Perché i lavoratori di Amazon hanno scioperato
I sindacati chiedono stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro, Amazon si è difesa e ha detto che le consegne saranno comunque effettuate in orario
Da questa mattina i lavoratori di Amazon Italia sono entrati in sciopero per chiedere aumenti di stipendio e migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero è stato proclamato dai principali sindacati della logistica di CGIL, CISL e UIL, oltre che da altre sigle più piccole come l’UGL. Lo sciopero durerà dalla mattina di venerdì a quella di sabato, coprendo tutto il cosiddetto “Black Friday“, una giornata di sconti particolarmente vantaggiosi in cui Amazon si aspetta di effettuare un altissimo numero di consegne. I sindacati hanno detto che il loro obiettivo è raggiungere un’adesione allo sciopero del 50 per cento. Amazon Italia ha detto che nonostante lo sciopero riuscirà comunque ad effettuare regolarmente le consegne. Uno sciopero per chiedere stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro è in corso anche nei sei stabilimenti di Amazon in Germania.
In provincia di Piacenza, nel grande centro di smistamento di di Castel San Giovanni, Amazon impiega in questo periodo circa 4mila persone, di cui 1.600 con contratti da dipendenti (tra cui 500 a tempo indeterminato). A loro si aggiungono centinaia di altri lavoratori in somministrazione, cioè chiamati per aumentare l’organico nei periodi di punta.
A proclamare lo sciopero sono stati i sindacati di tutte le categorie di lavoratori, compresi quelli in somministrazione, ma non è chiaro in quanti aderiranno. Gli stessi sindacalisti hanno ammesso che la cultura sindacale non è molto diffusa in azienda, dove i lavoratori sono in gran parte molto giovani e in pochi hanno una tessera del sindacato. I giornali in questi giorni hanno intervistato diversi lavoratori a tempo indeterminato che hanno dichiarato di essere soddisfati del trattamento che ricevono. I sindacati raccontano invece che le ultime assemblee per discutere delle condizioni di lavoro sono state molto frequentate. All’ultima, in cui è stato deciso lo sciopero, hanno partecipato 500 dei 1.600 dipendenti dello stabilimento.
Da tempo sindacati e articoli di giornale raccontano di condizioni molto dure nello stabilimento di Castel San Giovanni. Ne hanno parlato ad esempio Linkiesta, un anno fa, La Stampa, lo scorso marzo e L’Espresso, lo scorso aprile. Le contestazioni che vengono fatta all’azienda riguardano in particolare il ritmo di lavoro molto intenso, con i dipendenti costretti a fare fino a 20 chilometri ogni giorno per spostare i vari pacchi da un punto all’altro del grande stabilimento. Secondo dipendenti e sindacati, manager e capi reparto esercitano un controllo molto rigido sui tempi impiegati per svolgere le varie mansioni e sulle pause, comprese quelle per andare al bagno. Chi perde tempo o è lento rischia richiami disciplinari e altre sanzioni, come il trasferimento in reparti dove il lavoro è più disagevole. Questi ritmi e la natura estremamente ripetitiva di alcune mansioni avrebbe procurato a molti dipendenti infortuni e altre patologie, come problemi alla schiena, alle articolazioni, stress e attacchi di panico. Nell’agosto del 2015 anche il New York Times dedicò un lungo e molto critico articolo alle condizioni di lavoro negli stabilimento americani della società (all’articolo rispose due mesi dopo il vicepresidente di Amazon).
Sindacati e alcuni dipendenti chiedono anche un miglioramento delle condizioni salariali. L’azienda, sostengono, ha visto crescere moltissimo i suoi guadagni rispetto a quando iniziò la sua attività in Italia nel 2010. I dipendenti però non avrebbero ricevuto benefici da questo miglioramento, visto che secondo i giornali sono pagati in media circa 1.450 euro lordi al mese, cioè il minimo previsto dal contratto nazionale per il settore della logistica. L’azienda, che non ha mai aperto una trattativa diretta con i sindacati, ha proposto un bonus ai dipendenti per il periodo natalizio, ma i sindacati ritengono che non sia sufficiente e chiedono invece un aumento dello stipendio previsto dal contratto.
Amazon, però, sostiene che gli stipendi per i propri lavoratori siano tra i più alti del settore, probabilmente perché nel calcolo include anche i benefit non monetari. Salvatore Schembri Volpe, direttore dello stabilimento, ha detto oggi a Repubblica che i dipendenti di Amazon, oltre a quello che prevede il contratto nazionale, ricevono sconti sull’acquisto di prodotti Amazon, polizze integrative sulla vita e percorsi gratuiti di formazione interna all’azienda.
Ieri, durante la trasmissione Otto e mezzo su La7, il segretario del PD Matteo Renzi ha detto, a proposito dello sciopero: «Non conosco la vicenda Amazon, se scioperano avranno le loro ragioni. In generale in Italia c’è un problema di salari».