Gomorra 3, cosa è successo nella terza e quarta puntata
Beh, finalmente qualcosa di grosso [molti SPOILER]
Gomorra, la serie, è ricominciata con la terza stagione. La terza e la quarta puntata della serie tv ispirata dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano sono andate in onda venerdì su Sky Atlantic (la prima e seconda sono raccontate qui). Se le dovete ancora vedere fermatevi qui, che ci sono diversi SPOILER: se invece volete essere sicuri di non aver perso nulla (o cominciare senza sforzi dalla settimana prossima), questo è quello che è successo in queste due puntate. Le prossime andranno in onda venerdì prossimo.
Terza puntata
Si cambiano luoghi e personaggi. Sofia, Bulgaria. Ciro guida un Tir. La puntata è tutta dedicata a farci vedere come abbia voluto sparire e dimenticarsi il passato (ma-il-passato-ritorna!), finendo a lavorare per un anziano boss bulgaro, Valentin (“Quello che mi piace non esiste più, Valentin”, gli dice Ciro per spiegare la propria apatia), di cui ha ottenuto la fiducia obbedendogli silenziosamente nella gestione di traffici di droga e migranti, e di ragazzine destinate tra l’altro ai piaceri del figlio del boss, Mladen. Il quale invece lo odia e disprezza, per gelosia, e cerca di provocarlo continuamente, ma Ciro si è evidentemente votato a ingoiare ogni rospo, in una specie di penitenza. Poi una sera perde la pazienza e quindi dà dei pugni nella parete del bagno di una discoteca di Mladen: scopre che Mladen cerca di farlo passare come un doppiogiochista col padre usando un gruppo di giovani camorristi napoletani hipster arrivati per un affare, frega i camorristi (guidati da Enzo, nipote di un famoso boss di Forcella, che lo lascia consigliandogli allusivamente di tornare per la pizza di Forcella) e va a rivelare l’imbroglio al padre di Mladen. Il quale gli dice “Se non avessi un figlio lo vorrei come te: ma ce l’ho”, e dà ordine di sparargli, ma Ciro è più veloce, spara per primo, e uccide pure Valentin. Prende la macchina dei napoletani piena di soldi falsi e di cocaina e va a regolare i conti con Mladen: cioè lo ammazza, davanti agli occhi di una giovanissima e bellissima albanese che era dall’inizio della puntata che capivamo che sarebbe stata decisiva sul fronte sentimentale della puntata. Infatti Ciro la prende con sé – il tema generale della puntata è che i sanguinari criminali assassini napoletani sono più buoni dei sanguinari criminali assassini bulgari –, la riporta in Albania, le compra un hamburger, le lascia dei soldi e un telefonino per chiamare a casa e se ne va, dicendole “fa’ la brava”. Lei non capisce perché è albanese, ma lo guarda commossa andarsene, con un sorriso da bambina: momento-emozioni, e poi Ciro riparte, evidentemente verso casa.
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Quarta puntata
E quindi torniamo a Napoli, riprendendo dalla fine della seconda puntata. Le storie di questa sono tre, legate: la resa dei conti tra Genny e il suocero, con il doppio gioco del contabile Gegé, che significa che a ogni momento lo terrorizza Genny o lo terrorizza il suocero; Scianèl che esce dal carcere (Marinella ritira le accuse contro di lei al processo, e si prende da Patrizia altri 30mila euro e la promessa di essere lasciata stare) e tratta con Genny di riottenere il suo quartiere, prendendo con sé Patrizia: e Ciro che arriva a Napoli, si insedia in una pensioncina, e va a trattare coi suoi futuri soci. E questi sono nuovi, e saranno importanti d’ora in poi.
Sono Enzo, quello già visto a Sofia, e il suo gruppo di giovani camorristi hipster, un’altra generazione di delinquenti, allegri, sfigati e camerateschi: Enzo aveva lasciato a Ciro il messaggio di farsi vivo se fosse tornato a Napoli, e Ciro lo cerca per vendergli la cocaina portata da Sofia. Ma Enzo – che è nipote del fondatore del contrabbando di sigarette, col mito del perduto potere della sua famiglia – gli propone di mettersi con loro per tornare grandi. “Il mondo è cambiato”, gli dice sulle prime il disilluso Ciro, ma capiamo che si convincerà.
Intanto Genny ha capito che Gegé lo tradiva e frega il suocero che pensava di fregargli un carico di droga: prende il carico e tratta di venderlo ai suoi vecchi amici calabresi dei tempi della Germania. Poi va da Gegé, lo terrorizza un altro po’, e lo ammazza di cazzotti in faccia (col soprammercato dell’orologio che a Gegé aveva regalato don Pietro, per la laurea). E si prepara a fare un sacco di soldi con la droga, brindando tra abbracci fraterni coi soli due di cui si fida, i vecchi ragazzi del quartiere.
E qui arriva infine il primo colpo di scena della stagione, dopo tre ore abbondanti: all’incontro coi calabresi Genny viene preso con la forza da un gruppo di uomini armati che stecchiscono i suoi due. Lui si dispera incredulo ma ancora non ha capito cosa gli sta per arrivare addosso (e nemmeno noi): lo massacrano di botte e calci, fino a che non appaiono i mandanti, e sono TUTTI. Tutti i boss di Napoli, fatti convenire dal suocero don Giuseppe Avitabile (che a ogni scena è più uguale a una via di mezzo tra De Niro e Phil Collins), avvisato a sua volta dal boss calabrese. Don Giuseppe tiene una lezioncina al genero spappolato di botte sull’asfalto e gli spiega che ora non ha più niente, che lui ha fatto ammazzare il suo socio in Honduras (foto della testa decapitata del socio), che i suoi canali con la droga sono cancellati, che le sue società sono sequestrate per una soffiata, che lo lascia in vita solo perché è marito di sua figlia e padre di suo nipote, ma non si faccia mai più vedere da loro o gli taglia la testa (come spiegherà alla stessa Azzurra).
La puntata si chiude con due brevi scene che mostrano i protagonisti di Gomorra entrambi alla casella zero: Genny che ci è appena stato rimandato, Ciro che ne sta per ripartire. Succederanno cose, evidentemente.