori noti (Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal e Paul Dano). Parla di una specie di maiale geneticamente modificato, di una bambina sudcoreana che ci si affeziona e di una cattivissima società che se ne vuole ri-appropriare. È sia una favola che una critica a tante cose della società di oggi. Dargis ha parlato di «tocchi visivi lapidari» di un film che è «dolce e spesso divertente» ma anche «toccante e profondo».
6. Lady Bird
È il film di Greta Gerwig che ha fatto un record su Rotten Tomatoes: tutte le – 191, per ora – recensioni uscite ne hanno parlato in modo positivo. Parla di una ragazza all’ultimo anno del liceo, interpretata da Saoirse Ronan, che vuole andarsene da Sacramento (in California, dove tutti noi vorremmo andare) per andare sulla costa est degli Stati Uniti. Tra le cose che deve fare per finire nella giusta università, c’è un corso di teatro. In Italia arriverà ad aprile.
5. Get Out
È un horror, anche se ai Golden Globe è stato candidato come commedia. Ma ancora più che un horror è una satira sociale – o social thriller, secondo il regista – sulla storia e l’attualità del razzismo negli Stati Uniti. Il regista è Jordan Peele e il protagonista è un ragazzo nero che va a trovare la famiglia della sua ragazza bianca. Lei gli assicura che loro sono persone per bene, per niente razziste, ma una volta lì iniziano a succedere cose sempre più strane. È il primo film da regista di Peele, e Dargis ha scritto che è una cosa «fuori dal comune».
4. The Florida Project
È un film drammatico di Sean Beaker e l’attore più noto è Willem Dafoe. Dargis ha scritto che Baker è bravissimo – guardate Starlet e Tangerine – nello «spezzare i cuori raccontando storie di persone di solito ignorate dagli altri film». In questo caso ha raccontato la storia di «bambini e adulti che vivono ai margini di Disney World». Dargis l’ha paragonato a Furore di John Steinbeck, solo che è ambientato nel Ventunesimo secolo e con «colori psichedelici». È prodotto da A24: una casa di produzione indipendente che fa film quasi mai banali e spesso belli. In Italia non ancora è ancora uscita, e chissà quando lo farà.
3. Faces Places
È una di quelle cose un po’ d’autore, ma non bisogna spaventarsi. È un documentario francese – titolo originale Visages, Villages (visi, villaggi) – della regista belga Agnès Varda, che ha 89 anni, e di JR, un molto più giovane fotografo e artista francese. Parla di loro due in giro per la Francia e di come «fanno nuove amicizie e incontrano vecchi amici». Dargis ha scritto: «Si parla spesso di Varda come di una delle più grandi registe viventi. È una dei più grandi in assoluto, anche».
2. Ex Libris: the New York Public Library
È un documentario di Frederick Wiseman. È stato presentato al Festival di Venezia e parla della nota biblioteca pubblica di New York. Dura circa tre ore e Dargis ha scritto che è «il ritratto di un’istituzione sociale e culturale che è l’incarnazione della democrazia».
1. Dunkirk
Sapete che è di Christopher Nolan, sapete che parla di quella storia della Seconda guerra mondiale, sapete che è pieno di cose che solo Christopher Nolan e forse sapete pure come è stato girato. Dargis ha scritto: «La maggior parte dei film parlano della vittoria. Questo parla della sopravvivenza. È fatto con tecnica e maestria che non hanno pari e Nolan ti mette nell’aria, in mare e a terra durante una missione di salvataggio, e una volta che è finita, rende totalmente chiaro che si deve comunque continuare a lottare».
LA CLASSIFICA DI A.O. Scott
10. The War – Il pianeta delle scimmie
Così, per iniziare con quello che non vi aspettavate. È uscito a luglio ed è il terzo capitolo della saga iniziata nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie. Parla di uomini che fanno esperimenti su scimmie, scimmie che diventano intelligenti, scimmie che si ribellano agli uomini, scimmie che combattono contro uomini e viceversa. Scott ha scritto che ci sono «echi di Eneide e del Libro dell’Esodo» e che il film, diretto da Matt Reevs, mostra «come e quanto il cinema d’azione possa avventurarsi in questioni politiche e morali». E poi ha detto, anche lui, che Andy Serkis, che interpreta la scimmia Cesare, è un fenomeno.
9. A quiet passion
Quello su Emily Dickinson, nono anche nell’altra classifica. Scott ha scritto che il film «è tutto tranne che quieto».
8. Un padre, una figlia
È un film del regista rumeno Cristian Mungiu, che dieci anni fa vinse la Palma d’oro di Cannes con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni. Scott ha scritto che è un «dramma familiare e un thriller etico», che parla di un dottore di un paesino di provincia che è disposto a molti compromessi pur di permettere alla figlia di andare a studiare in un’università inglese. In Italia è uscito più di un anno fa, incassando meno di 400mila euro, ma negli Stati Uniti è arrivato dopo.
7. Una donna fantastica
È il film che il Cile ha scelto di candidare agli Oscar e in Italia è uscito a ottobre. L’ha diretto Sebastián Lelio e parla di Marina, una donna transgender che di giorno fa la cameriera e di notte canta in un night, e di come le cambia la vita dopo la morte dell’uomo che amava. Scott ha scritto che è «sfacciatamente realista e giustamente melodrammatico, polemico e poetico, sul pezzo e stravagante». Scott ha anche scritto che sul volto di Daniela Vega, la protagonista, si vedono cose che fanno pensare a Greta Garbo, Joan Crawford, Anna Magnani e Lauren Bacall.
6. Il filo nascosto
Quello di Anderson, con Day-Lewis. Scott ha scritto: «L’ho visto solo una volta e di certo ha le sue pecche. Ma non vedo l’ora di vederlo un’altra decina di volte per trovarle».
5. Faces Places
Forse è il caso di andare a cercarsi pure questo, con Varda e JR. Scott ha scritto che «Arda cerca nel suo passato la precarietà del presente, sempre con una resiliente fiducia nella forza che ha l’arte di preservare e accrescere la dignità umana» e che «ogni secondo del film è la prova che ha ragione».
4. I am not your negro
Il regista è Raoul Peck, haitiano di 64 anni, che negli anni Novanta è stato ministro della Cultura nel suo paese. Parla dello scrittore e attivista nero James Baldwin, autore di Remember this house, un romanzo che non pubblicò mai. Baldwin morì nel 1987 e durante la sua vita fu amico di Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King. Partendo da Baldwin il film parla però più in generale degli attivisti neri, fino ad arrivare al movimento Black Lives Matter. La voce narrante è di Samuel L. Jackson: quasi ogni cosa che dice è la lettura di note, appunti e estratti scritti da Baldwin. «Il film fa male perché parla di una verità che fa male», ha scritto Scott.
3. Get Out
Scott ha scritto che è un film «inevitabile».
2. Lady Bird
«Il modo in cui parla di amicizia, vita familiare e sessualità adolescenziale è tutto tranne che sdolcinato», ha scritto Scott.
1. The Florida Project
Scott ha scritto che è riuscito ad avere il raro primato di essere «sia il film più allegro che quello più straziante dell’anno». Ha anche scritto che trasmette una sensazione di «permanenza», che è uno di quei film che resteranno.