L’inchiesta di BuzzFeed sui siti di notizie false in Italia
Una rete di siti dimostra l'intreccio tra movimenti nazionalisti e populisti, una strana organizzazione cattolica e un lavoro di disinformazione
BuzzFeed News ha dedicato un lungo e approfondito articolo su una rete di siti di notizie in Italia, che secondo le indagini dei giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman è riconducibile a un unico imprenditore attivo a Roma e ha legami con una strana associazione cattolica. Secondo l’inchiesta, questi siti fanno disinformazione pubblicando articoli contro i migranti, di stampo nazionalista e diffondendo notizie false o che non possono essere verificate. Questa rete di testate alternative ai classici canali di informazione, come siti di giornali, testate più note e televisioni, prospera grazie a una forte presenza sui social network e a pagine con centinaia di migliaia di iscritti, che a loro volta contribuiscono a diffondere le false informazioni. Il meccanismo è simile a quello osservato in altri casi sui social network e rientra nel fenomeno dello sfruttamento delle notizie false per ottenere più clic: e a seconda dei casi per ricavare denaro con la pubblicità online, per condizionare l’informazione o un’intera campagna elettorale, come accaduto lo scorso anno durante le presidenziali negli Stati Uniti.
Nardelli e Silverman scrivono che al centro di questa rete di siti c’è Giancarlo Colono, un imprenditore che lavora a Roma e che si occupa dell’azienda Web365. Da un’analisi dei documenti fiscali della società, dei domini Internet registrati a suo nome e di altri dettagli (come ad esempio i codici univoci inseriti nelle pagine web per gestire gli annunci pubblicitari o quelli di analisi del traffico), è emerso che Web365 controlla almeno 175 diversi domini, così come alcune pagine Facebook molto frequentate e con un grande numero di iscritti.
In uno scambio di email, Colono ha spiegato a BuzzFeed News che la sua azienda impiega solo sei persone e alcuni giornalisti, a dimostrazione di come una piccola realtà riesca comunque a raccogliere milioni di fan sui social network. Prima della pubblicazione dell’articolo, tra le proprietà di Web365 c’erano infatti le pagine Facebook DirettaNews e iNews24: entrambe sono state sospese martedì da Facebook. Nell’ultimo anno DirettaNews aveva prodotto circa 25,3 milioni di interazioni, tra “Mi piace”, commenti e condivisioni, e la pagina da sola aveva 3 milioni di fan. Tra questi c’erano sorprendentemente anche le pagine di giornali come Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Il sito di DirettaNews esiste ancora e produce notizie di vario tipo, soprattutto contenuti “virali”, gossip, consigli per la salute e articoli su incidenti stradali, spesso ingigantiti e con toni altamente drammatici. Anche su iNews24 si trovano notizie di questo tipo, ma secondo Nardelli e Silverman è più politicizzato e pubblica articoli con titoli come: “Roma, marocchini buttano giù una porta e occupano. La polizia non interviene” e “Caso Weinstein, l’Imam: Se si mettono il velo non verranno molestate”.
Quando erano attive, entrambe le pagine Facebook utilizzavano altri account e altre pagine per diffondere i loro contenuti, seguendo un sistema piuttosto comune tra le organizzazioni di questo tipo. In linea di massima: più pagine e account condividono il post di una pagina, più aumentano le probabilità di ottenere maggiori spazi nella sezione Notizie di Facebook (“News Feed”), il flusso di informazioni che vedono tutti come prima cosa ogni volta che accedono al social network. Interpellati da BuzzFeed News, i responsabili di Facebook si erano ripromessi di valutare la situazione, cosa che ha evidentemente portato alla sospensione delle pagine.
Nardelli e Silverman non si sono però fermati a DirettaNews e iNews24. Facendo ulteriori verifiche, hanno notato che un altro sito sembra avere legami con le attività di Colono e Web365: si chiama La Luce di Maria e il suo scopo dichiarato è diffondere “corrette informazioni sul mondo”, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra società e religione cattolica. Anche la pagina Facebook della Luce di Maria risulta essere da poco sospesa, e aveva in tutto 1,5 milioni di fan. Altre pagine riconducibili allo stesso sito, una in spagnolo, non sono più raggiungibili sul social network.
