Ci sono 23 indagati per i morti all’hotel Rigopiano
Le ipotesi di reato sono molte e variano dall'omicidio colposo plurimo al falso ideologico: è coinvolto anche l'ex prefetto di Pescara
Giovedì 23 novembre la procura di Pescara ha emesso 23 informazioni di garanzia per l’indagine sulla vicenda dell’hotel Rigopiano, l’albergo sul versante pescarese del Gran Sasso che lo scorso 18 gennaio fu semidistrutto da una valanga di neve che si era staccata per via di una scossa di terremoto. In seguito alla valanga morirono 29 persone. Tra le persone interessate dalle informazioni di garanzia – uno strumento con cui la procura informa l’indagato di un’inchiesta nei suoi confronti, necessario per alcuni atti come perquisizioni e interrogatori – c’è anche l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, indagato per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime.
Le ipotesi di reato nei confronti dei 23 indagati sono diverse: il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il dipendente comunale Enrico Colangeli sono sospettati di non avere adottato il nuovo piano regolatore generale comunale permettendo di fatto la costruzione del nuovo hotel Rigopiano. Sono anche indagati per omicidio colposo e lesioni colpose, così come i dirigenti regionali Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio, per non aver realizzato la “Carta per il pericolo delle valanghe”.
Ci sono poi tre indagati coinvolti nella costruzione dell’hotel, sospettati di abuso e falso ideologico: sono Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che nel 2006 chiese l’autorizzazione per la ristrutturazione, Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, e di nuovo Colangeli. La procura ritiene che i tre falsificarono l’autorizzazione permettendo la costruzione dell’hotel e del centro benessere senza considerare il vincolo idrogeologico dell’area, che era a rischio valanghe. Tra le autorizzazioni contestate dalla procura c’è anche quella a tenere l’albergo aperto e accessibile alle auto per tutto l’inverno.
L’ex amministratore della società che gestiva l’albergo, Bruno Di Tommaso, è indagato per omicidio colposo, lesioni colpose e crollo colposo, così come il consulente Andrea Marrone e il tecnico Giuseppe Gatto, che non considerarono il rischio valanghe nei documenti di valutazione dei rischi. Il presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco e i funzionari provinciali Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, oltre che il comandante della Polizia provinciale di Pescara Giulio Honorati e il tecnico Tino Chiappino, sono indagati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per quanto riguarda le procedure di emergenza seguite a livello provinciale. La stessa ipotesi di reato fatta per Provolo è stata contestata anche alla dirigente della Protezione civile Ida de Cesaris e al capo di gabinetto del prefetto Leonardo Bianco.
Nell’avviso di garanzia sono anche state elencate le cause di morte delle 29 persone rimaste sepolte sotto la neve all’hotel Rigopiano: scrive l’Ansa che sono «asfissia, ostruzione vie respiratorie e compressioni del torace, violenti traumi contusivi e da schiacciamento a seguito del crollo della struttura, crash syndrome con compartecipazione di un progressivo quadro asfittico, emorragie subracnoidea traumatica, asfissie da valanga e in presenza di basse temperature».