L’Irlanda del Nord è senza governo e Parlamento da quasi un anno
I due partiti che hanno preso più voti alle ultime elezioni non riescono a trovare un accordo, e ora i palazzi sembrano una “città fantasma”
La scorsa settimana il governo britannico ha dovuto prendere una decisione piuttosto inconsueta: ha dovuto approvare il bilancio dell’Irlanda del Nord al posto del Parlamento e del governo autonomi locali, che per via di una grave crisi politica non si riuniscono da gennaio.
Il Parlamento e il governo dell’Irlanda del Nord, una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito, sono stati creati alla fine degli anni Novanta per garantire maggiore autonomia alla regione. Si occupano soprattutto di tasse, salute e istruzione. Negli anni sono rimasti fermi più volte – la più eclatante dal 2002 al 2007 – ma la crisi politica in corso è la più grave degli ultimi tempi. L’ultimo governo era appoggiato sia dagli unionisti del Partito Democratico Unionista (DUP) sia dai repubblicani del Sinn Féin.
È caduto a gennaio di quest’anno, quando il vice-primo ministro del Sinn Féin, Martin McGuinness, si è dimesso in polemica con la prima ministra Arlene Foster, colpita da uno scandalo sugli incentivi per le energie rinnovabili approvati quando era ministra per il Commercio. Dopo le dimissioni di McGuinness il Sinn Féin si è rifiutato di nominare un sostituto, facendo di fatto cadere il governo e costringendo a nuove elezioni politiche. Il Parlamento nord-irlandese è quindi stato sciolto il 26 gennaio 2017, in attesa delle nuove elezioni che si sono tenute lo scorso marzo.
Da allora non si è più riunito, e probabilmente non lo farà a breve. Nello Stormont, il palazzo di Belfast che ospita il Parlamento, non gira quasi più nessuno, e nell’aula sono stati persino tolti i microfoni dagli scranni. «È diventato come una città fantasma», ha raccontato al New York Times la deputata centrista Claire Hanna.
Le elezioni sono state vinte dal DUP, che però per via degli accordi di pace del Good Friday del 1998 è tenuto a fare accordi anche col principale partito repubblicano. Da allora sta discutendo col Sinn Féin per formare un nuovo governo di coalizione, e nel frattempo il Parlamento non si è nemmeno insediato. Le distanze già molto ampie fra i due partiti – il Sinn Féin ha come obiettivo la riunificazione dell’Irlanda, il DUP il mantenimento dello status quo – sono rimaste tali per altre due ragioni.
La prima è la volontà del Sinn Féin di introdurre una legge che equipari il gaelico irlandese all’inglese, su cui il DUP ha detto di non essere disposto a fare compromessi. La seconda è il sostegno del partito unionista al governo britannico dei Conservatori, che ha potuto continuare ad esistere dopo il deludente risultato delle elezioni grazie all’ingresso nella maggioranza dei 10 parlamentari del DUP. In cambio del suo sostegno, il DUP ha ottenuto un pacchetto di aiuti alle autorità nord-irlandesi da 1,35 miliardi di euro, di cui però finora sono stati sbloccati solo 56 milioni. Il Sinn Féin, in sostanza, ha accusato il DUP di essersi legato eccessivamente al governo britannico, complicando le trattative per un governo locale di coalizione.
Il rapporto fra governo britannico e i partiti nord-irlandesi è reso ancora più delicato dal fatto che uno dei punti principali nelle trattative per Brexit fra il Regno Unito e l’Unione Europea è il destino del confine fra Irlanda e Irlanda del Nord. La questione dovrà essere risolta nelle prossime settimane, visto che è uno dei punti chiave che l’Unione ha chiesto di chiarire prima di passare alla seconda fase dei negoziati.
Il mancato insediamento del Parlamento e del governo nord-irlandesi, benché siano soltanto istituti regionali e l’ordinaria amministrazione sia garantita dall’apparato burocratico locale, ha già avuto delle conseguenze negative concrete per i cittadini. Un’attesa riforma del sistema sanitario è stata rinviata per essere gestita dal nuovo governo, ed è stato cancellato per mancanza di fondi un programma di recupero e supporto di un migliaio di bambini e adolescenti considerati vulnerabili.
È difficile che la situazione si sblocchi a breve. Pochi giorni prima di annunciare le sue dimissioni, Gerry Adams, leader del Sinn Féin, ha definito «molto improbabile» che un accordo venga raggiunto prima di Natale. Non è chiaro se nel frattempo qualcosa possa cambiare, a causa delle sue dimissioni o di eventuali sviluppi nella trattativa su Brexit.