E ora che succede al Milan?
La società è indebitata e ha bisogno di risultati, ma la squadra è in difficoltà e da domani sarà guidata da Gennaro Gattuso, che non ha mai allenato in Serie A
Il pareggio in casa contro il Torino nell’ultima giornata di campionato è stata l’ultima partita da allenatore del Milan per Vincenzo Montella, che è stato esonerato oggi dopo essere stato in carica per poco più di un anno. Nella passata stagione Montella risollevò il Milan riportando la squadra in una competizione europea dopo ben tre anni di assenza. Quest’anno però ha incontrato molti problemi, dovuti in gran parte alla rifondazione della squadra avvenuta in estate: il Milan ora si ritrova con un forte ritardo in classifica, con una squadra competitiva che però non sembra ancora completa e con nuovo allenatore, Gennaro Gattuso, che non ha nessuna esperienza in Serie A. Considerando che restano ancora sei mesi di stagione e che la società ha bisogno di fare risultati, la situazione è quindi molto delicata.
Gattuso verrà presentato domani a Milanello ma la sua nomina ha inevitabilmente suscitato alcune perplessità. Nella sua storia recente il Milan è stato spesso allenato con successo da suoi ex giocatori, da Fabio Capello a Carlo Ancelotti, ma sono state altrettante le volte in cui gli incarichi affidati a ex giocatori si sono rivelati un fallimento, come nei casi di Filippo Inzaghi e Clarence Seedorf. Gattuso, pur avendo più esperienza di quest’ultimi due, fin qui ha avuto solo incarichi secondari con squadre minori: ha allenato il Sion in Svizzera per tre partite, il Palermo in Serie B, l’OFI Creta nel campionato greco e infine il Pisa in Lega Pro e in Serie B. Sono state inoltre tutte esperienze segnate da situazioni societarie complicate, e il miglior risultato raggiunto è stata la promozione in Serie B con il Pisa due anni fa. Negli ultimi quattro mesi Gattuso ha allenato la Primavera del Milan, che lascia in terza posizione.
Ora si troverà a gestire con molte pressioni una squadra che probabilmente ha il potenziale per raggiungere almeno il sesto posto, ma che necessita di una sistemata nel suo organico e soprattutto di tempo, dato che è formata per più della metà da giocatori che fino a pochi mesi fa giocavano altrove. Il passaggio tra Gattuso e Montella potrebbe rallentare lo sviluppo della squadra, allontanandola ulteriormente dalle prime posizioni e compromettendo così una stagione intera.
A tutto questo si aggiunge poi la situazione societaria. Dopo un travagliatissimo cambio di proprietà, il Milan è nel bel mezzo di un aumento di capitale da 60 milioni di euro deliberato lo scorso maggio, la cui conclusione è prevista entro fine mese. L’aumento di capitale in questione è necessario per mantenere l’attuale assetto della proprietà, dato che al Milan non è concessa a lungo una situazione di patrimonio netto negativo, secondo gli accordi stretti con il fondo speculativo Elliott, con il quale la società ha un debito di 354 milioni di euro (da restituire entro ottobre 2018). Nella raccolta dei 60 milioni per l’aumento di capitale, quindi, la nuova proprietà cinese del Milan è tenuta a dimostrare di poter far fronte alle spese richieste, anche cercando nuovi investitori, che però al momento non sono stati trovati.
Recentemente inoltre la dirigenza del Milan ha sottoposto alla UEFA un piano per arrivare al pareggio di bilancio entro 4 anni, condizione richiesta dal cosiddetto “fair play finanziario”. La UEFA stabilirà a breve se il piano di investimenti del Milan e della sua nuova proprietà sia credibile o meno: in caso negativo la società potrebbe ricevere sanzioni, come già successo a Inter e Roma nel 2015, oltre a un altro danno d’immagine.
Tuttavia ciò che sembra preoccupare di più è la solidità finanziaria del gruppo cinese proprietario del club, che viene costantemente messa in discussione da osservatori e inchieste giornalistiche, come l’ultima pubblicata la scorsa settimana dal New York Times. Indagando sulle attività in Cina del proprietario del Milan, Yonghong Li, tre giornalisti del New York Times hanno potuto visionare i registri ufficiali delle attività del paese, dove hanno notato che le miniere indicate come una delle principali fonti redditizie di Yonghong Li non sarebbero in realtà intestate a lui. Questa attività è quella di cui si hanno più notizie, dato che Li risulta poco conosciuto anche in Cina, dove non appare nemmeno negli elenchi dei maggiori imprenditori del paese. Le poche notizie che si trovano su di lui riguardano un processo per truffa avvenuta alla fine degli anni Novanta ai danni di alcune migliaia di risparmiatori nel quale fu però assolto, a differenza del padre e del fratello, entrambi condannati alla reclusione.