Maroni non ha preso benissimo questa cosa dell’EMA ad Amsterdam
E ha detto che anche Paolo Gentiloni è "molto arrabbiato", soprattutto per come si è comportata la Spagna
Oggi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni (Lega Nord), ha nuovamente commentato la mancata assegnazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) a Milano, dopo un sorteggio con Amsterdam effettuato ieri al termine di tre votazioni tra i rappresentanti dei 27 paesi dell’Unione Europea a Bruxelles. La decisione era necessaria in seguito a Brexit e alla necessità di trasferire l’EMA dalla sua attuale sede di Londra entro il 2019. A differenza dei toni pacati e interlocutori utilizzati ieri subito dopo la notizia, oggi Maroni è stato piuttosto polemico nei confronti del governo italiano e dei paesi che hanno partecipato alla votazione.
Al termine di un tavolo sull’autonomia della Lombardia dopo il referendum dello scorso ottobre e l’esperienza della Regione Emilia-Romagna sul tema, Maroni ha parlato di una “scorrettezza” nell’assegnazione dell’EMA e di una “incapacità dell’Europa di assumersi le sue responsabilità”:
Ormai con le monetine non si decidono più neanche le partite di calcio. Sarebbe stato opportuno fare i calci di rigore, convocare Milano e Amsterdam al tavolo di Bruxelles, fare illustrare i due dossier e dopo l’Europa avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità. Sono sicuro che in un confronto fra i due dossier avremmo vinto.
Maroni ha poi detto di essersi consultato con il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e di averlo sentito “molto arrabbiato”, non solo per l’esclusione al sorteggio, ma anche per il comportamento del governo spagnolo che aveva detto di volere appoggiare Milano:
Gentiloni era molto arrabbiato perché dice che la Spagna ha votato per Amsterdam. Le rivalità, le ripicche prevalgono sulla strategia. Peccato. Vorrà dire che sosterremo più fortemente la Catalogna nella sua richiesta di autonomia e indipendenza.
Mentre ieri aveva ringraziato il governo per avere collaborato con la città di Milano e la Regione Lombardia per promuovere la candidatura, oggi Maroni è stato molto critico nei confronti della presidenza del Consiglio:
Resta il dubbio che fra la seconda e la terza votazione, quando c’era bisogno di essere lì e bastavano tre voti, se fosse stato lì tutto il governo, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, magari le cose sarebbero andate diversamente. Tutto si è giocato in quella mezz’ora. C’era il sottosegretario Gozi, forse una presenza più autorevole avrebbe fatto la differenza, dico forse.
In realtà dopo la prima votazione, come avviene sempre in questi casi, ci sono stati numerosi contatti tra le delegazioni e secondo i giornalisti a Bruxelles non hanno interessato solo i rappresentanti di governo presenti alle votazioni, ma anche gli altri membri di governo e con ruoli più rilevanti nei rispettivi paesi. Le telefonate e gli scambi di opinioni su chi votare sono ricorrenti e i paesi si mettono d’accordo, a volte per ottenere qualche tornaconto successivo in cambio di un voto. Si è votato Bruxelles, ma non tutto è stato deciso lì e in quel momento.