Uno dei siti con più successo su Facebook è fatto da 41 persone in Lituania
Si chiama "Bored Panda" e sicuramente vi sarà passato davanti una volta: pubblica contenuti “alla BuzzFeed” e ha ancora più like, ma con il solito problema
Nelle ultime settimane sono arrivate diverse notizie poco incoraggianti per il futuro dei giornali online, e in particolare per quelli che negli anni si sono specializzati in contenuti più di intrattenimento e “virali”: in particolare, non se la passano bene BuzzFeed e Mashable, due siti a lungo considerati modelli di business sostenibile nel mercato dei media digitali. Ma c’è un sito che sta riuscendo a sopravvivere e anzi a incassare molto, per via di una formula particolare e praticamente unica nella sua organizzazione: si chiama Bored Panda, ed è probabile che se usate Facebook lo abbiate incontrato spesso. Prima cosa notevole: la sua sede è a Vilnius, in Lituania.
La linea editoriale di Bored Panda è molto semplice e non è particolarmente originale (o meglio: non lo è più adesso). Pubblica raccolte di immagini buffe di animali, di tweet divertenti, di post motivazionali da Tumblr, lavori di illustratori o fotografi emergenti. Un po’ come la prima versione di BuzzFeed, fa grande affidamento sulle liste, tipo “30+ fidanzati e mariti divertenti che si sono assicurati che le loro relazioni non siano mai noiose”, o “41 volte che gli autisti di Uber hanno sorpreso i loro clienti”.
Sono esclusivamente contenuti non politicizzati, che trasmettono sempre positività e ottimismo: questo ha permesso a Bored Panda di presentarsi come una specie di rifugio dalla realtà, di posto sicuro online dove ci si può consolare e tirare su di morale. Questo meccanismo ha funzionato con molta gente: la pagina Facebook del sito ha 12,5 milioni di like, soltanto un paio in meno di quella del New York Times, e più di quelli di BuzzFeed. Lo scorso mese, secondo il sito di analisi NewsWhip, i post di Bored Panda hanno raccolto 30 milioni tra like, condivisioni, commenti e reazioni: molti più di quelli del New York Times o di CNN. Il sito ha ricevuto 116 milioni di visite a ottobre, secondo i dati ottenuti dal New York Times.
Tutto questo è avvenuto grazie al lavoro di una redazione lituana che ospita 41 redattori. In media Bored Panda pubblica 16 contenuti al giorno: a ottobre sono stati 519, contro gli oltre 5.000 di CNN e gli oltre 50mila di Fox News. Bored Panda ha quindi costi limitatissimi: ha poco personale, ha sede in Lituania e non a New York o a Londra, e per i suoi post si basa quasi esclusivamente su contenuti reperibili gratuitamente online sui social network. Quando pubblica lavori di artisti emergenti, lo fa senza pagarli: ma chiede sempre prima il consenso degli autori – una pratica non sempre diffusa tra i giornali online – permettendo loro di farsi conoscere da un pubblico enorme.
L’idea venne a Tomas Banisauskas, che oggi ha 31 anni, quando studiava all’Università di Vilnius e lavorava come filmmaker freelance. Nel 2009 fu colpito da una serie di progetti online, come la Million Dollar Homepage, una trovata con cui un imprenditore mise in vendita il milione di pixel dell’home page del suo sito per un dollaro ciascuno. Decise di fondare un sito per «combattere la noia con l’arte e le belle notizie». A differenza di altri siti e organizzazioni come Vice e BuzzFeed, Bored Panda non ha raccolto centinaia di milioni di dollari da finanziatori esterni. Banisauskas ha spiegato al New York Times che ciononostante si aspettano di avere quest’anno entrate tra i 20 e i 30 milioni di dollari.
Questo enorme successo si basa però su una premessa molto precaria: il 90 per cento del traffico di Bored Panda proviene da Facebook, una società privata che non ha nessun obbligo nei confronti dei siti che si affidano alla sua piattaforma per diffondere i propri contenuti e quindi guadagnare dalla pubblicità. Negli ultimi anni è successo molte volte che i cambiamenti dell’algoritmo di Facebook portassero a minori visualizzazioni dei post delle pagine e quindi riducessero drasticamente il traffico dei siti collegati a quelle pagine (è capitato soprattutto con siti dai titoli molto iperbolici o molto clickbait). Senza contare che Facebook ha sempre il potere di chiudere arbitrariamente una pagina, se ritiene che per qualche motivo violi le sue regole.
«Sono una società che ci è molto utile» ha detto Banisauskas parlando di Facebook. La presenza di Bored Panda su Facebook iniziò nel 2013, dopo un’esperienza su StumbleUpon, un vecchio aggregatore di link che a un certo punto aveva iniziato a chiedere soldi ai siti per pubblicizzare i loro post. Da quando Bored Panda cominciò a investire su Facebook, il suo traffico decuplicò nel giro di un anno: i suoi contenuti, leggeri e positivi, erano perfetti per il social network. Banisauskas avrebbe voluto evitare una tale dipendenza da Facebook, ma ha detto che oggi «è impossibile. Facebook è il posto dove la gente condivide le idee».
Il mese scorso Facebook ha fatto degli altri esperimenti per modificare nuovamente il suo algoritmo. Ha fatto sparire in alcuni paesi del mondo i post delle pagine – di aziende e di siti – dalle timeline degli utenti, relegandoli a una sezione diversa: un social media manager che lavora in Slovacchia, uno dei paesi interessati dall’esperimento, ha detto che le persone raggiunte dai suoi post sono calate come non era mai successo prima. Adam Mosseri, il capo della sezione News Feed di Facebook, ha detto che si voleva provare a capire se gli utenti preferiscano andare in un posto separato quando vogliono leggere le notizie o vedere i post delle pagine, invece che quelli degli amici. Mosseri ha detto che per ora non è nei piani espandere in altri paesi la nuova sezione. Banisauskas ha ammesso di essere comunque molto preoccupato, e di credere che il suo sito, provenendo da un piccolo paese europeo e non essendo un colosso come BuzzFeed, sia particolarmente esposto ai cambiamenti di Facebook che potrebbero farlo chiudere da un giorno all’altro.