Il processo per stupro di cui si discute in Spagna
Cinque uomini sono accusati di avere violentato una diciottenne durante la festa di San Firmino a Pamplona, ma la storia e le sue implicazioni sono uscite dal tribunale
Un processo per stupro – nel quale cinque uomini sono accusati di avere violentato una donna di 18 anni durante la festa di San Firmino di Pamplona – sta provocando manifestazioni, proteste sui social network e un grande dibattito in Spagna, e secondo alcuni sta mostrando una svolta nella percezione pubblica di casi del genere nel paese. Ieri c’è stata l’udienza finale, e gli uomini accusati rischiano fino a 25 anni di carcere. La violenza risale al 2016: la donna ha raccontato che i cinque uomini, tra i venti e i trent’anni, l’hanno portata in un angolo appartato delle strade di Pamplona, che nei giorni della festa dei tori sono molto affollate, le hanno tolto i vestiti e l’hanno stuprata penetrandola.
I cinque uomini – uno di loro membro della Guardia Civile, un corpo di polizia nazionale – sono in custodia cautelare dallo scorso settembre, perché a supportare la testimonianza della donna ci sono diversi video: alcuni mostrano gli uomini condurre la donna nel posto dove è avvenuto lo stupro, e uno mostra la violenza vera e propria, ripresa dagli stessi uomini che poi hanno promesso di inviare i video su WhatsApp ad altri amici, vantandosi con dei messaggi dello stupro appena commesso. Gli uomini facevano infatti parte di un gruppo WhatsApp chiamato “La Manada”, cioè “il branco di lupi”: gli investigatori hanno ritrovato nelle conversazioni il video di una apparente violenza commessa contro un’altra donna, e diversi messaggi risalenti a prima del loro viaggio a Pamplona in cui dicevano di doversi procurare delle “droghe dello stupro”, perché «quando arriviamo vorremo violentare tutto quello che vediamo».
La difesa dei cinque uomini sostiene che il rapporto sia stato consenziente. Il giudice che ha deciso la reclusione preventiva degli accusati, invece, ha detto che «non c’è stato apparentemente consenso da parte della vittima», spiegando che le immagini mostrano «una sottomissione a una situazione di schiacciante superiorità fisica e numerica, e riconoscimento dell’impossibilità di opporsi alle spregevoli intenzioni degli aggressori». Il rapporto della polizia dice che nel video la donna mantiene un comportamento «passivo o neutrale», tenendo gli occhi chiusi: i procuratori hanno detto che è un segno del fatto che era in stato di shock, e lei ha raccontato che voleva soltanto che finisse presto. La difesa invece ha usato parti del video per sostenere che la donna fosse consenziente.
Per il processo, uno degli accusati ha commissionato a un investigatore privato un rapporto sulla vittima, di cui è stato seguito il comportamento, online e non, dopo la violenza. Due settimane dopo l’inizio del processo, la difesa ha deciso di ritirare il report dalle prove: ha fatto in tempo però a subire moltissime critiche dall’opinione pubblica spagnola. Secondo El Paìs, il processo segna «un momento di svolta in termini di percezione pubblica dei casi di violenze sessuali e nel trattamento delle vittime di stupro in Spagna». Molte persone hanno infatti partecipato a manifestazioni contro la violenza sulle donne, e i tentativi di alcuni media di criticare i comportamenti della vittima sono stati accolti con proteste. Una televisione spagnola, per esempio, ha fatto un sondaggio su Twitter per chiedere ai propri follower se pensavano che la donna fosse o meno consenziente.
Amalia Fernández, presidente di Themis, un’organizzazione di avvocate spagnole, ha criticato la decisione del giudice di ammettere il report dell’investigatore privato sulla vittima, oltre che quella di non interrogare in aula gli accusati se non dopo la presentazione delle prove e la testimonianza della vittima, un procedimento insolito per la giustizia spagnola.