Su La Luce di Maria viene pubblicato un po’ di tutto, da preghiere giornaliere, suggerimenti per sconfiggere il male con la preghiera, il racconto delle apparizioni della Madonna e consigli per la salute spesso senza basi scientifiche. I temi trattati vengono sempre ricondotti a quelli del cattolicesimo, talvolta con esiti peculiari: l’articolo “Questo gioco l’ha inventato il demonio?”, per esempio, solleva dubbi sulla natura di Pokémon Go, uno dei videogiochi di maggior successo del 2016. Le notizie erano riprese da diverse pagine Facebook, compresa quella ora sospesa di DirettaNews.
L’inchiesta di BuzzFeed News ha trovato diversi legami tra vari siti di notizie alternativi, La Luce di Maria e alcuni membri della famiglia Colono. Molti di loro hanno pubblicato post che rimandano agli articoli del sito d’informazione cattolica, per esempio. Colono ha detto a Nardelli e Silverman di essere stato coinvolto con suo fratello, Davide, nei lavori per portare online il sito, ma di non fare parte dell’attività editoriale. Ha inoltre negato che ci siano legami diretti tra i siti di Web365 e La Luce di Maria, che a sua volta ha negato di avere relazioni con membri della famiglia Colono. Giancarlo e Davide, gli stessi nomi dei due fratelli Colono, sono però indicati senza cognome tra i collaboratori del sito di notizie. Davide Colono aveva anche pubblicato su YouTube un video nel quale riprendeva un prete che invitava i fedeli a seguire il sito La Luce di Maria.
Fino a pochi giorni fa, La Luce di Maria era registrato a nome di Roberto Granieri, ma dopo che BuzzFeed News ha iniziato a inviare email all’organizzazione per la sua inchiesta le cose sono cambiate: il nome è stato rimosso e il sito ha negato che ci sia ancora un suo coinvolgimento nell’iniziativa. Un account Facebook a nome Granieri era tra gli amministratori di un gruppo privato riconducibile a iNews24 chiamato “Prima gli italiani” e con migliaia di iscritti. Tra gli amministratori c’era anche iNews24. Giancarlo Colono ha sostenuto che l’account di Granieri fosse falso, ma non ha fornito altre informazioni agli autori dell’inchiesta. L’account aveva messo “Mi piace” a numerose pagine ed era parte di gruppi che promuovono campagne contro i migranti di vario tipo. Condivideva su queste pagine i post di iNews24 e altri contenuti, compresa l’immagine di una manifestazione organizzata dal partito di estrema destra CasaPound.
I temi ripresi da quell’account e dalle altre pagine sono molto vicini a quelli di iNews24, che sul suo sito usa lo slogan: “Ogni giorno dalla parte degli Italiani”. Gli articoli contro i migranti e il mondo islamico sono ricorrenti e se ne parla spesso con toni sensazionalistici, ingigantendo notizie o fornendone di non verificabili. Secondo Colono, invece, iNews24: “Mette in evidenza le cose che la maggior parte dei media trascura”. Sulle pagine Facebook gli articoli erano condivisi con toni ulteriormente allarmistici, spesso sfruttando tecniche per incentivare i clic da parte dei lettori (clickbait), alludendo a notizie incredibili o suscitando curiosità di vario tipo: più clic corrispondono a più pagine viste di quei siti, e quindi a maggiori ricavi derivanti dalle pubblicità presenti in ogni articolo.
Non ci sono elementi per sostenere che DirettaNews e le altre attività di Web365 abbiano violato qualche legge italiana, per lo meno per quanto riguarda la gestione dell’azienda e di altre organizzazioni che partecipano al network. Il sistema messo in piedi è però tale e quale a quelli rilevati in altri casi in giro per il mondo, soprattutto da quando è aumentata l’attenzione verso questo fenomeno in seguito alle presidenziali negli Stati Uniti dello scorso anno, e mette palesemente in pericolo la corretta informazione delle persone, e le loro scelte. Organizzazioni di questo tipo, che sfruttano i social network per diffondere i loro messaggi a costi relativamente bassi e assicurandosi ricavi con la pubblicità, contribuiscono a fare disinformazione e possono avere un ruolo nella formazione delle opinioni di milioni di persone.